Alla ricerca degli affreschi nascosti
Osvaldo Fontana, l’amico elettricista, saputo che stavamo fotografando le opere d’arte della parrocchiale di San Paolo ci ha detto: “perché non andate a fotografare gli affreschi del sottotetto sopra la cappella di San Carlo?”.
Ci spiega: “Quando si sono fatti i lavori di condizionamento, li ho visti, mi sembra ci fosse una Natività”.
La notizia è troppo ghiotta. Abbiamo affreschi nascosti e nessuno li ha documentati?
Ci vuole un po’ per mettere insieme la squadra di ricerca, ma ieri, finalmente, ci siamo tutti.
Abbiamo chiesto il permesso a Don Giuseppe e ci troviamo sul sagrato della chiesa.
Osvaldo porta un faro e recupera una scala. Cinzia si mette la tuta da lavoro e porta un secchio d’acqua e una spugna. Giorgio ha con sé la macchina fotografica con tutti gli obiettivi per fare ottimi scatti anche in condizioni difficili.
Saliamo dalla parte laterale sinistra della chiesa. C’è una botola con una scala retrattile e da lì arriviamo ad una zona di passaggio. Qui ci vuole un’altra scala (quella che ha portato Osvaldo) per salire ad un minuscolo passaggio sotto il tetto.
Dall’altra parte bisogna stare chini tanto è basso. Ma dove sono gli affreschi?
Osvaldo ci fa vedere una piccolissima intercapedine, larga meno di mezzo metro, situata un metro sotto di noi.
Cinzia si cala con secchio e spugna per ripulire gli affreschi dalla polvere posata in tanti anni…
… ed appaiono…
Sono tre piccoli affreschi incorniciati in tre medaglioni dipinti.
Quelli laterali sono in parte perduti, andati distrutti dai lavori di ricostruzione dell’intero vano (i documenti datano i lavori avviati prima del 1776 su disegno di Romano Terzi di Ponte San Pietro). Qui, quindi, dovrebbero esserci i resti della vecchia chiesa.
Il medaglione centrale è invece quasi integro. Rappresenta effettivamente una Natività (Osvaldo ha buona memoria quindi).
Il bambin Gesù è nudo, steso nella mangiatoia su un panno bianco, con le piccole braccia rivolte in alto verso Maria.
La Madonna non è velata, ha i capelli corti e spettinati. Tiene due lembi del lenzuolo e guarda il figlio.
Giuseppe è un vecchio canuto con la barba bianca. Ha le mani congiunte in preghiera.
Dietro di lui, nitido, il bue e, appena abbozzato, quasi sfocato, il muso dell’asino.
La scena è rappresentata in una capanna.
Cinzia ipotizza (ma bisognerà studiare meglio l’immagine) che potrebbero essere del Seicento.
Gli altri due soggetti non sono di facile lettura. In quello di destra si vede ancora un bambino nudo, sostenuto dalle braccia di Maria e Giuseppe.
Inginocchiato davanti alla Sacra Famiglia un personaggio (una donna bionda?), nell’atto di porgere un piatto (sembra pieno di cibo, forse anche un pesce).
Naturalmente descrivo le immagini ora, avvalendomi delle foto di Giorgio, che, calatosi a sua volta in uno spazio così ristretto, è riuscito a restituirci immagini di grande qualità.
Poi la discesa. Ma c’è il tempo di fotografare una bellissima farfalla che si è posata nel frattempo sul davanzale di una finestra.
La squadra è impolverata ma soddisfatta. Relaziona a Don Giuseppe. Missione compiuta.
Ecco, nelle mie foto e di Cinzia, i nostri “Indiana Jones” e (nelle foto di Giorgio) i particolari degli affreschi.
Ho incontrato gli Indiana Jones dell’arte marenzina all’uscita dalla loro missione, impolverati e soddisfatti.
Forse si tratterà solo di tracce di valore limitato, ma mi piace segnalare la casuale bella coincidenza dell’operazione-affreschi qui in paese, con l’iniziativa nazionale delle giornate del FAI per promuovere la scoperta dei beni culturali della nostra Italia…
(PS Osservando le immagini sul sito, oltre alla natività, l’altra potrebbe suggerire un rito di circoncisione?)