Consigli di lettura per il mese di aprile
Questo romanzo è il primo che ho scritto. Che effetto mi fa, a rileggerlo adesso? (Ora ho trovato il punto: questo rimorso. di qui che devo cominciare la prefazione). Il disagio che per tanto tempo questo libro mi ha dato in parte si è attutito, in parte resta: è il rapporto con qualcosa di tanto più grande di me, con emozioni che hanno coinvolto tutti ì miei contemporanei, e tragedie, ed eroismi, e slanci generosi e geniali, e oscuri drammi di coscienza. La Resistenza; come entra questo lìbro nella Letteratura della Resistenza»?
Al tempo in cui l’ho scritto, creare una letteratura della Resistenza era ancora un problema aperto, scrivere «il romanzo della Resistenza» si poneva come un imperativo; a due mesi appena dalla Liberazione nelle vetrine dei librai c’era già Uomini e no di Víttorini, con dentro la nostra primordiale dialettica di morte e dì felicità; i «gap» di Milano avevano avuto subito il loro romanzo, tutto rapidi scatti sulla mappa concentrica della città; noi che eravamo stati partigiani di montagna avremmo voluto avere il nostro, di romanzo, con il nostro diverso ritmo, il nostro diverso andirivieni…
A me, questa responsabilità finiva per farmi sentire il tema come troppo impegnativo e solenne per le mie forze. E allora, proprio per non lasciarmi mettere soggezione dal tema, decisi che l’avrei affrontato non di petto ma di scorcio. Tutto doveva essere visto dagli occhi d’un bambino, in un ambiente di monelli e vagabondi. Inventaì una storia che restasse in margine alla guerra partigiana, ai suoi eroismi e sacrifici, ma nello stesso tempo ne rendesse il colore, l’aspro sapore, il ritmo…
Negli anni successivi tutti finimmo per scavarci una nicchia più o meno comoda…… Ma ci fu chi chi continuò sulla via di quella frammentaria epopea… E il più solitario di tutti riuscì a fare il romanzo che tutti avevamo sognato, quando nessuno più se lo aspettava, Beppe Fenoglio, e arrivò a scriverlo e nemmeno a finirlo Una Questione Privata
Solo ora siamo certi che è veramente esistita la stagione che va dai Sentieri….. a Una Questione….
Il romanzo di Fenoglio è costruito con la geometrica tensione di un romanzo di follia amorosa e cavallereschi inseguimenti come ”L’Orlando Furioso”, e nello stesso tempo c’è la Resistenza proprio come era,di dentro e di fuori, vera come mai era era stata scritta, serbata per tanti anni limpidamente dalla memoria fedele, e con tutti i valori morali, tanto più forti quanto più impliciti, e la commozione, e la furia. Ed è un libro di paesaggi,ed è un libro di figure rapide e tutte vive,ed è un libro di di parole precise e vere. Ed è un libro assurdo, misterioso, in cui ciò che si insegue, si insegue per inseguire altro, e quest’altro per inseguire altro ancora e non si arriva al vero perchè.
LA CAMPANA DELL’ARCIPRETE
Danila Comastri Montanari, ed Garzanti
“ Alla fine dell’angusto passaggio una scala di legno immetteva nella torre campanaria, dove mattino, mezzogiorno e sera, i rintocchi della Biga chiamavano i contadini al lavoro, alla preghiera e al meritato riposo. Quando finalmente l’arciprete riuscì ad arrampicarsi, Don Carlo e il sacrestano erano già lì, fermi e immobili a contemplare il cadavere della maglia con la testa fracassata.”
La campana dell’Arciprete di Danila Comastri Montanari, inizia così, con il ritrovamento di un cadavere nel sottotetto di un campanile in un piccolo paese dell’Emilia. Chi la vide per l’ultima volta? Chi può essere stato? E soprattutto, perché?
Il Risorgimento è all’alba. Per poco tempo ancora, la via degli uomini scandita dal tempo e dalle stagioni si ripeterà nella ritualità millenaria, poi tutto avrà fine, una nuova epoca si è già annunciata, con nuove regole, nuove leggi, nuovi diritti; uno stato d’attesa in cui ogni accadimento assume la dimensione dell’annuncio, della profezia che si manifesta e segnerà il futuro progresso. Don Primo Gasparri, parroco della pieve e dottor Cesare Cantalupi il laico del paese, conducono le indagini, uomini diversi, ma uniti per scoprire fra il Bene e il Male la verità, perchè la speranza è necessaria e non può essere compromessa.
Una lettura che va oltre il contesto e gli intenti della narrazione; perché il tempo muta ogni cosa ma l’uomo rimane immortale a se stesso: vulnerabile.
Daniel che fortuna!
Stai leggendo uno dei libri che ho molto amato (l’ho letto due volte: 850 pagine x 2 !!).
Mi sono imbattuto in questo libro nel 2004 alla Fiera del libro a Bergamo. Mi avvicino alla bancarella del mio amico libraio Seghezzi e lo apostrofo; “Allora, cosa c’è che bisogna assolutamente leggere?”. Lui si gira, mi guarda e indica un libro davanti a me, tra tanti altri, “Questo”, mi risponde. Guardo il libro e vedo questa bellissima copertina di un caldo color arancio, dove è rappresentato un campo di frumento maturo. Lo prendo tra le mani e leggo il titolo.
Mi stupisce che un romanzo sulla Resistenza sia tra le novità, poi lo soppeso, e mi rendo conto che è un libro voluminoso (alla fine conta 850 pagine) e, come d’abitudine lo giro e leggo: “La guerra scoppiò quando il frumento cominciava ad avvolgersi della sua veste di grazia e le ultime more sui gelsi morivano di troppa dolcezza”.
Mi colpisce la poesia di questa frase: la guerra, l’avvenimento più cruento che conosciamo, “scoppia”, quindi deflagra con violenza, ma in antitesi la natura, un campo di frumento “comincia ad avvolgersi – quindi a “fasciarsi” come una fanciulla – della sua veste di grazia, – del suo abito più bello – e le ultime more sui gelsi morivano di troppa dolcezza. Sono proprio così i frutti dei gelsi, i moroni “i murù”, nel dialetto delle nostre valli, quando sono troppo maturi, quindi dolcissimi, appassiscono e muoiono.
Tante volte ho acquistato un libro per un incipit felice, per una immagine accattivante: quella stupenda frase mi fa decidere di acquistare subito il libro, rimandandone la lettura durante le ferie, in Versilia dove visito Sant’Anna di Stazzema nel 60° anniversario della strage nazifascista che contò oltre 650 vittime inermi civili.
Rimasi folgorato dalla lettura del romanzo che mi entusiasmò al punto da consigliarlo a parecchi amici e, su consiglio di Graziano Morganti, di scovare Don Luisito Bianchi nella sua Abbazia, per portarlo (con Beppe Dell’Oro)a Monte Marenzo e presentare il suo libro giusto 5 anni fa (era il 22 aprile del 2005).
Sono felice di avere fatto incontrare questo libro a tanti amici di Monte Marenzo (e non solo).
Anche se un po’ presto Buon 25 aprile a tutti.
Ecco Daniel… se sarai puntuale nella restituzione, anche “la messa dell’uomo disarmato” sarà disponibile nell’espositore!! ;o)
Sto leggendo “La messa dell’uomo disarmato” ed è veramente un bellissimo romanzo!
Voglio segnalare come alcuni di questi libri sul 25 aprile (e molti altri) siano disponibili in biblioteca nello spazio espositivo “ho letto cose che voi umani…”