Dalla parte della bellezza
Quanti sono gli operatori culturali della Valle San Martino? Quante le Associazioni culturali, quante biblioteche, quante pro loco da Vercurago a Pontida?
Pensiamo parecchie decine (ci sarà un censimento completo?). Me lo chiedevo ieri sera all’incontro promosso dall’Ecomuseo Val San Martino a Villa de Ponti a Calolziocorte.
Le Associazioni e gli operatori culturali erano veramente pochine ed è stato un peccato.
Un peccato perché poteva essere l’occasione per avere un confronto sul tema dell’attività ecomuseale e i progetti di valorizzazione dei beni culturali della valle.
Non possiamo farne una colpa a Fabio Bonaiti che in modo così appassionato e con i tanti limiti di risorse non adeguate a disposizione svolge da circa un anno il suo ruolo di coordinatore e cerca di perseguire l’obiettivo dell’Ecomuseo, ovvero di tutelare il patrimonio culturale e ambientale della Val San Martino.
Una missione abbastanza difficile vista la poca attenzione che tutti gli Amministratori, gli Enti, le Istituzioni (Provincia, Regione, Stato) hanno della cultura e dell’ambiente in Italia.
Ma ieri sera ci si poteva confrontare su alcuni piccoli ma importanti obiettivi. Ad esempio quello di mettere in rete il lavoro degli operatori e delle Associazioni culturali sul territorio, poter scambiare informazioni sulle attività e le iniziative che si svolgono nella valle in modo che i cittadini e i turisti possano avere la possibilità di essere informati e fruire dei beni culturali e ambientali del territorio.
UPper ha suggerito questa necessità, condivisa da tutti i presenti, come è parso necessario intrecciare maggiormente le informazioni con la rete Turistica della Valle.
Abbiamo chiesto di integrare nel prossimo calendario delle iniziative dell’Estate di San Martino (giunta quest’anno alla sua 21^ edizione) anche le proposte culturali promosse da singole Associazioni o da Promotori Culturali di tutti i Comuni della Valle per un’offerta più ricca di eventi.
Abbiamo anche ribadito la necessità di intervenire urgentemente su una emergenza che segnaliamo da diverso tempo alla Comunità Montana, ovvero la chiesetta di Santa Margherita sopra l’abitato di Monte Marenzo con affreschi del sec. XIV e XV, ed un ciclo pittorico straordinario per la nostra valle e il sito archeologico medievale individuato nelle campagne di scavo di 12 anni fa.
Fabio Bonaiti ha ben presente la situazione essendo stato con noi sul sito durante la presentazione della Guida Ecomuseale sulla Valle dei Castelli.
Non è più rinviabile un progetto di conservazione e valorizzazione che coinvolga la Proprietà (la Parrocchia di Monte Marenzo per la chiesa), la Comunità Montana che aveva individuato il sito come un luogo dell’Ecomuseo e dovrebbe indicare come conservare le strutture di accoglienza e informazione installate a suo tempo (ora fortemente degradate e danneggiate) e le Associazioni del territorio che si sono giù pronunciate disponibili a collaborare (e già lo fanno come noi di Upper, la Biblioteca e gli Alpini).
Bonaiti e Giovanna Virgilio, del Comitato scientifico dell’ecomuseo, hanno illustrato il lavoro di questi mesi per le sedi museali, gli itinerari, le emergenze e il Centro di documentazione.
Alcuni Operatori presenti (Legambiente) hanno colto l’occasione per denunciare l’interramento dell’antico muro (tra Vercurago e Lecco) e il distacco della targa che segnalava il confine tra lo Stato Veneto e quello di Milano. Dovrebbe essere compito anche dell’Ecomuseo intervenire sugli Enti competenti (Comuni e Provincia)per ripristinare il manufatto come lo era prima dei lavori di costruzione della pista ciclopedonale in zona lago e a ridosso della ferrovia.
Interessante la provocazione culturale dello Storico Angelo Borghi (per inciso uno degli Autori del libro Monte Marenzo tra storia, ambiente, immagini e memoria, edito dalla Biblioteca e dal Comune di Monte Marenzo nel 2000) che ha osservato il decadimento culturale della gente, degli Amministratori (spesso incompetenti) e degli intellettuali. Questi ultimi devono decidere con chi stare: se da una parte (il popolo) e guidare le scelte degli amministratori oppure essere strumento del potere, avallare scelte infauste a danno di ambiente, storia e cultura.
Stimolante provocazione che ha acceso un dibattito interessante ed interessato tra i presenti ieri sera.
