Consigli di lettura per il mese di marzo
Miriam Ravasio, dalla biblioteca, ci segnala un libro uscito nel 2004 (disponibile al prestito). Ecco la sua recensione:
Ipazia, vita e sogni di una scienziata del IV secolo. Di Adriano Petta e Antonino Colavito ed. La Lepre.
Quando la poesia non è compresa, rimane solo il delirio che il potere cura con ogni mezzo.
“Ipazia non è una donna eccezionale: è qualche altra cosa…appartiene ad un’altra dimensione, a uno di quei mondi infiniti di cui parla Democrito… Ipazia è un piccolo Sole” mai spento. Per migliaia d’anni, pur nell’oscurità dei tempi, le sue ricerche sulla Luce hanno continuato a risplendere nella mente degli uomini di ingegno, scienziati, matematici, filosofi; una staffetta di piccoli Lumi per riportare la ricerca nella giusta direzione, l’origine della Luce e (di conseguenza) dei colori. Goethe codificò quel lavoro millenario in un trattato; perché l’uomo impiegò così tanto tempo a scoprire l’origine della Luce e (conseguentemente) la natura dei colori? Perché dalla distruzione di Ipazia tutto si arrestò; le intuizioni furono proibite, le biblioteche distrutte, i roghi furono accesi e lei, piccola e fragile testimone dell’antico sapere di Archimede, Aristarco, Euclide e Tolomeo, fu fatta a pezzi, nella pubblica piazza, dai monaci parabolani.
Astronoma, matematica, filosofa, antesignana della scienza sperimentale, studiò e realizzò l’astrolabio, l’idroscopio e l’aerometro. Figlia di Teone, fu testimone ed erede della Scuola Alessandrina, visse nel periodo storico di Ambrogio, Teodosio, Crisostomo, Agostino e Cirillo; protagonista, alla pari, degli eventi che segnarono, nei secoli futuri la storia del mondo: fine del paganesimo, trionfo del cristianesimo e ascesa al potere della Chiesa Cattolica.
Il libro, che vanta una prefazione di Margherita Hack, racconta la sua storia; Adriano Petta ricostruisce fedelmente fatti, dialoghi e carteggi; Antonino Colavito trasfigura in lirica pensieri , sentimenti, riflessioni e amore per la scienza della giovane martire .
Ipazia fu uccisa l’8 marzo del 415 d.c.
E voi? Avete altri libri da segnalare con la storia di donne che vi hanno particolarmente colpito?
Visto che abbiamo citato Margherita Hack, astrofisica e divulgatrice scientifica di fama internazionale, ci ricordiamo di quando la ospitammo a Monte Marenzo nell’agosto del 1988 per FestUniverso (una edizione speciale tematica della Festa dell’Unità).
Segnaliamo qui il suo ultimo libro: Libera scienza in libero stato, ed. Rizzoli, 2010.
Non solo siamo fra gli ultimi in Europa nelle materie scientifiche, ma quando riusciamo a formare un vero genio in genere gli mettiamo in mano una valigia e lo mandiamo a far del bene all’estero. Perché in Italia la ricerca proprio non vuole funzionare? Per due motivi, entrambi ben radicati nella storia e nel costume nazionali. Da un lato scontiamo una cronica quanto inspiegabile paura della scienza e delle sue potenzialità, e dal caso Galileo alla battaglia contro l’analisi preimpianto degli embrioni molta responsabilità spetta alla Chiesa e al suo vizio di dettare legge in un Paese che pure si professa laico. Dall’altro lato ci si mette lo Stato che da destra a sinistra taglia i fondi all’università, spreca le scarse risorse, ingarbuglia le carriere accademiche senza peraltro riuscire a sottrarle ai “baroni”. Così, mentre da ogni parte si decanta l’importanza dell’innovazione per la crescita del Paese, nei fatti chi dovrebbe produrla viene ostacolato con ogni mezzo: concorsi macchinosi, precariato a vita, stipendi da fame e, perché no, obiezione di coscienza. Storie di ordinaria contraddizione in un sistema che cola a picco. Margherita Hack dedica questo libro all’analisi delle condizioni di una ricerca che non ha più né Stato né Chiesa su cui contare. Passa al vaglio le riforme che si sono succedute sotto quattro governi, denuncia gli errori ricorrenti e le troppe incongruenze, mette in luce gli esempi positivi incontrati nel corso della sua carriera e infine propone qualche idea.
L’ultimo libro che segnaliamo è legato alla prossima iniziativa che la Biblioteca di Monte Marenzo e la Parrocchia San Paolo hanno organizzato per il prossimo sabato 27 marzo, alle ore 21, in sala civica. Verranno letti brani da C’era una volta pasqua al mio paese, il libro di Luisito Bianchi, ed. Gribaudi, 2006.
