Tares batte Imu 2 – 0
E’ così. Mentre la politica nazionale si dilania sul tema Imu sì Imu no, senza peraltro giungere ad una soluzione, i comuni in queste settimane sono costretti ad applicare il nuovo sistema tariffario sul ciclo integrato dei rifiuti (TARES, tassa rifiuti e servizi).
Ed è una botta, una vera e propria botta tra capo e collo che arriva sui cittadini, e farà assai male.
Andiamo per ordine. La legge 158 del lontano 1999, non applicata dalla stragrande maggioranza dei comuni, soprattutto quelli piccoli, cambia profondamente la precedente normativa (TARSU), soprattutto nella formazione delle voci che compongono il costo del servizio, nella base imponibile dove ai metri quadrati si aggiunge il parametro dei componenti la famiglia, nel metodo di calcolo delle utenze non adibite ad abitazione (attività produttive, negozi, esercizi pubblici e così via).
In sostanza la legge sta in equilibrio su tre gambe:
- il costo del servizio deve essere calcolato su tutte le voci di bilancio che concorrono alla gestione del servizio (prima alcune spese potevano essere escluse, ed erano escluse);
- la tariffa dei contribuenti deve coprire al 100% questi costi (prima non era così e a Monte Marenzo, più del 10% del costo del servizio, era finanziato con altre tasse, tipo IRPEF e IMU);
- la tariffa deve essere progressiva e coerente con la capacità di ogni superficie di produrre rifiuti. La progressività e la capacità di produrre rifiuti è determinata, per gli alloggi ad uso domestico, dalla combinazione dei metri quadrati col numero dei componenti che vi abitano, mentre per le attività dalle superfici soggette alla tassa dei rifiuti urbani rapportate alla capacità di produrre rifiuti. Capacità calcolata sulla base di modelli statistici e tabelle ministeriali (prima non era così e le utenze diverse dalle abitazioni erano calcolate in modo forfettario, indipendente dalle attività che svolgevano e dai rifiuti assimilabili agli urbani che producevano).
Nel 2011 il governo Monti impone ai comuni di introdurre il nuovo sistema a partire dal 2013 (e questo può andar bene), ma, contemporaneamente, ci attacca lo 0,30 centesimi al metro quadrato, quale tassa da destinare direttamente alle casse dello Stato ( scelta sciagurata).
Tutto questo ha prodotto il piano TARES che il Consiglio comunale di Monte Marenzo ha approvato ieri sera, con il voto contrario della minoranza Insieme si può Lega Nord.
Le risorse necessarie per gestire la raccolta, trasporto, smaltimento, riciclo, contabilità e quant’altro serve a garantire il ciclo integrato dei rifiuti a Monte Marenzo, a tutt’oggi, ammontano a 175.338,96€, così articolate:
Costo del sacco trasparente, pulizia ambientale, costo del cassone ingombranti | 69.147,99 |
Costo della differenziata, trattamento e riciclo (umido, sacco viola, contenitori del Centro raccolta via S. Alessandro, vetro, pile, farmaci, oli, cartoni negozi, elettrodomestici, ecc.) | 71.429,39 |
Costi della gestione amministrativa e contabile | 22.961,87 |
Costi ammortamento investimenti | 7.497,54 |
Minori entrate per le riduzioni previste dal regolamento | 4.302,17 |
Questi sono gli oneri a cui bisogna fare fronte per mantenere il servizio come lo conosciamo. In più i cittadini contribuenti dovranno sborsare: a) circa 8.000 euro per l’addizionale provinciale pari al 5%, b) circa 40.000 (!) euro per la maggiorazione del 0,30 centesimi per metro quadrato che va allo Stato.
Ma, come ha dichiarato l’assessore al Bilancio Ornella Chiari in sede di discussione consiliare (a margine pubblichiamo integralmente il suo intervento): “Il dato più eclatante è rappresentato dal fatto che prima, con la TARSU, si aveva un margine di discrezionalità nel ripartire il carico tributario tra le famiglie e le attività economiche. Quindi si era scelto che le prime dovessero contribuire al sostegno del servizio per il 45%, mentre le seconde (industrie, negozi, esercizi pubblici, ecc.) per il 55%. Ora la legge della TARES introduce un meccanismo dove bisogna rispettare la quantità effettiva di rifiuti prodotti per singola tipologia, applicando parametri stabiliti dalla norma per i comuni del Nord fino a 5.000 abitanti. Pertanto, a Monte Marenzo, questo meccanismo ha prodotto il seguente risultato: l’82% del costo del servizio sarà a carico delle utenze domestiche, mentre le utenze non domestiche copriranno il rimanente 18%”.