Per quanto ci riguarda riteniamo che gli operatori culturali, le Associazioni devono sempre intervenire attivamente a tutela del paesaggio, dell’ambiente e dei beni culturali. In ogni frangente, come ad esempio nella programmazione urbanistica dei Piani di Governo del Territorio e “mettersi di traverso” se quei beni vengono minacciati.
Noi di UPper pensiamo che non ci si debba schierare dalla parte del popolo o da quella del potere. Dobbiamo schierarci a favore della bellezza.
Colgo di nuovo l’invito di Sergio e intervengo in merito alla serata di giovedì scorso in cui, in veste di coordinatore dell’Ecomuseo Val San Martino – carica che ricopro su incarico della Comunità Montana Lario Orientale-Valle San Martino dal 1° agosto 2011 – ho incontrato, insieme a Giovanna Virgilio membro del Comitato tecnico-scientifico, gli operatori culturali della valle ai quali avevo rivolto l’invito nell’ottica di proporre un’incontro/confronto utile a promuovere l’attività dell’Ecomuseo e a creare ulteriori collaborazioni e sinergie per la valorizzazione culturale del nostro territorio. Premetto pure che tale incontro faceva seguito a quello analogo, invece molto partecipato, del giovedì precedente e dedicato agli operatori della scuola che si erano mostrati molto interessati ai progetti di educazione e didattica ecomuseale.
E non a caso scrivo all’indomani dell’ultimo appuntamento della rassegna “Estate di San Martino” giunta alla sua XXI edizione e durata un mese intero, ovvero l’apertura con visita guidata alla collezione “Luigi Torri” di Caprino Bergamasco, peraltro pure ben riuscita con un folto ed interessato pubblico, poiché l’incontro in questione va opportunamente inserito in un più ampio e ricco contesto di iniziative che, come molti utenti di questo portale sanno, hanno toccato molte tematiche e più Comuni della Val San Martino (è vero, non quello di Monte Marenzo dove però eravamo stati il 2 settembre u.s., per presentare il quaderno ecomuseale “La valle dei castelli” e ragionare sul futuro del sito del Monte Santa Margherita, e dove ritorneremo per un incontro programmatico in tal senso).
Di sicuro, e in questo ha ragione Sergio, si è trattato di un appuntamento andato “a vuoto”, un’occasione sprecata; ma è stato l’unico, l’eccezione che ha confermato la regola. E, fortunatamente, nei numerosi incontri andati in scena in valle ho avuto comunque l’opportunità di incontrare e dialogare con diversi esponenti del panorama culturale della valle che non erano in sala giovedì scorso (solo per citarne alcuni, Amici di San Michele, Associazione La Gemma, Associazione Agorà, Amici di Ca’ Martì, Pro Loco Calolziocorte, Biblioteca di Caprino). Vediamo nel dettaglio chi invece era presente, che ringrazio di nuovo per la disponibilità e l’interesse dimostrato: Sergio Vaccaro (Associazione Upper), Laura Valsecchi (Associazione Le Tracce), Valerio Gelmi (Pro Loco Pontida), Battista Rondalli (Comitato Manzoniano), Gianfranco Brini (medico e scrittore, iscritto alla facoltà di scienze umane e interessato ad un approfondimento sul nostro ecomuseo per un suo esame). Tutte queste, realtà culturali della Val San Martino alle quali era strettamente rivolto l’incontro. Erano poi presenti alcuni esponenti “esterni”: Angelo Borghi e Emilio Amigoni (Associazione Culturale “Giuseppe Bovara” di Lecco), Pierfranco Mastalli (Legambiente), Giancarlo Giavazzi (Téra de Bèrghem).
Detto questo, esprimo alcune considerazioni. Come ho ben evidenziato nella mia presentazione, l’attività dell’Ecomuseo Val San Martino, pur risentendo pesantemente dei recenti tagli operati e della mancata pubblicazione dei bandi regionali di finanziamento, beneficia comunque del fatto di essere emanazione della Comunità Montana nonché dotato di una suggestiva sede (Villa de Ponti), di un centro di documentazione (da implementare), di un Comitato tecnico-scientifico, di una Consulta, di un funzionario di segreteria, di alcune collane di pubblicazioni, di un gruppo di operatori ecomuseali, di una ditta specializzata in servizi didattici e di un prestigioso riconoscimento regionale ottenuto nel 2008. In buona sostanza, sussistono le risorse essenziali di funzionamento e, rispetto ad altre situazioni, la situazione è positiva.
