Materiali e idee per il PGT di Monte Marenzo
Venerdì sera sono andata, e non ero l’unica di Monte Marenzo, all’incontro organizzato a Calolziocorte dall’associazione l’Altra Via e da Nuvola Rossa intitolato UN FIORE NEL CEMENTO.
Il relatore principale è stato Domenico Finiguerra sindaco di Cassinetta di Lugagnano, paese della provincia di Milano di 1750 abitanti circa. Vi ho partecipato e ho cercato di pubblicizzarlo perché mi sembra molto importante per noi, che in questi giorni siamo tenuti a partecipare alle assemblee promosse dall’amministrazione comunale per un PGT partecipato e a dare i nostri suggerimenti, informarci ampliando il nostro punto di vista, cercando di capire cosa fanno e come fanno gli altri comuni che ci sembra abbiano adottato degli atteggiamenti corretti.
Sentire l’esperienza di Cassinetta, comune che fa parte dell’Associazione Comuni Virtuosi, risultando vincitore del premio nazionale Comuni a cinque stelle 2008 nella categoria “gestione del territorio” è interessante, per me che condivido la loro scelta di non consumo di territorio, ma penso possa servire come spunto di verifica per chi la pensa diversamente.
Ecco la loro esperienza. Il sindaco di Cassinetta è stato eletto per la prima volta nel 2002 con una lista civica di giovani sconosciuti, che nella stesura del programma dichiarava apertamente la volontà di non consumo di territorio. La lista civica viene rieletta nel 2007 con il 62,1% dei voti, nello stesso anno ha adottato il nuovo piano regolatore a consumo zero del territorio, PGT partecipato, dove la maggior parte della popolazione ha appoggiato e condiviso la scelta dell’amministrazione.
Questa scelta è maturata dal rendersi conto che facciamo parte di una conurbazione unica che va dal Piemonte al Veneto, dove non esistono spazi non costruiti tra un comune e l’altro e dove le caratteristiche e le peculiarità architettoniche dei singoli luoghi confluiscono e si vanno perdendo. Dalla volontà di salvaguardare un territorio comunale a cavallo tra il Parco del Ticino e il Parco Agricolo Sud Milano che ancora conservava la maggior parte del terreno a scopo agricolo ed edifici storici di pregio…UN FIORE NEL CEMENTO.
Poi dal chiedersi come è possibile che in un’Italia con 8.000.000 di appartamenti sfitti, i comuni prevedano ogni volta una crescita del 5-10-20%. Quindi hanno stabilito che la premessa per discutere il nuovo PGT doveva essere un censimento degli appartamenti e dei vani vuoti.
Che il PGT doveva rispondere al vero fabbisogno di aumento della popolazione (nuovi cittadini e nuovi nuclei famigliari) e non in funzione delle volontà espansionistiche delle città di riferimento vicine o delle pressioni dei proprietari di terra.
Dal principio di non vendere, svendere o barattare il proprio territorio in cambio di oneri, servizi, ecc, che andassero a pagare le spese correnti, compensando la mancanza di risorse economiche dei comuni.
Le risposte sono state:
privilegiare il recupero puntuale degli edifici, incentivando in questo modo la buona prassi della cura del patrimonio abitativo esistente, che ha avuto come conseguenze positive far riscoprire alle maestranze locali alcuni lavori quasi abbandonati;
stipulare un patto con i cittadini, che hanno scelto di finanziare la spesa corrente intervenendo sulla fiscalità locale (aumentando le tasse), piuttosto che “investendo” in nuove lottizzazioni;
trovare nuove forme di risparmio delle risorse economiche del comune, che il più delle volte hanno a che fare anche con il risparmio energetico (pannelli fotovoltaici sul tetto della scuola, sostituzione delle lampadine ad incandescenza con quelle a led) e con soluzioni creative che incentivano il turismo, come i matrimoni nelle ville locali a qualsiasi ora (…è anche simpatico il sindaco di Cassinetta).
Cosa c’è di replicabile di questo modello basato sul buon senso?
Ricominciare ad ancorare il PGT a previsioni realistiche, svincolare il futuro del territorio dalle esigenze di bilancio, pensare cosa è giusto tutelare, capire quali sono i margini di trasformazione e puntare a minimizzare il consumo di suolo.
Mi auguro che anche a Monte Marenzo prevalga il buonsenso, l’amore per il proprio paese, per la sua storia e la sua identità che ne hanno plasmato il paesaggio, per i suoi spazi verdi, i suoi terrazzamenti e i suoi boschi, per quegli angoli di incantevole bellezza ancora rimasti e. Non si abbia paura di fare scelte coraggiose, per non scontentare le richieste di pochi, perché quello che si sacrifica oggi sarà irrimediabilmente perso ed inoltre si rischierebbe di scontentare i più che hanno scelto di vivere in questo comune per i suoi servizi, la qualità della vita e perché ha un territorio non ancora irrimediabilmente compromesso.
Per noi e per i piccoli cittadini di oggi.
Cinzia Mauri.
Per saperne di più www.stopalconsumoditerritorio.it
www.domenicofiniguerra.it
Concordo pienamente con quanto detto da Cinzia e Sergio. Mi spiace non aver partecipato all’incontro con Finiguerra ma seguo constantemente le proposte dei comuni virtuosi (vedi “Porta la sporta”) e non posso che concordare con tutto quanto esposto sul tema gestione del territorio.
Io credo che quando si parla di crescita, anche in termini economici, non debba significare obbligatoriamente da un punto di vista numerico e produttivo. Questa è una scelta sbagliata che i disastri ambientali anche di questi giorni non fanno altro che confermare.
Crescita deve essere da un punto di vista QUALITATIVO! Per fare ciò non è necessario inventare la luna, basta solo seguire le azioni che amministrazioni virtuose, di cui il comune di Cassinetta di Lugagnano rappresenta uno splendido esempio, hanno già concretizzato.
Sì, sono d’accordo con la nostra Presidente UPPER Cinzia.
Io personalmente credo che è possibile avviare politiche concrete di tutela del territorio, di messa al bando di quella cementificazione selvaggia che, negli ultimi anni ha letteralmente devastato ogni angolo d’Italia, vomitando palazzi, capannoni, centri commerciali, villette e di conseguenze opere pubbliche a corredo.
Per fortuna Monte Marenzo non è stata cementificata massicciamente in questi anni. Paghiamo comunque le scelte urbanistiche fatte dai primi PRG.
Monte Marenzo è una reltà di circa 2000 abitanti su un territorio di 3 kmq. con una densità abitativa ben al di sopra della media lombarda.
Monte Marenzo non è sulla luna, si trova al centro di un territorio ampiamente urbanizzato, dove il fabbisogno abitativo e industriale è ampiamente coperto.
Per questo condivido la motivazione per cui si deve scegliere di adottare un piano governo del territorio che non preveda espansioni e nuovo consumo di suolo.
Intanto ho aderito al gruppo Facebbok CAMPAGNA NAZIONALE – STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO
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