Raduno nazionale degli alpini a Bergamo. Gruppo di Monte Marenzo: presente!
Elio Bonanomi (nella foto) è il Capogruppo degli Alpini di Monte Marenzo. Gli abbiamo rivolto alcune domande sullo straordinario Raduno nazionale che si è svolto a Bergamo lo scorso weekend.
Qual è stato il contributo del Gruppo Alpini di Monte Marenzo alla manifestazione?
Siamo riusciti a partecipare alla sfilata conclusiva in ventidue. E’ la prima volta di una nostra partecipazione così numerosa, e per noi è senz’altro motivo di orgoglio e soddisfazione. Comunque, questi tre giorni bergamaschi sono stati tutti all’insegna di un evento indimenticabile e di grande emozione. Il brutto tempo non ci ha dato tregua per tutti i giorni, ma questo non ha minimamente impedito la piena riuscita del raduno.
Ho seguito alla televisione gran parte della diretta, ma mi sono perso proprio il momento della sfilata della Sezione Bergamasca. Raccontaci.
L’organizzazione è stata all’altezza della situazione in ogni momento, ma la partecipazione degli alpini e dei loro sostenitori dalla nostra regione e da tutta Italia è stata così enorme che tutti i tempi previsti per il passaggio sul viale Papa Giovanni XXIII sono saltati. Noi abbiamo sfilato, preceduti dai reduci, tra le 20,30 e le 21,30, quando già il buio era calato sulla città. L’ANA di Bergamo con i suoi 26.000 iscritti è la più folta d’Italia, e sfilare per le vie della propria città è stato un momento di forte emozione.
Bergamo ha risposto bene, mi sembra?
Magari il mio è un ragionamento un po’ di parte, ma ti posso assicurare che Bergamo non solo ci ha accolto come meglio non si poteva, ma a tutti è sembrata proprio la città degli alpini. Ovunque ti giravi era una espressione di simpatia per questa pacifica invasione; i palazzi, i monumenti, le strade, erano un interminabile scenario tricolore, animato dagli sbandieratori, dai caroselli, e dai tanti gruppi di tutte le età.
Mi dicevi che ci sono stati momenti anche diversi dalla sfilata?
Certo, Monte Marenzo con il proprio gagliardetto era presente venerdì all’alza bandiera, che ha segnato l’inizio del raduno. Ho fatto anche il mio turno di notte per garantire la sicurezza e abbiamo lavorato a mettere in piedi gli attendamenti.
Quale ricordo ti resterà di questa esperienza?
Tantissimi. Voglio ricordare in particolare l’esposizione in Città Alta del corpo del beato Don Gnocchi, alpino in Russia, e fondatore dell’opera per i bambini disabili che porta il suo nome.
Al prossimo raduno, allora?
Sì, l’anno prossimo a Torino, in coincidenza con il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Da Bergamo abbiamo passato la stecca, il testimone, al Sindaco di Torino Chiamparino.
(All’evento abbiamo dedicato la photogallery di questa settimana. Giorgio Toneatto coglie alcuni momenti ufficiali ed altri di colore, incastonati nella bellezza della città di Bergamo).
Colgo l’occasione per ringraziare Elio Bonanomi per aver donato alla Biblioteca, in occasione della cerimonia del 25 aprile, il libro I REDUCI RACCONTANO. Storie di Alpini bergamaschi, a cura di Luigi Furia.
«Un libro rivolto in particolare alle nuove generazioni perché meditino, riflettano, comprendano come queste tremende esperienze di guerra e di prigionia siano il migliore stimolo per un mondo di serenità, di amicizia e di pace.»
(dalla presentazione di Antonio Sarti, Presidente ANA Sezione di Bergamo)
Le testimonianze di reduci alpini bergamaschi che hanno vissuto in prima persona i tragici avvenimenti della Seconda guerra mondiale prima sballottati da un fronte all’altro: Africa, Francia, Albania, Grecia, Jugoslavia, Russia e poi rinchiusi nei campi di prigionia in Germania, nell’Unione Sovietica e persino in Sud Africa e in Australia.
Pagine ricche di umanità che testimoniano come i soldati italiani si comportarono sempre con onore: c’era da salvaguardare la dignità della nazione, c’erano il dovere da compiere, sempre e ovunque, la solidarietà con i commilitoni da non tradire, l’ubbidienza ai superiori, la propria coscienza. Un vero concentrato di valori umani messi quotidianamente a dura prova che ha fatto grandi questi uomini.
Luigi Furia, 73 anni, di Gorno in Val del Riso nella bergamasca, è figlio di minatori ed è stato alpino. Ha passato una vita difficile e di fatica, allietata dalla passione infinita per i libri e per la scrittura, che lo ha portato a pubblicare il volume sulla storia di 101 reduci alpini.
Lo ricordiamo anche per aver presentato qui, a Monte Marenzo, durante una festa dell’Unità il 17 agosto del 1990, il suo libro “Un bergamasco di nome Charlie”, scritto a quattro mani con il giornalista australiano Tom Austen (Lediberg editrice, disponibile in biblioteca). Nel libro sono narrate le storie degli emigranti italiani nelle miniere d’oro del Western Australia e quella incredibile ma vera di Modesto Varischetti, minatore bergamasco emigrato in Australia che nel 1907 rimane bloccato in una sacca d’aria formatasi nella rimonta dove stava lavorando, a 200 metri di profondità. Le operazioni di salvataggio durarono 9 giorni e alla fine “Charlie” (il soprannome di Modesto all’altro capo del mondo) venne tratto in salvo dai paolombari.