Quello che ancora manca (e non è una questione di soldi) o, meglio, rimane in buona parte da costruire, è il legame con la comunità di riferimento (il concetto di “specchio della comunità” enunciato dai teorici francesi dell’ecomuseo) che, pur distribuita su un comprensorio di nove comuni (e per questo, nel panorama degli ecomusei italiani, un po’ anomala), esiste almeno dal secolo XIV, più o meno la stessa epoca del muro di fortificazione minacciato, stando a quanto riportato da Borghi, Amigoni e Mastalli, da un intervento a lago mirato alla costruzione di una pista ciclabile (se devo essere sincero, vista la sollecitazione rivoltami dai tre studiosi durante l’incontro di intervenire in merito come istituzione ecomuseale – che non ha però funzioni di tutela deputate ad altri ma che può operare sul piano della segnalazione e sensibilizzazione – avrei però preferito venirne a conoscenza prima delle allarmistiche dichiarazioni rilasciate ai giornali, talvolta più dannose di quanto si denuncia se è vero che si è registrato un tentativo di furto della lapide confinaria inserita nelle murature). Tornando al legame tra ecomuseo e popolazione, occorre sottolineare che l’Ecomuseo vive e si radica nella misura in cui la comunità, attraverso le sue espressioni e componenti, lo alimenta sentendolo proprio. Per un ecomuseo questo risulta essere l’obiettivo più strategico, irrinunciabile e vitale, ma anche più difficile da attuare. Un ecomuseo chiuso nelle stanze di Villa de Ponti non avrebbe senso, occorre “sporcarsi le mani” con il territorio. Ed io, nel mio piccolo, sfruttando una fitta rete di relazioni che ho costruito negli ultimi vent’anni vivendo in alta e lavorando nella bassa Val San Martino, con l’ausilio di tutta l’équipe del Comitato tecnico-scientifico e dell’Assessore delegato, sto cercando di lavorare in tal senso, pur con tutti i limiti del caso.
In questa direzione sono perciò auspicabili un maggiore e reciproco scambio di informazioni, ulteriori occasioni di incontro e, sicuramente, anche una diversa concezione della rassegna “Estate di San Martino” (va però detto che quest’anno, per la prima volta, l’Ecomuseo ereditava una manifestazione che è sempre stata appannaggio del settore cultura, istituzionale, della Comunità Montana con una sua specifica fisionomia) che dovrebbe gradualmente scorrere da palinsesto di eventi organizzati e proposti dalla Comunità Montana ad un cartello di iniziative costruito anche, e soprattutto, sulla base di quanto proposto “dal basso” ovvero dalle realtà culturali della valle, intercettandolo, valorizzandolo e rilanciandolo su scala più ampia.
Quanto, infine, alla “provocazione” di Angelo Borghi (a tal proposito, anch’io ho avuto l’onore di partecipare con un contributo al volume “Monte Marenzo tra storia, ambiente, immagini e memoria”!), come ho cercato di spiegare durante l’interessante discussione (che si discostava però molto dalle finalità, per lo più pratiche ed operative, della serata che Sergio definisce, appunto, “piccoli ma importanti obiettivi”), io non ho una visione così pessimistica della situazione. Non credo ci sia stato un così drastico peggioramento della sensibilità culturale di amministratori, intellettuali e cittadini. Anzi, se ripercorro con lo sguardo gli ultimi vent’anni che mi hanno visto muovere i miei primi passi nel mondo dei beni culturali e della ricerca da neolaureato sino ad oggi, mi sembra invece che molto sia cambiato, e in meglio. Ad esempio, un progetto così importante come quello ecomuseale è proprio frutto dell’impegno e della lungimiranza di molti amministratori che si sono prodigati per lo sviluppo culturale della Val San Martino dalla seconda metà degli anni Novanta ad oggi. Lo stesso vale per il rilancio del complesso di Santa Maria del Lavello o per la politica culturale che da anni viene efficamente portata avanti in quel di Monte Marenzo, e potrei continuare. Certo, si può fare di più e meglio e non mancano errori passati e presenti. Ma la strada è quella giusta, purché abbattendo la logica “degli orticelli” si riesca a fare “rete”. Parola che non piace ad Angelo Borghi, ma d’altra parte a me non piace nemmeno il concetto, che trovo un po’ ideologico e superato, dell’intellettuale “militante” diviso tra potere e popolo. E allora sono concorde con Sergio: occorre veramente schierarsi tutti ma dalla stessa parte, quella della “bellezza”!