Referendum sui costi della politica, con qualche dubbio
In questi giorni un numero discreto di persone telefona in comune per sapere se è possibile sottoscrivere il referendum per abrogare la diaria dei parlamentari. Ovviamente i moduli ci sono e l’ufficio segreteria, sempre attento a garantire l’esercizio dei diritti istituzionali, si è attivato per averne altri in caso di esaurimento.
Pensiamo di fare cosa utile pubblicando il seguente vademecum, non tralasciando alcuni dubbi che la raccolta delle firme sta suscitando.
PROMOTORI: neonata formazione politica (?) denominata Unione Popolare.
QUESITO REFERENDARIO: abolire il compenso (diaria) riconosciuto ad ogni parlamentare a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma, sulla base della legge n.1261 del 1965. La diaria ammonta a 4.003,11 euro mensili. Tale somma viene ridotta di 206,58 euro per ogni giorno di assenza del deputato da quelle sedute dell’Assemblea in cui si svolgono votazioni, che avvengono con il procedimento elettronico.
TERMINE ULTIMO PER SOTTOSCRIVERE: i promotori invitano i comuni a restituire i moduli firmati entro il 31 luglio, quindi per firmare è possibile recarsi in comune sino al 30 luglio.
I DUBBI:da più parti si sottolinea che le firme potrebbero essere inutili in quanto il quesito sarebbe rigettato dalla Corte Costituzionale. Infatti, il dettato dell’articolo 31 della legge n. 352 del 25 maggio 1970 stabilisce che “Non può essere depositata richiesta di referendum nell’anno anteriore alla scadenza di una delle due Camere e nei sei mesi successivi alla data di convocazione dei comizi elettorali per l’elezione di una delle Camere medesime”. Considerato che l’anno prossimo giunge a scadenza naturale l’attuale legislatura e si andrà alle elezioni, il referendum non potrà essere svolto.
Un ottima trovata pubblicitaria direi!!
Un argomento che nell’attualità è di sicuro impatto emotivo.
L’utilizzo di social network come facebook e tweeter di grande diffusione e a costo zero.
L’illusione della partecipazione attiva attraverso le firme per un referendum (probabilmente inutili).
E si, siamo ancora nell’era del marketing ….. 🙂