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La finanziaria 2010. Ottimismo cercasi…

Euro

Dopo l’ennesimo voto di fiducia la legge Finanziaria 2010 è stata definitivamente approvata.

I contenuti del provvedimento sono lo specchio di un’Italia in difficoltà e di un disegno complessivo del Governo molto al di sotto di quanto sarebbe necessario per fronteggiare gli effetti pesanti della crisi.

Le entrare sono prevalentemente “una tantum” ed occasionali, le uscite segnate ancora una volta da drastiche riduzioni in settori importanti del nostro sistema economico-sociale. Al posto di riforme strutturali in grado di produrre effetti positivi nel tempo, assistiamo alle vecchie pratiche di raschiare il barile e di tagliare la spesa in modo indiscriminato.

I dati dicono che, sino ad ora, questa politica non ha portato risultati soddisfacenti. Il debito pubblico ha raggiunto il deficit più alto degli ultimo 18 anni, passando dal 103,5% sul PIL del 2007 al previsto 117,3% nel 2010, mentre l’avanzo primario (indice di solidità del bilancio) precipita dal 2,4 a -4, risultato che ci riporta al 1991! Nel contempo la pressione fiscale non si è arrestata ed è arrivata al livello record del 43,4%).

In questa finanziaria ci sono intere categorie dimenticate ed altre addirittura punite. Sono senz’altro dimenticati i lavoratori, le piccole – medie imprese, e tutto il mondo dei lavori precari. Si è voluto invece colpire gli utenti dei servizi socio sanitari, il mondo della scuola e, pesantemente, i comuni, le province e le comunità montane.

Proprio quest’ultimo aspetto è particolarmente preoccupante. Assistiamo ad una serie di provvedimenti centralisti che soffocano i territori e le comunità locali. A farne le spese è il federalismo fiscale, è l’autonomia di comuni e province che si vedono modificati, con quattro commi della finanziaria, i loro statuti e i loro assetti istituzionali e partecipativi. Soprattutto si riducono i contributi ordinari di 216 milioni di euro in tre anni. Inoltre, c’è un ulteriore taglio complessivo di 10 milioni di euro dei contributi in favore dei comuni montani con una popolazione inferiore a 3.000 abitanti, che presentano un’elevata percentuale di popolazione residente over 65, e/o che presentano una percentuale elevata di popolazione residente di età inferiore ai 5 anni. Questa possibilità, ora ridotta, è stata molto importante per il comune di Monte Marenzo, perché gli ha consentito di realizzare negli anni scorsi il Centro per la prima infanzia (Liquirizia).

Nella legge ci sono, ovviamente, anche interventi positivi (perché alla fine i problemi vanno pure affrontati), ma la loro copertura finanziaria è dovuta ad entrate non tutte certe e non ripetibili nel triennio. Ci riferiamo all’utilizzo del fondo Tfr dei lavoratori per le spese correnti dello Stato, che comporterà un ulteriore indebitamento di quest’ultimo (i soldi dovranno pure essere restituiti ai lavoratori che vanno in pensione), oppure alla vendita delle proprietà pubbliche, alla riduzione di spesa degli enti locali (48 milioni di euro), nonché al gettito per la sanatoria dei capitali portati illegalmente all’estero.

A proposito di questi ultimi. Ci sembra fuori luogo l’entusiasmo del ministro Tremonti per i 95 miliardi rimpatriati, soprattutto se consideriamo che la sanatoria porterà sì nelle casse pubbliche 4,5 miliardi, però sono ben 40 i miliardi evasi su questi capitali, incoraggiati a volare oltre frontiera anche dalla certezza che il governo prima o poi concede generosi condoni fiscali.

Però ci consigliano di essere ottimisti e di non guardare al barometro dell’economia che continua a segnare tempesta.

Ci abbiamo provato infilando gli occhiali azzurri dell’ottimismo. Il risultato immediato è stata la fotografia che l’ISTAT fa dell’Italia, dove il 17% di noi famiglie fatica ad arrivare alla fine del mese, l’11,9% non paga regolarmente le bollette e il 7,1% è in arretrato con il pagamento dei mutui. E, continuando a piovere sul bagnato, è di questi giorni l’annuncio di una raffica di aumenti nelle forniture e nei servizi primari, che mediamente inciderà sulle famiglie con un +300 euro/anno.

Queste eventualità non abbatteranno certamente il nostro ottimismo, ma il nostro tenore rischia grosso.

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