La discussione in Consiglio si è concentrata proprio su questo aspetto. Annamaria Mangili ha chiesto di riportare a carico delle attività una quota del costo, per alleggerire la tariffa di alcune fasce delle utenze domestiche. L’ufficio economico finanziario del comune ha espresso parere negativo su questa proposta, condiviso anche dalla maggioranza, perché ottenuto senza applicare un metodo di calcolo razionale, oggettivo, adeguatamente motivato, come invece la legge 158/1999 richiede.
Ma al di là della legge, è problematico anche caricare oltre il dovuto le tariffe di alcune attività commerciali e di alcuni pubblici esercizi, considerato che con la TARES non se la passeranno meglio delle abitazioni. Basti sottolineare che per i ristoranti/pizzerie la tariffa per 100 mq. passerà da circa 290 euro a circa 950, mentre frutta/verdura/fiori, che in precedenza versavano circa 450 euro di TARSU, dovranno sborsare quasi 1.100 euro.
E le abitazioni? Precedentemente la tassa annuale calcolata su una superficie di 100 mq. era di circa 75 euro. La TARES imprimerà una fortissima impennata della tariffa, applicata in proporzione ai mq.e ai componenti il nucleo familiare. Con qualche approssimazione i risultati saranno questi: 1 componente 110 €, 2 componenti 190 €, 3 componenti 230 €, 4 componenti 270 €, per arrivare a 6 componenti e oltre, dove la tariffa si aggirerà su circa 380 €.
La domanda che si rincorreva tra i consiglieri era: che fare per fronteggiare questo nuova fase del servizio?
L’assessore Chiari ha messo lì alcune proposte:
- fare pressioni sul Governo per togliere lo 0,30 centesimi per mq. che, come abbiamo visto, per Monte Marenzo equivalgono a circa 40.000 euro;
- avviare con urgenza un progetto tra comuni e la SILEA, società pubblica per la gestione dei rifiuti,che abbia come obiettivo l’organizzazione di un servizio in grado, in qualche misura, di calcolare la produzione di rifiuti per ogni singolo utente. Così uno pagherebbe esattamente quanto produce e il sistema premierà economicamente i comportamenti virtuosi;
- a livello legislativo è necessario equilibrare meglio la pressione tra i vari livelli di tassazione. Se gruppi di cittadini pagano profumatamente dei servizi di qualità, che proteggono l’ambiente e non sprecano materie prime riutilizzabili, devono vedersi attenuare la pressione fiscale su altre voci. Inoltre, bisogna accelerare il divieto di produrre una quantità esagerata di imballaggi.
- a livello locale, ipotizza Ornella, valutiamo l’opportunità di prevedere un piccolo versamento quando si accede al Centro di raccolta per il conferimento nei contenitori (ingombranti, verde, carta, ecc.). Questa soluzione avrebbe il vantaggio di far diminuire il costo del servizio posto a carico di tutti gli utenti, trasferendo l’onere, giustamente, su chi più utilizza la stazione ecologica.
Altri ragionamenti si dovranno fare e il contributo di idee e proposte dei cittadini sarà decisivo per mantenere nel tempo un servizio di qualità ed economicamente sostenibile.
Riportiamo il prospetto di calcolo delle tariffe e la relazione dell’assessore Chiari svolta in Consiglio comunale.
Prospetto calcolo tariffe:
Presentazione dell’assessore Ornella Chiari:
Questa sera, con l’introduzione della TARES (acronimo di tassa rifiuti e servizi) non si procede ad un semplice restyling della precedente TARSU, ma si pongono le basi per cambiare in profondità l’organizzazione e la gestione del servizio di raccolta, trasporto, smaltimento, riciclo, dei rifiuti. Anzi, si rende necessario cambiare in profondità, altrimenti una tassa pensata per essere più equa rispetto al differente status che esiste tra i cittadini e tra le imprese, finirebbe per creare delle disparità difficilmente tollerabili.
Considerato che non abbiamo mai rinunciato alla nostra responsabilità di amministratori, che comporta l’onere di applicare le leggi della Repubblica, anche le più gravose, non intendiamo sottrarci nemmeno questa volta. Così come non vogliamo edulcorare l’argomento in discussione, e quindi sentiamo l’obbligo di dire con franchezza che questa tassa sarà per i cittadini assai pesante.
I consiglieri comunali hanno preso visione dei documenti preparatori e quindi converranno che l’analisi e la proposta per l’introduzione della TARES si fonda su un lavoro estremamente scrupoloso e puntuale svolto dal nostro Ufficio Tributi, in modo specifico nella figura della ragioniera Romina Zenti.
Gli articoli e i parametri imposti dalla legge 158 del 1999 sono stati filtrati attraverso la situazione oggettiva di Monte Marenzo. La banca dati della TARSU fatta migrare e riparametrata in conformità alla TARES, riclassificate le superfici non domestiche, individuate e contabilizzate le voci che il dpr indica per ottenere il costo del servizio, ricalcolate le tariffe per ottenere la copertura di legge, e così via.
