“Amica mia”, una poesia di Anna Maria Scapolo
La luce accesa
sull’uscio di casa
nella solitaria campagna
e la tua vita
come sacrificio orante
in attesa
del prossimo viandante
assetato di verità.
Tu semplicemente offri
la presenza amica
di una madre
o una sorella
o solo donna
che ascolta il vibrare
dell’animo dolorante
nel turbine dell’esistenza.
Chissà
se anche tu piangi
tu
che sai consolare
chi non trova pace.
Quale segreta strada
ti fa assaporare il cielo?
Io lo vedo cupo
e non trovo ristoro
in questo deserto.
Solitudine o pienezza?
L’essenziale si vede che col cuore
e tu lo trovi
negli umili gesti
di quotidiane e piccole cose.
Tu
che nido non hai
lo fai trovare a me
viandante solitaria.
Il tuo pane
profuma di grano
di seme fecondo che muore
di spiga cullata dal vento
di attesa infinita di Dio
di pace cercata e goduta.
Amica mia
qual è il segreto del tuo andare?
Quale forza nascosta
sostiene il tuo cammino?
Quale mano sicura
guida i tuoi passi?
Dev’essere immensa
quella forza
Dev’essere grande quella mano
Dev’essere Dio.
Anna Maria Scapolo
Arriva in redazione questa poesia di Anna Maria e subito ne parliamo, io ed Angelo.
Possiamo pubblicarla? Ci chiediamo. Segue una telefonata di Angelo con Anna Maria che ci autorizza e spiega: “la protagonista di questa poesia è una mia amica reale che ha grandi problemi di salute ma che ha una enorme forza d’animo.”
Rileggo con Angelo le frasi che la compongono. Tentiamo di dare un significato alle singole parole. Ne discutiamo un po’ e poi, a casa, riprendo la poesia e sottolineo le parole:
sottolineo “luce” che è la parola chiave dei primi versi. La luce può essere salvifica al “viandante assetato di verità”. La luce generata dall’esempio della “vita” consumata come “sacrificio orante” della protagonista e che si dona appunto al “prossimo viandante”. La luce è lì in attesa, basta saperne cogliere l’energia perché il tormento del nostro cercare approdi alla verità, a chi “vede cupo il cielo”, a chi “non trova ristoro in questo deserto”.
E questa amica offre semplicemente la sua presenza, come “una madre o una sorella o solo donna”, capace appunto di ascoltare l’animo del viandante.
L’ascolto è la parola chiave dei versi che seguono ai primi. Ecco, basterebbe qualcuno che ascolti il vibrare del nostro “animo dolorante nel turbine dell’esistenza”.
Poi la domanda: piange chi sa consolare chi non trova pace? Quale la forza che “fa assaporare il cielo”, che permette di gustare (di trovare quindi) la verità (il cielo)?
Sarà la “solitudine” che è la condizione della protagonista (una donna sola) la risposta?
Oppure sarà la “pienezza”, la completezza che si raggiunge quando tutto si è dato e null’altro ancora si può dare?
Il segreto sta “negli umili gesti di quotidiane e piccole cose”, come il pane che “profuma di grano” perché prima è stato “seme fecondo”, già in quel seme c’era il destino di essere pane, come per noi, fin dal grembo materno c’è un destino che si compirà e che questo destino può essere cullato dalla vita come la “spiga cullata dal vento”.
Anna ha una risposta di fede alla forza che guida i passi sicuri dell’amica: una forza grande come Dio.
Rileggo quello che ho scritto e mi chiedo quale forza possa spingere Anna a scrivere questi versi ed avere il coraggio di renderli pubblici, di farli leggere ad altri.
La poesia può far molto. Può essere luce e farci scoprire sentimenti, stati d’animo, emozioni, passioni.
Le parole sono strumento decisivo perché gli esseri umani comunichino tra loro, scambino impressioni, riescano a capirsi, aprano i cuori di uno verso l’altro.
Comunicare, in fondo, ha un significato: “mettere in comune”. Anna, con questa poesia vuole dirci qualcosa. Forse l’esempio dell’amica malata che ha una grande forza d’animo nonostante tutto (o proprio per questo motivo) ci insegna che ogni vita può essere una luce, un esempio per gli altri e che sta a tutti noi cogliere la bellezza e l’insegnamento che ogni vita può dare.
Quel “…seme fecondo che muore/(per farsi)…spiga cullata dal vento” sono, insieme ad altri, due versi di sapida bellezza e verità. Ma tu lo sai che ho sempre apprezzato la tua fresca sapienza nell’accostare parole semplici a sentimenti profondi.
Bella e profonda la poesia. Chi asciuga e ascolta le lacrime di chi soffre (sia nel corpo che nell’anima)è sempre una persona speciale e “contagiosa” di bene. Stefania
Con l’augurio che tutti noi possiamo trovare “il segreto del nostro andare”….. Grazie Anna Maria per la tua bella poesia.
Una poesia profonda e sofferta per un distacco che verrà….mi ricorda molto una Grande Amica, mia Madre, l’ho capito tardi.
E le mie amiche, le mie tante e care amiche che negli anni mi hanno lasciata dopo lunghe malattie, con coraggio, serenità, addirittura mi hanno ringraziato per l’amicizia di lunghi anni,con il sorriso… per farmi credere che l’avrei rivista anche il giorno dopo, per non vedere il mio dolore del distacco.
Mi piange il cuore nel sapere che un’altra cara amica si sta incamminando su una strada di sofferenza che la porta lontano, nella luce.
A noi mancherà per sempre la loro luce, la voce, le risate, i pianti… troveremo un’altra amica che ci colmerà il dolore?
dimenticavo: stupenda la scelta dell’immagine
non mi permetto un commento, le parole mie sono inutili, solo esprimere che ho assaporato con emozione questi versi da cuore a cuore. Grazie amica mia, chiunque tu sia, grazie Anna Maria