Storie di infanzia negata. Questo il titolo della mostra sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che si è aperta oggi presso l’Atrio di Mosaico, nella vecchia sede scolastica in Piazza Municipale a Monte Marenzo.
La strada è ancora lunga. A volte costringiamo i bambini a fare cose che nemmeno noi grandi accetteremmo. Loro lo fanno, si fanno carico di risolvere situazioni che i governi, la società, le loro famiglie, non riescono a risolvere.
I bambini sono una grande risorsa di questo mondo, e noi adulti tendiamo a sfruttarla invece che a valorizzarla, come per tutto il resto.
Santa Cruz, (TMNews) – In Bolivia 700mila bambini sono costretti a lavorare per aiutare le famiglie. Qui a Potosi, Alvaro, come altri 3mila coetanei, scende ogni giorno in miniera per un salario tra i 2 e i 9 euro. Sembra un paradosso ma questi piccoli operai chiedono di abbassare l’età minima per iniziare a lavorare: per loro è l’unico modo per avere gli stessi diritti e tutele degli adulti. “E’ molto duro: i rischi principali sono la caduta dal carrello o il crollo del tetto ed anche la dinamite”, dice Alvaro. I bambini lavoratori hanno fondato lo scorso anno un sindacato: l’UNATSBO che oggi conta 10mila iscritti. Chiedono parità di salari, diritto a cure mediche, ma soprattutto portare a 12 anni l’età minima per lavorare dagli attuali 14. “La prima cosa che ci serve è una legge specifica che protegga e difenda i nostri diritti violati”, chiede il 17enne José Mamani, che fa il sindacalista. Daza Rivera, fondatrice del sindacato spiega: “Il problema è economico: per molti di loro lavorare significa sopravvivere”.Secondo l’UNICEF, in Bolivia, un bambino su tre lavora. Per dare loro migliori prospettive, l’ONG Tierra Prometida ha organizzato corsi serali per i lavoratori-bimbi. Melissa ha 11 anni e grazie al progetto, sta imparando a leggere: “Agli altri bambini dico che devono studiare, superare gli esami per fare bene in futuro”. Il governo socialista di Evo Morales ha promesso di migliorare le condizioni di lavoro per questi giovani, ma non ha intenzione di modificare l’età minima per iniziare a lavorare legalmente.
Tratto dal sito:http://video.ilsole24ore.com/
La strada è ancora lunga. A volte costringiamo i bambini a fare cose che nemmeno noi grandi accetteremmo. Loro lo fanno, si fanno carico di risolvere situazioni che i governi, la società, le loro famiglie, non riescono a risolvere.
I bambini sono una grande risorsa di questo mondo, e noi adulti tendiamo a sfruttarla invece che a valorizzarla, come per tutto il resto.
Santa Cruz, (TMNews) – In Bolivia 700mila bambini sono costretti a lavorare per aiutare le famiglie. Qui a Potosi, Alvaro, come altri 3mila coetanei, scende ogni giorno in miniera per un salario tra i 2 e i 9 euro. Sembra un paradosso ma questi piccoli operai chiedono di abbassare l’età minima per iniziare a lavorare: per loro è l’unico modo per avere gli stessi diritti e tutele degli adulti. “E’ molto duro: i rischi principali sono la caduta dal carrello o il crollo del tetto ed anche la dinamite”, dice Alvaro. I bambini lavoratori hanno fondato lo scorso anno un sindacato: l’UNATSBO che oggi conta 10mila iscritti. Chiedono parità di salari, diritto a cure mediche, ma soprattutto portare a 12 anni l’età minima per lavorare dagli attuali 14. “La prima cosa che ci serve è una legge specifica che protegga e difenda i nostri diritti violati”, chiede il 17enne José Mamani, che fa il sindacalista. Daza Rivera, fondatrice del sindacato spiega: “Il problema è economico: per molti di loro lavorare significa sopravvivere”.Secondo l’UNICEF, in Bolivia, un bambino su tre lavora. Per dare loro migliori prospettive, l’ONG Tierra Prometida ha organizzato corsi serali per i lavoratori-bimbi. Melissa ha 11 anni e grazie al progetto, sta imparando a leggere: “Agli altri bambini dico che devono studiare, superare gli esami per fare bene in futuro”. Il governo socialista di Evo Morales ha promesso di migliorare le condizioni di lavoro per questi giovani, ma non ha intenzione di modificare l’età minima per iniziare a lavorare legalmente.
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