“La canzone di Nanda”
Il nostro amico Simone ci invia la recensione di un bellissimo spettacolo teatrale che volentieri pubblichiamo.
Il nuovo spettacolo di Giulio Casale, che ha debuttato il 16 Novembre alla Scatola Magica del Teatro Strehler è dedicato a una delle figure principali del panorama culturale italiano, la scrittrice e traduttrice Fernanda Pivano, recentemente scomparsa.
La canzone di Nanda ripercorre le tappe di un’avventura lunga quasi un secolo attraverso i Diari 1917-1973 (opera pubblicata da Bompiani) e i racconti originali che la Pivano ha fatto a Casale negli anni della loro frequentazione, dando così vita ad un affresco poetico ricco di figurazioni e melodie.
La narrazione è accompagnata da immagini in movimento di Lucio Diana e sottolineata da momenti musicali che attraverseranno le tappe più importanti della letteratura americana, da Hemingway ai giorni nostri, soffermandosi in particolare sulla beat generation, di Ferlinghetti, Kerouac, Corso, Ginzberg, Burroughs.
Canta anche Tenco e sue canzoni Giulio Casale protagonista instancabile del Teatro Canzone già dai tempi di Polli di allevamento di Gaber – Luporini nel 2006. Canzoni forti, canzoni non solo cantate ma “dette”: con la voce, con il corpo, con il gesto. L’artista di origine trevisane sta sotto i riflettori con una padronanza assoluta suonando la chitarra o cantando su base musicale o in piedi al leggio e il suo pubblico entusiasta lo ricambia con grandi applausi a scene aperta. Sì, perché questo spettacolo cominciato in luoghi più piccoli, raccolti di fronte alla grande platea dello Strehler (in replica speciale viste le numerose richieste) ha mostrato di sapere parlare a molti.
Giulio Casale presenta così lo spettacolo:”Tornare a Nanda, ripartire da Lei, vincere la damnatio memoriae cui sembriamo condannati ai giorni nostri, attraverso la sua vicenda umana e intellettuale ritrovare origine e senso del nostro presente, col suo stesso entusiasmo, il suo coraggio di donna, la sua curiosità vitale, indomita. Tornare a Nanda come si torna ad amare, lontani un mondo intero dalla mercificazione dei corpi e dei nostri sentimenti, pescare “a caso” dal suo immenso giardino culturale e nel rigore singolare del suo anti-accademismo tornare ad amare tutto, anche la solitudine, anche i guasti, le corruzioni e le contraddizioni, in vista sempre di un amore più grande, per tutti. Come se Fernanda Pivano ci avesse ogni volta cantato una canzone. Il titolo? Pacifica rivolta. Essere altro dall’osceno mondano, semplicemente. Nella tenacia di chi rifiuta l’oggi perché sente l’infinito, dentro.”
Una bella prova e un bellissimo omaggio alla Nanda dei poeti e dei giovani scrittori Usa, uno spettacolo per affamati e innamorati di cultura.