Se Gaber è Gaber
Merito di Àndech, la giovane associazione culturale di Monte Marenzo, e di Simone Rota della Fondazione Gaber, oltre che nostro concittadino, aver portato lo spettacolo Gaber se fosse Gaber all’auditorium “Don Renato Mazzoleni” di Cisano B.sco (purtroppo a Monte non c’è uno spazio teatrale).
Inoltre, onore a loro per aver organizzato la serata in modo eccellente, con un, come si dice adesso, sould out da grandi occasioni.
Gaber se fosse Gaber di Andrea Scanzi è il racconto per immagini e canti della vita artistica e intellettuale del grande autore milanese, scomparso dieci anni fa. Su un palcoscenico spoglio (una sedia e le ombre elettroniche di un proiettore), è lo stesso Andrea Scanzi, giornalista e attore, a svolgere il filo rosso di un percorso intenso e creativo, segnato da accelerazioni e strappi, sempre in bilico tra furibonde dissacrazioni del degrado civile a momenti intensi di storie minimali, mai scontate, sempre, come per De André, navigando in direzione ostinata e contraria.
Comprimere un’esperienza poetica complessa come quella di Giorgio Gaber in meno di due ore è un compito non facile, superato felicemente da Scanzi che ha concentrato il suo lavoro principalmente su quella formula inedita di Teatro Canzone, geniale creazione del mai incrinato sodalizio Gaber – Luporini.
Passare in pochi minuti da Torpedo blu a Io non mi sento italiano fa venire le vertigini, soprattutto per l’addensarsi ineluttabile di un pessimismo sempre più fosco, di un crescendo feroce contro il degrado devastante delle relazioni pubbliche e interpersonali. Eppure – io almeno la vedo così – , nel Signor G. mai, neppure nei momenti più foschi, viene meno l’amore per l’uomo in sé, per la sua intima e disarmata umanità.
E tutto il resto non gli interessa più, per il disgusto c’è una sola medicina, “… la lontananza è l’unica vendetta, è l’unico perdono”.
Grazie Upper per la recensione e l’affetto! Come Gaber, Andech ha voluto e vuole “agitare” il territorio. A presto. Simone Rota