Progetto per il Prisa
L’intensità delle piogge nel ferragosto dello scorso anno hanno provocato smottamenti e allagamenti che si sono ripetuti, addirittura con più forza, alcuni mesi fa. Fenomeni temporaleschi inediti per violenza, che mettono in crisi un sistema di raccolta delle acque meteoriche in alcuni tratti ormai inadeguato. Inoltre, e la cosa ha destato le maggiori preoccupazioni, l’acqua che in pochi minuti si riversa nel torrente Prisa è tale da fuoriuscire dagli argini e riversarsi nelle aree circostanti.
Per cogliere sino in fondo la complessità del problema è utile conoscere il sistema dei bacini idrografici principali del territorio comunale. Sono sostanzialmente tre. Quello attraversato dall’affluente del Sonna, che raccoglie l’impluvio della valle verso S. Gregorio, il quale non desta alcuna preoccupazione perché il territorio è piccolo e non interessato dalla permeabilizzazione del suolo. Il secondo è quello che recapita le acque nel torrente Bisone. Pur attraversando un tratto densamente abitato (per intenderci gli insediamenti di via Prato della Sorte, via Ponte, via Filanda e il vecchio nucleo di Fornace) ha un letto in grado di reggere volumi considerevoli; inoltre, è stato ed è oggetto di lavori importanti di regimazione, che il comune di Monte Marenzo sta realizzando con il contributo della Comunità Montana.
Il bacino maggiore interessa circa 0,64 Kmq di territorio, praticamente dal municipio sino al confine con Calolzio e Torre de Busi. Nel’impluvio corre il Prisa, che ha un alveo poco regolare, dove si alternano tratti pianeggianti a quelli con pendenze notevoli, argini poco profondi ad altri particolarmente scavati. Come si diceva, quando in pochi minuti monta l’onda di piena il Prisa straripa in alcuni punti, soprattutto immediatamente a monte dell’attraversamento di via Manzoni.
L’Amministrazione comunale ha affidato all’ing. Giuseppe Travaglini lo studio idraulico del corso d’acqua e il compito di prospettare delle soluzioni strutturali. Il professionista ha già presentato al Gruppo di lavoro Territorio e Ambiente un progetto preliminare di regimazione idraulica e di salvaguardia del Prisa, partendo da un presupposto: la necessità di mettere in sicurezza il torrente per ricevere con più tranquillità i corsi d’acqua delle aree naturali e gli scarichi delle acque meteoriche, quelli che arrivano dalle strade, dai tetti, dalle superfici premeabilizzate.
Per condurre con più precisione il calcolo teorico delle portate idrauliche dell’impluvio del Prisa si è divisa l’area in 17 sottobacini. Si sono individuati alcuni punti critici dove la capacità dell’alveo è inferiore alle altezze di piena, calcolate sulla media delle precipitazioni nell’arco di 200 anni. Da qui la necessità di realizzare opere per regolare la velocità di scorrimento delle acque nell’alveo e una più calibrata immissione delle tombinature di acque meteoriche. Nel caso specifico il progetto prevede la realizzazione di due vasche capienti (ciascuna di m. 6x3x3) e di due briglie (manufatti per rallentare la velocità e limitare l’asportazione del materiale dal fondo). A queste si aggiungono opere collaterali di minori entità. Il costo preciso dell’intervento sarà definito del progetto esecutivo e comunque non sarà inferiore ai 250.000 euro.
Il reperimento del finanziamento necessario non è una questione secondaria, perché l’unica possibilità del comune è il ricorso al credito. Il lavoro sul Prisa è comunque prioritario e vitale per il nostro territorio, pertanto il comune dovrà fare ogni sforzo per realizzarlo, e in tempi ravvicinati. L’Amministrazione comunale ha inoltrato il progetto alla Comunità Montana per accedere a contributi che possano almeno coprire parte della spesa. L’aspettativa è legittima perché l’opera è in perfetta coerenza con la mission fondante dell’ente sovracomunale, quali sono gli interventi di salvaguardia dei suoli.
Le vie per ottenere finanziamenti non sono poi infinite. L’anno scorso l’istanza inoltrata alla Regione Lombardia per sistemare i danni provocati dal maltempo (smottamenti) è caduta nel vuoto.