Spiritualità e uomo contemporaneo nel libro di Don Giuseppe Turani
Il “Corriere della Sera” di venerdì 28 gennaio 2011, a pagina 31, mette un titolo che vuole fare notizia anche se notizia non c’è: “Nel libro per le omelie anche un testo di Vendola”.
Il lettore, incuriosito, abbocca all’amo e si mette a leggere.
“Nel Sussidio liturgico pastorale edito dai Paolini e diretto ai sacerdoti per preparare le omelie della quaresima c’è anche una testimonianza di Nichi Vendola”. Poi il lettore di Monte Marenzo sobbalza: “a scegliere il pezzo di Vendola è stato Don Giuseppe Turani, parroco di Monte Marenzo, che ha curato…”.
Ma è il nostro parroco!
Don Giuseppe interpellato dal giornalista del “Corriere” mostra preoccupazione per eventuali strumentalizzazioni sulla sua scelta.
La notizia appare anche su “La Repubblica” ed altri siti web. Fermi tutti, cos’è questa storia?
Io ed Angelo chiediamo di spiegarlo a Don Giuseppe.
Ci porta un libricino di un centinaio di pagine, interamente a colori, pubblicato da “Periodici San Paolo”.
Non è un libro destinato ai sacerdoti, ma è un vero e proprio sussidio liturgico-pastorale per la Quaresima.
Il titolo, scelto dall’editore, è “Cristo, mia speranza, è risorto!” ed è curato interamente da Giuseppe Turani, come appare in copertina e nel risvolto che presenta ai lettori il curriculum del nostro parroco.
Nell’opuscolo si leggono le intenzioni del curatore. Don Giuseppe scrive che “il sussidio ha il semplice scopo, senza nessuna pretesa, di suggerire alcuni spunti e riflessioni per aiutare a vivere con consapevolezza e impegno l’itinerario quaresimale e le domeniche del tempo pasquale.”
Non è quindi un manuale per gli addetti ai lavori, ma è rivolto a chiunque voglia fermarsi a riflettere, due verbi in controtendenza con la frenesia e la superficialità dell’oggi. Un invito, quasi una necessità, a interrompere ogni tanto la nostra vita convulsa e approfondire il senso di quello che stiamo facendo e, per i credenti, vivere pienamente la Parola di Cristo.
Don Giuseppe ci racconta come è nata l’idea, sollecitata da un suo amico della casa editrice.
Il libro prende in esame alcuni atti celebrativi della liturgia ed è strutturaro con l’approfondimento di ciascuno di questi atti attraverso quattro osservazioni: la Parola della liturgia del giorno (annunciare), il significato dell’atto celebrativo (celebrare), la testimonianza che interpella la vita dei cristiani (testimoniare) e una breve citazione dalla sapienza dei padri del deserto che, con la loro semplicità, rivolgono provocazioni attuali e significative (la sapienza dei Padri).
Il fascicolo contiene anche un approfondimento del triduo pasquale.
Passiamo, con Angelo e Don Giuseppe, un’oretta a discutere del valore dell’opera che ha appena scritto e abbiamo grande curiosità di leggerla.
A casa sfogliamo il fascicolo che Don Giuseppe ci ha regalato, davvero ben curato dall’Editore nella grafica e nella scelta delle illustrazioni.
Poi, leggendolo, ritroviamo lo stile che il nostro parroco ci ha abituato a conoscere nei suoi editoriali del periodico parrocchiale e nelle sue omelie.
Intanto dobbiamo dire che l’opera ha un grande valore culturale. Don Giuseppe, da esperto della liturgia (ricordiamo che è laureato in liturgia pastorale a Padova ed ha conseguito la specializzazione presso la Pontificia Università Lateranense di Roma con una tesi sul Vescovo Bernareggi e la liturgia), ci accompagna alla comprensione del rito dell’Eucaristia, dandoci inoltre la possibilità di mettere in relazione l’atto del rito con la citazione di alcune significative testimonianze di uomini e donne di fede.
