Il calcio dei ragazzi e il pugilato dei genitori
Domenica mattina, mentre le squadre di calcio della Polisportiva Monte Marenzo e dell’Aurora San Francesco di Lecco, categoria Pulcini, si sfidavano sul manto sintetico del nostro campo, sugli spalti due genitori sono venuti alle mani davanti a tutti, davanti ai loro figli.
Lo sgomento ha preso i giovanissimi giocatori, alcuni piangevano guardando smarriti la scena, tanto che l’arbitro ha decretato la fine anticipata della partita.
Una nostra amica ci ha raccontato del figlio che, a casa, ha pianto a lungo.
Daniel, capitano della squadra maggiore di Monte Marenzo, ci racconta che scene del genere avvengo con sempre maggior frequenza sui campi del nostro territorio. Si arriva a situazioni paradossali, limite, dove alcuni bambini giocano con la paura in corpo sentendo le grida dei genitori, più minacciose che di sereno incitamento, vergognandosi di ascoltare gli insulti all’arbitro, agli avversari, agli allenatori.
Che dire: se questo è un segno dei tempi ci aspettano tempi duri.
Quanto si propongono faticosamente le associazioni e i club avviando alle pratiche sportive i giovanissimi – spirito di gruppo e solidarietà, sfida leale e rispetto dei competitori – viene cancellato da pochi tratti comportamentali di qualche adulto sciagurato e irresponsabile, che nemmeno si rende conto dei danni profondi che arreca ai meccanismi formativi dei minori.
Il rischio è fermarsi all’indignazione, alla deplorazione sull’onda emotiva dell’evento, salvo poi lasciare che tutto ritorni in uno stato di “normale alterazione”. Tutti gli adulti (genitori, nonni, fratelli, parenti sino al settimo grado, amici o semplici conoscenti), tutti i dirigenti di qualche istituzione o persone con nessun incarico, proprio tutti devono sentirsi responsabili della crescita dei ragazzi, devono sentirsi in ogni circostanza educatori, non è accettabile che ci chiamiamo fuori dal compito di accompagnare i giovani ad essere cittadini responsabili.
Anche in questo caso le famiglie non possono essere lasciate sole, anche se l’onere maggiore è sulle loro spalle. E’ necessario sostenere con convinzione le altre agenzie educative del territorio: la scuola, i programmi del comune sulle politiche dei minori, l’oratorio e, ovviamente, le associazioni sportive e quelle che svolgono attività per i ragazzi.
Sullo specifico accaduto domenica avrei una semplice proposta da avanzare.
Compilare con un linguaggio adatto ai ragazzi un “Codice di comportamento per il gioco del calcio” che integri le norme del fuorigioco, dei falli, ecc. da far sottoscrivere ai giocatori, ai loro genitori e accompagnatori, agli allenatori e dirigenti delle squadre. Il codice è l’impegno, tanto per fare esempi, a non insultare, minacciare, azzuffarsi e via elencando. Insomma deve bandire quei comportamenti demenziali che ora quasi rappresentano una regola del gioco.
Ma la tessera del tifoso non è ancora in vigore?!
Più che una lista dei comportamenti da tenere, sarebbe più utile avere una lista delle punizioni per chi non rispetta le regole del buonsenso.
Roberto
Io son stato deriso a lavoro,un collega di Acquate m’ha detto dopo aver letto la provincia:”ma da dove arrivi?un paese d’incivili?”.
Non è una bella cosa,siamo sulla bocca di tutti…
anche su l’eco di bergamo
http://www.ecodibergamo.it/stories/Sport/195818_pulcini_scoppia_rissa_tra_genitori_partita_sospesa_a_monte_marenzo/
In pausa pranzo faccio sempre un giro sul sito della gazzetta dello sport…siamo finiti in prima pagina…che tristezza!
http://www.gazzetta.it/Calcio/Altro_Calcio/01-04-2011/pulcini-campo-botte-tribuna-80689415955.shtml