Si scrive acqua e si legge democrazia. Appello del Comitato lecchese per l’acqua pubblica e i beni comuni
Riceviamo e pubblichiamo l’appello ricevuto dal Comitato lecchese per l’acqua pubblica e i beni comuni.
Il Governo Monti intende approvare un decreto sulle strategie di liberalizzazione e ieri già diversi quotidiani riportavano stralci della bozza di decreto .
Stando al testo attuale, l’attacco al risultato referendario dello scorso giugno è diretto e soprattutto indirizzato verso la possibilità di ripubblicizzazione del servizio idrico.
Così come continua a non essere rispettato l’esito del secondo referendum che prevede la fine dei profitti sull’acqua (attraverso l’eliminazione della remunerazione del capitale investito), ora il Governo vuole mettere la parola fine alla possibilità di una gestione direttamente pubblica e partecipata dalle comunità locali del servizio idrico integrato, proseguendo con la sua consegna alle società per azioni.
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APPELLO
“GIU’ LE MANI DALL’ACQUA E DALLA DEMOCRAZIA!”
Il 12 e 13 giugno scorsi 26 milioni di donne e uomini hanno votato per l’affermazione dell’acqua come bene comune e diritto umano universale e per la sua gestione partecipativa e senza logiche di profitto.
Le stesse persone hanno votato anche la difesa dei servizi pubblici locali dalle strategie di privatizzazione: una grande e diffusa partecipazione popolare, che si è espressa in ogni territorio, dimostrando la grande vitalità democratica di una società in movimento e la capacità di attivare un nuovo rapporto tra cittadini e Stato attraverso la politica.
Il voto ha posto il nuovo linguaggio dei beni comuni e della partecipazione democratica come base fondamentale di un possibile nuovo modello sociale capace di rispondere alle drammatiche contraddizioni di una crisi economico-finanziaria sociale ed ecologica senza precedenti.
A questa straordinaria esperienza di democrazia il precedente governo Berlusconi ha risposto con un attacco diretto al voto referendario, riproponendo le stesse norme abrogate con l’esclusione solo formale del servizio idrico integrato.
Adesso, utilizzando come espediente la precipitazione della crisi economico-finanziaria e del debito, il Governo guidato da Mario Monti si appresta a replicare ed approfondire tale attacco attraverso un decreto quadro sulle strategie di liberalizzazione che vuole intervenire direttamente anche sull’acqua, forse addirittura in parallelo ad un analogo provvedimento a livello di Unione Europea che segua la falsariga di quanto venne proposto anni addietro con la direttiva Bolkestein. In questo modo si vuole mettere all’angolo l’espressione democratica della maggioranza assoluta del popolo italiano, schiacciare ogni voce critica rispetto alla egemonia delle leggi di mercato ed evitare che il “contagio” si estenda fuori Italia.
Noi non ci stiamo.
L’acqua non è una merce, ma un bene comune che appartiene a tutti gli esseri viventi e a nessuno in maniera esclusiva, e tanto meno può essere affidata in gestione al mercato.
I beni comuni sono l’humus del legame sociale fra le persone e non merci per la speculazione finanziaria.
Ma sorge, a questo punto, una enorme e fondamentale questione che riguarda la democrazia: nessuna “esigenza” di qualsivoglia mercato può impunemente violare l’esito di una consultazione democratica, garantita dalla Costituzione, nella quale si è espressa senza equivoci la maggioranza assoluta del popolo italiano.
Chiediamo con determinazione al governo Monti di interrompere da subito la strada intrapresa.
Chiediamo a tutti i partiti, a tutte le forze sociali e sindacali di prendere immediata posizione per il rispetto del voto democratico del popolo italiano.
Chiediamo alle donne e agli uomini di questo paese di sottoscrivere questo appello e di prepararsi alla mobilitazione per la difesa del voto referendario.
Oggi più che mai, si scrive acqua e si legge democrazia.
Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
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COMITATO LECCHESE PER L’ACQUA PUBBLICA E I BENI COMUNI
COMUNICATO STAMPA:
I SINDACI E LA GESTIONE DELL’ACQUA NELL’ATO DI LECCO: IL DANNO E LA BEFFA
Il Comitato Lecchese per l’Acqua Pubblica e i Beni Comuni ha indirizzato ai Sindaci della provincia di Lecco una lettera con richiesta di pubbliche scuse nei confronti dei cittadini rappresentati, perché per l’ennesima volta sono state prese decisioni sbagliate in merito al governo dell’acqua e dei servizi annessi. Decisioni, peraltro, rese inutili addirittura dal Governo Monti.
Ci riferiamo alla votazione con cui lo scorso 20 dicembre l’Assemblea dei Sindaci dell’ATO di Lecco ha deciso a stragrande maggioranza (con la meritevole eccezione dei Comuni di Cernusco Lombardone, Ballabio, Calco e Bulciago) di sopprimere la cosiddetta Autorità ATO, ovvero l’organismo preposto al governo del servizio idrico nel territorio della provincia di Lecco, sostituito con l’Ufficio d’Ambito provinciale.
Nelle ultime settimane avevamo fatto più volte presente ai Sindaci che la soppressione dell’Assemblea dell’ATO non era né urgente né necessaria. Infatti, in Lombardia, la scadenza formale al 31.12.2011 (che avrebbe fatto eventualmente scattare il commissariamento) valeva solo per chi non avesse ancora effettuato l’affidamento del servizio. Caso che non riguardava l’ATO di Lecco che il suo affidamento, seppur temporaneo, l’aveva realizzato, in capo a Idrolario.
Ai Sindaci sarebbero bastati solo pochi giorni di attesa per evitare di incappare in questa ennesima figuraccia. Infatti, successivamente al 20 dicembre, il Governo Monti col decreto Milleproroghe ha deciso di rinviare la soppressione delle Autorità ATO al 31 dicembre del 2012.
Insomma al danno conseguente alla cessione di titolarità di poteri ad un fantomatico Ufficio d’Ambito provinciale (ma che fine faranno le province?), si aggiunge la beffa di decisioni inopportune nonché palesemente imprudenti.
Non vorremmo che la scelta affrettata e inopportuna per la soppressione dell’Autorità ATO, fosse motivata dall’ansia di consegnare l’acqua ad una società, Lario Reti Holding, organizzata in multiutility (gas, acqua, energia e … forse telecomunicazioni) e in quanto tale votata al profitto e alle logiche di mercato, con molto probabili futuri accorpamenti ad altre società più grandi e relative quotazioni in Borsa. Ci riferiamo al progetto di spin-off per creare la nuova società (l’ennesima, di cui non si sente il bisogno), che sarebbe denominata Idroservice. Saremmo in presenza del classico repertorio che condurrebbe nei fatti ad una “privatizzazione”, anche se formalmente pubblica.
Col progetto Idroservice i Sindaci si farebbero beffe della Costituzione e dello “spirito referendario” che ha sancito che i profitti devono stare fuori dall’acqua e che l’acqua deve stare fuori dal mercato e deve essere gestita in modo partecipativo.
COMITATO LECCHESE PER L’ACQUA PUBBLICA E I BENI COMUNI
Lecco, 10 gennaio 2012