Quindi la scelta di una testimonianza di Vendola, che ad alcuni potrebbe apparire stravagante, che ricorda Don Tonino Bello non lo è affatto se inquadrata nel contesto di un sottile ragionamento culturale ed ecumenico di Don Giuseppe.
Appaiono invece come consapevole scelta sia le testimonianze, sia le stesse argomentazioni scritte da Don Giuseppe, ovvero l’aver orientato il proprio ragionamento con una particolare attenzione agli ultimi, ai meno fortunati, agli umili.
Non a caso tra i “testimoni” compaiono Madre Teresa di Calcutta, l’Arcivescovo Oscar Romero, assassinato mentre sta celebrando l’Eucaristia, il missionario monfortiano padre Emilio Nozza…
Particolarmente toccante quella del “Vescovo dei poveri”, Don Tonino Bello, che scopre il Vangelo nelle favelas di Bariloche, dove nello squallore della miseria una donna legge il Vangelo come l’unico sostegno della sua povertà. O la testimonianza di François-Xavier Nguyên Van Thuán, che in prigione ed in isolamento riesce comunque a celebrare l’Eucaristia.
Il testo di Don Giuseppe ha l’indubbio valore di un’opera colta ma non noiosa. Ha saputo coniugare la complessità di una materia non facile, come alcuni aspetti della liturgia, con la semplicità degli esempi quotidiani che sono sotto i nostri occhi, riuscendo a mostrarceli nella loro essenza.
Il suggerimento è quindi di andare in Parrocchia e chiedere una copia dell’opuscolo che è anche in distribuzione presso tutte le librerie Paoline.
Ammetto che è la prima volta che leggo un quaresimale, evitato senza rammarico perché sinonimo, anche per il dizionario, di sermone noioso e ripetitivo.
Non potevo non leggere questo, per la semplice ragione che la pubblicazione è a cura di don Giuseppe Turani, parroco del nostro paese e, soprattutto, persona che conosco e stimo.
Sfogliandolo ho fatto una scoperta tanto banale che alcune volte solo i pre-giudizi rendono difficile individuarla. Il quaresimale, come il romanzo, il reportage, il saggio, e quanti altri generi espressivi non sono di per sé interessanti o noiosi, ma come è a tutti noto il loro valore dipende dal contenuto e dalla forma, quando quest’ultima è anche sostanza
Don Giuseppe ho svolto il tema con una serie di riflessioni acute e pregnanti, decisamente partecipate ed evitando la riproposizione di formule puramente rituali. Inoltre, sempre a mio parere e da non conoscitore, la scelta dei “testimoni” è particolarmente rappresentativa di un pensiero che affonda le radici nella grande stagione del Concilio vaticano secondo. Uomini e donne, religiosi e laici, di una chiesa degli ultimi, della “pìetas” e del dialogo, pastori di un messaggio di intensa religiosità e di ampio respiro ecumenico.
Un lavoro, questo di don Giuseppe, stimolante anche per chi non è un praticante.
Ho letto alcuni libri di Don Tonino Bello, uno su tutti : alla finestra la speranza. non ricordo la casa editrice, ma è una raccolta di lettere scritte da Don Tonino , non entro nel merito, ma ricordo che il suo modo aperto e sincero di rivolgersi ai destinatari delle lettere ( alcuni scomparsi) e quindi al lettore, la sua analisi senza pregiudizi della realtà, anche la più difficile, mi aveva affascinato. Ricordo le sue iniziative per cercare di porre fine alle ostilità nella ex Jugoslavia e il suo corraggio di impegnarsi in prima persona , di metterci la faccia. Un uomo straordinario che, come spesso accade, è stato dimenticato troppo in fretta. Quindi, secondo me, bisogna solo ringraziare chi ne ricorda la figura per riportare alla finestra quella speranza che in questi tempi stenta anche solo ad affacciarsi …
Dal piccolo nostro paese di Monte Marenzo una nuova tesimonianza di pace e di buona volontà! Custodiamola come un prezioso gioiello in questo momento urlato di grande frastuono e malafede