Don Luisito è cappellano dell’Abazia di Viboldone ed è autore di uno straordinario libro sulla Resistenza (La Messa dell’uomo disarmato, ed. Sironi, 2003. Presentammo il suo libro a Monte Marenzo per il 25 aprile del 2005. Accompagnammo Don Luisito nella nostra chiesetta di Santa Margherita e lo ospitammo nella nostra biblioteca. Ancora oggi, quando lo sentiamo, alla sua bella età (oltre gli ottanta), si ricorda del lavoro fatto dai bambini della nostra scuola primaria (coordinati da Miriam Ravasio) con la storia illustrata su Abele Colombo (dice che sono disegni bellissimi che dovremmo pubblicare!).
In preparazione della Pasqua leggeremo alcuni brani da C’era una volta pasqua al mio paese.
Rovistando tra i ricordi del proprio cuore, frugando tra gli oggetti impolverati del passato, Don Luisito rivisita e, per così dire, “resuscita” i personaggi della Pasqua: gli uomini e le donne ma addirittura gli animali (l’asino) e gli oggetti, o le gocce d’acqua del catino della lavanda dei piedi…
“Tra una riga e l’altra dell’Evangelo c’è uno spazio bianco che può essere occupato dalla tua fantasia, e anche la fantasia è una cosa seria se non invade le righe. Devi solo, quando racconti una storia, rifarti un cuore da ragazzo, come ce l’avevi alla loro età. Ogni storia l’ambienterai al tuo paese, magari nella stagione di Pasqua che va molto d’accordo non solo con le righe, ma anche con gli spazi bianchi dell’Evangelo, senza ricordarti che era la stagione che tu preferivi da ragazzo”…
Buona lettura!
Aggiungo un libro ai consigli di lettura.
Proprio oggi, 20 marzo, alle ore 00.01, inizia uno strano sciopero: l’Italia si ferma. Chiudono le fabbriche, le aziende agricole, la sanità va in tilt, il mondo delle badanti, baby sitter e colf sparisce, frutta e verdura marciscono nei campi. E poi abbassano le saracinesche i ristoranti, le rosticcerie, i bar, si sospendono le partite di calcio, pallavolo e basket e le parrocchie restano senza prete. Sembra la descrizione di un post catastrofe mentre invece è ciò che accadrebbe se tutti gli immigrati che vivono e lavorano in Italia decidessero, a un certo punto, di fermarsi anche solo per un giorno.
Che sia a oltranza o di un giorno solo, lo sciopero di tutti gli immigrati presenti in Italia è uno scenario poco meno che apocalittico. Ed è a questo filone di romanzi che sembra rifarsi “Blacks out”, il libro di Vladimiro Polchi uscito da poche settimane per Laterza. L’autore è nella vita un giornalista di Repubblica, ancora precario nonostante sia l’esperto di immigrazione e sicurezza del giornale: nel libro cambia solo i nomi, il suo e di alcuni personaggi, lasciando tutto il resto molto reale e riconoscibile.
Come in “Cecità” di Saramago tutti improvvisamente diventano ciechi, in “Blacks out” sono gli italiani che in poche ore scoprono tutte le conseguenze per la loro vita quotidiana della scomparsa misteriosa e contemporanea di tutti gli stranieri.
Il libro di Vladimiro Polchi, a metà tra racconto e inchiesta giornalistica, offre un quadro fedele con molti dati del fenomeno migratorio e del suo significato in Italia. Non nasconde anche i problemi di criminalità e sicurezza. Ma leggendolo si capirebbe quale risorsa economica e culturale sono gli immigrati.
Si legge in un fiato, anzi, in un giorno…
Incollo qui sotto la recensione completa su Ipazia. Un invito a visitare Libero Libro, un sito frequentatissimo da scrittori ed editori con notizie, curiosità approfondimenti e moltissime recensioni. Miriam ravasio
http://www.liberolibro.it/adriano-petta-e-antonino-colavito-ipazia-vita-e-sogni-di-una-scienziata-del-iv-secolo/
per la festa della donna, o solo per un’intensa letura al femminile, io suggerisco “LA DANZA DELLE GRANDI MADRI”, di Pinkola Estes Clarissa; lo so, non è nuovissimo (edito nel 2006), ma insomma…in questo periodo mi va proprio a pennello!
vi posto qui una recensione:
“In tutte le donne, soprattutto quando entrano nell’età matura, alberga una forza sotterranea e invisibile che si esprime attraverso intuizioni improvvise, esplosioni di energia, acute percezioni, slanci appassionati: un impulso travolgente e inesauribile che le spinge ostinatamente verso la salvezza, verso la ricostruzione di qualsiasi integrità spezzata. Come un grande albero che, per quanto minacciato dalle malattie, colpito dalle intemperie, aggredito dalla furia dell’uomo, non muore mai, ma miracolosamente e con pazienza continua a nutrirsi attraverso le proprie radici, si rigenera e rinasce per mantenere il proprio spirito vitale così da poter generare nuovi germogli cui affidare questa eredità inestimabile. Con un linguaggio suggestivo, che attinge alle antiche storie narrate attorno al fuoco, alle leggende, al mito, Clarissa Pinkola Estés riprende e sviluppa i temi che hanno ispirato il suo saggio d’esordio, “Donne che corrono coi lupi”, intonando un poeticissimo inno al femminile.