I diritti (e i doveri) dei bambini
Chi frequenta il mercato settimanale a Monte Marenzo stamattina si è imbattuto in un gruppo di bambini che distribuiva alcuni volantini colorati.
“Cos’è?” Chiedeva la gente. I bambini, che sono i nostri alunni delle quinte della scuola primaria di Monte Marenzo, sotto l’occhio vigile delle loro Insegnanti, spiegavano: “Sono i diritti dei bambini”. “E’ per la giornata dei diritti dei bambini” qualcuno completava l’informazione, “Abbiamo fatto un lavoro in classe sui diritti e sui doveri dei bambini nel mondo e in Italia. Tutti hanno diritto alla famiglia, alla scuola, a non lavorare, a giocare…”.
“E i doveri quali sono?” Chiedo ad una bambina che mi sta dando un foglietto giallo. Mi risponde pronta “Il dovere di andare a scuola”. Sorrido. E’ vero, andare a scuola è un diritto ma è anche un dovere.
Altri bambini fermano altre persone, ognuno si affanna a dire la sua. Sui foglietti colorati sono riprodotti i loro disegni: su una facciata il “diritto” di fare una cosa, sull’altra Il “dovere” del bambino di fronte ad una determinata situazione.
La gente del mercato, ambulanti ed acquirenti, si ferma, li ascolta, si ferma a guardare i pannelli installati all’ingresso del bar “la Fornace” che ha gentilmente ospitato l’iniziativa delle classi quinte.
Su due cartelloni con intorno palloncini colorati, sono incollati ritagli di giornale con le notizie dall’Italia e dal mondo. Da una parte i “Diritti”, ovvero le notizie buone, quando i diritti dei bambini vengono rispettati, dall’altra i “Rovesci”, le notizie terribili, quando i diritti vengono calpestati.
La nostra attenzione va su questi ultimi e fa impressione che accanto a notizie di diritti negati dal mondo in guerra (Siria, Mozambico…) o nei Paesi dove la mortalità infantile per malattie e fame ha numeri spaventosi, c’è anche un’Italia dove non mancano episodi di maltrattamenti o fenomeni di degenerazione (alcolismo), o vicende assurde anche vicino a noi (Brescia) con i bambini lasciati a digiuno in mensa o costretti a percorrere a piedi una tangenziale per andare a scuola, colpevoli di essere solo figli di genitori che non pagavano le rette scolastiche.
La gente parla, i bambini sono eccitati dal loro ruolo di informatori. Anche le Insegnanti possono ritenersi soddisfatte. “Una cosa piccola”, dice una di loro, per ricordare la XXIII Giornata per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (20 novembre p.v.). Noi invece pensiamo che sia una iniziativa significativa: educare non solo a scuola ma tra la gente e con la gente del proprio paese, un modo per crescere consapevoli di essere parte di una comunità con “diritti speciali” perché si è bambini, e quindi da proteggere, e con “piccoli doveri”, perché tutti devono fare la propria parte.
Stamattina guardo l’articolo pubblicato ieri sera. Nessun commento. Poi guardo in alto appena sotto il titolo e mi accorgo che nel giro di poche ore ci sono ben 34 “mi piace”. 🙂
34 persone che hanno un profilo facebook hanno letto, giudicato, e hanno cliccato sull’apposito spazio per dire “Sì, mi piace”, “mi piace” questa iniziativa dei bambini e della scuola, “mi piace” che gli stessi bambini scrivano dei loro diritti e dei loro doveri, “mi piace”…
infatti… cosa c’è dietro quel “mi piace”?
Anche se un po’ sbrigativo quel “mi piace” basta a dire che si è d’accordo, che l’articolo ha incontrato l’interesse della persona che lo ha letto, o chissà quale altro motivo.
Ecco sì, “mi piacciono” quei tanti “mi piace” cliccati. Continuate a farlo e, se volete, spiegate perché “vi piace”.