Per non morire di burocrazia
La discutibile trasparenza e correttezza delle azioni svolte dalla pubblica amministrazione in, purtroppo, parecchie circostanze, è tra le cause maggiori della profonda crisi di credibilità delle istituzioni.
Le questioni sono complesse, ma è possibile semplificarle in due o tre ragionamenti.
Per colpire le azioni dolose e disoneste che tanto male, morale ed economico, stanno facendo al nostro Paese, ci sono leggi precise e confidiamo siano applicate sempre con il massimo di rigore e giustizia.
Ci sono poi le regole della democrazia, per consentire la partecipazione e rappresentatività più ampia possibile alla vita civile e politica, dove il nostro Paese non è secondo a nessuno grazie ad una straordinaria Carta Costituzionale e alle leggi e statuti che ad essa si ispirano.
Su tutto incombe, come il Moloch della tradizione mesopotamica, come Il Nulla della Storia Infinita, un apparato burocratico che svuota le leggi più avanzate, mortifica le migliori professionalità, zavorra le più geniali progettualità.
E non si può affermare che questa burocrazia, nella sua accezione più ampia, sia di casa solo nella pubblica amministrazione. Da sempre la fa da padrona anche nelle grandi aziende (avete mai provato ad avere qualche banale contenzioso con ENEL, Telecom, INPS, ecc.?) e nelle grandi organizzazioni. Siamo al paradosso di vedere provvedimenti normativi per alleggerire e sveltire le procedure, per assicurare la necessaria trasparenza, che finiscono essi stessi a produrre norme, procedure, ulteriori mansioni e competenze agli uffici.
Sono riflessioni (non esternate) fatte in Consiglio comunale di Monte Marenzo l’altra sera durante la discussione sul regolamento dei controlli interni del comune, da approvare per obbligo di legge entro il 10 marzo. Un regolamento fatto bene e preciso, grazie all’impegno del Gruppo di lavoro statuto e regolamenti e, in particolare dal suo presidente Pierluigi Ravasi. Aldilà della bontà del provvedimento, ancora una volta si mette in piedi una serie di adempimenti burocratici e di controlli che già venivano sostanzialmente svolti, e che ora sono dilatati in modo ridondante. Da quello finanziario, alla legittimità degli atti, ai tempi di attuazione dei procedimenti amministrativi. Procedure che comunque non hanno sempre consentito alla macchina amministrativa di funzionare al meglio e senza intoppi.
Siamo tutti d’accordo che non esiste una soluzione facile e a portata di mano, ma nemmeno possiamo accettare, per esempio, la finzione istituzionale di insediare un Ministero per la semplificazione e nessuno, dico nessuno, si è accorto in quale ambito e circostanza si è manifestata la tanto decantata semplificazione. Fatta salva la buffonata di Calderoli, emulo di Guy Montag del celebre Fahrenheit 451, che ha mandato al rogo scatoloni di ammuffite copie delle gazzette ufficiali giacenti da anni presso i ministeri.
Ci vuole ben altro. Ristabilire un rapporto di fiducia tra Stato e cittadino faber, fare poche leggi quadro che indichino indirizzi e obiettivi e lasciare alle soggettività socio-economiche la responsabilità di attuarli, ripensare il ruolo e il numero delle istituzioni e dei centri decisionali per evitare duplicazioni e sovrapposizioni, formare in modo permanente il personale e rifondare gli strumenti alla luce della civiltà digitale, e così via.
Compiti non certo alla portata di un piccolo comune, tuttavia compiti nei quali bisogna svolgere una parte attiva, pena il declino dell’intero assetto delle regole democratiche.
Mentre la burocrazia si occupa di rendere sempre più difficile il rapporto tra pubblica amministrazione e cittadino e appare inetta, inefficiente e incapace bisogna anche rilevare che in quanto alle retribuzioni é riuscita ad arrivare a livelli assurdi e sconosciuti al resto del mondo. Un esempio: il presidente dell’INPS gode di uno stipendio di circa 900.000 Euro l’anno. E non gli basta perché sta anche in circa 20 consigli di amministrazione con relative prebende.
Follie! Ma come lui ce ne sono molti nel nostro Paese.
Tutto ciò perché gli alti burocrati mettono mano nelle bozze e nelle stesure delle leggi che il Parlamento fa inserendo qua e là commi vari a loro beneficio.
Ritenete anche voi, come io comincio a pensare, che non sia più possibile uscire da questa situazione senza una vera e propria rivoluzione?