Daniel nell’Incredible India
Abbiamo un upperino in trasferta. Daniel Fasolin è in viaggio di lavoro nello stato del Tamil Nadu, nel sud-est dell’Unione Indiana. Gli abbiamo chiesto ti tenere un piccolo diario per il nostro sito. Questo è il primo invio al quale, speriamo, ne seguiranno altri. Da sottolineare l’incredibile coesistenza del sentimento religioso praticato.
Volevo cercare di scrivere qualcosa di più organico per l’India, ma non riesco, quindi accolgo volentieri il tuo invito e provo a buttar giù due righe, cosa che farò anche nei prossimi giorni magari con qualche fotografia.
Molto spesso ho visto manifesti dell’ente del turismo indiano che dicevano “Visit incredible India”. Concordo, l’India è “incredible”.
L’India è così, un paese-contraddizione: per ogni cosa che vedi, sicuramente trovi anche l’esatto contrario. Se percorri una strada vedi qualche baracca, vecchi negozi rinchiusi all’interno di pseudoscantinati, venditori ambulanti di qualsiasi genere alimentare, e l’ultima frontiera degli hotel 5 stelle, un mega palazzone da decina e decine di piani extra lusso.
Probabilmente un gran numero di indiani fa fatica anche a mantenere un’adeguata condizione di igiene personale, ma tutte le mattine incontro decine di persone intente a pulire un’automobile.
L’India è così, caotica. Un caos allucinante. Certe volte all’interno dei negozi ti rimbalzano da una cassa e all’altra e tu giri per mezz’ora con la speranza di riuscire a pagare ed uscire. Nella guida automobilistica si raggiunge il perfetto equilibrio tra ordine e disordine: ci sono poche segnaletiche orizzontali e verticali, ognuno occupa il tratto di strada maggiormente libero e suona continuamente il clacson (il tema del caos ritorna) per segnalare la propria presenza. Un continuo strombettio, senza soluzione di continuità, con altrettanti continui cambi di direzione e corsia. In tutto questo, però, la percentuale di incidenti è veramente bassa. Incredibile.
L’India poi presenta molti problemi di integrazione sociale, dati i muri nelle relazioni, eretti principalmente dall’appartenenza a diverse classi. Nonostante questo ho assistito ad un momento di integrazione veramente eccezionale.
Ogni venerdì alle 10, nel mio ufficio, c’e’ la preghiera comunitaria. Ci si presenta tutti scalzi di fronte ad un altarino dove sono posizionati un ritratto di Gesù Cristo, un simbolo Indù e un simbolo Musulmano. Vengono intonate alcune preghiere Indù, ma dentro se stesso ognuno prega il suo Dio. Alla fine si forma una piccola processione per rendere omaggio al simbolo della propria religione, si prende un dolcetto e si torna al proprio posto.
Non c’e’ niente da fare, l’India ti tocca da vicino. Incredible, India.
ciao Daniel, ti invidio
in questo momento mi hai fatto sentire una forte nostalgia delle mie due nipotine che sono proprio in questi giorni a trovare i nonni paterni a Bangalore, quasi vicini a te.
Hai saputo veramente trasmettere con vivacità tutte le belle e incredibili contraddizioni della vita indiana
ti saluto, marilena