Innanzitutto si è steso il regolamento applicativo del nuovo tributo, cercando di salvaguardare alcune regole presenti nel regolamento della Tarsu e che hanno dimostrato la loro utilità, sia nell’organizzazione del servizio, sia negli sgravi in favore dei cittadini.
Poi si è provveduto alla stesura del piano finanziario seguendo le indicazioni e la struttura prevista dal decreto n. 158 del 1999, che costituisce la base dalla quale si evidenzia la consistenza economica della spesa del servizio, sulla quale poi costruire il sistema tariffario che dovrà sostenerlo nella sua totalità.
A differenza dell’IMU, che in sostanza rappresenta una patrimoniale applicata alla proprietà immobiliare per finanziare le spese indifferenziate di bilancio, la TARES è una vera e propria tassa di scopo, perché serve a pagare il ciclo completo dei rifiuti. Il gettito non deve garantire un euro in più o in meno rispetto al costo del servizio: se si incassa un euro in più deve essere destinato a diminuire il gettito nell’anno successivo, se si registra un euro in meno rispetto al costo del servizio bisogna aumentare l’insieme delle tariffe per il valore di un euro.
Infine si deve adottare una delibera che stabilisce le rate per l’anno 2013.
Il provvedimento ha avuto i dovuti passaggi istituzionali nei gruppi di lavoro Regolamenti e Bilancio. Insomma, si è fatto un lavoro corretto dal punto di vista dell’analisi dei costi di un servizio e del riparto ponderato e sensato delle tariffe per la sua copertura.
Ovviamente tutto è perfettibile e quindi confidiamo che i cittadini verifichino a loro volta la loro situazione e facciano le opportune segnalazioni in merito.
Adesso che abbiamo applicato con scrupolo la legge, com’era nostro dovere, è quindi tutto a posto, tutto definito una volta per tutte?
Proprio per niente. Come dicevamo all’inizio, l’introduzione della TARES a Monte Marenzo costringerà gli amministratori locali a ridefinire completamente la prospettiva con la quale viene organizzato e gestito il ciclo integrato del trattamento dei rifiuti urbani.
Cominciamo col sottolineare due aspetti che noi consideriamo positivi che il nuovo regime introduce:
– la copertura del 100% del costo a carico delle tariffe, mentre prima c’era una quota (circa il 10%) che veniva coperta con altre voci di bilancio, che poi a loro volta erano coperte da altre tasse come l’addizionale IRPEF e ICI prima, IMU poi;
– l’introduzione del principio che il tributo sia proporzionale alla quantità di rifiuto prodotto da ogni singola utenza e, in assenza della possibilità di rilevare per ora questo dato qui da noi, almeno il tentativo di avvicinarsi per approssimazione. Come? Andando oltre il solo parametro dei metri quadrati della proprietà per le utenze domestiche, ma introducendo il correttivo dei componenti il nucleo familiare, oppure la stima statistica della capacità di produrre rifiuti per le utenze non domestiche, suddivise per categorie merceologiche e produttive.
Questi principi di per sé corretti, a Monte Marenzo, capovolgono letteralmente l’assetto tariffario esistente.
Il dato più eclatante è rappresentato dal fatto che prima, con la TARSU, si aveva un margine di discrezionalità nel ripartire il carico tributario tra le famiglie e le attività economiche. Quindi si era scelto che le prime dovessero contribuire al sostegno del servizio per il 45%, mentre le seconde (industrie, negozi, esercizi pubblici, ecc.) per il 55%. Ora la legge della TARES introduce un meccanismo in cui bisogna rispettare la quantità effettiva di rifiuti prodotti per singola tipologia, applicando parametri stabiliti dalla norma per i comuni del Nord fino a 5.000 abitanti. Pertanto, a Monte Marenzo, questo meccanismo ha prodotto il seguente risultato: sui 171.588,93 euro del costo del servizio, l’82%, sarà a carico delle utenze domestiche, mentre le utenze non domestiche verseranno il rimanente 18%.
E’ un dato che si avvicina alla realtà se parametrato alla distribuzione delle aree per tipologia di edificio, ma vorremmo che i misuratori statistici elaborati dal ministero abbiano una datazione più recente (risalgono al 1999) che tenga conto di vari cambiamenti avvenuti in questi 14 anni.
Un altra osservazione critica è la diversità rilevata tra le attività della tabella ministeriale, che ci sembra non tenga conto anche delle dimensioni tra piccole realtà e grandi superfici di vendita all’interno della stessa categoria, provocando aumenti esagerati per alcune categorie: pizzerie/ristoranti e ortofrutta/piante.
Un’altra valutazione che scaturisce dall’applicazione di questa nuova tassa è questa.
Dopo tutti questi anni, dove la popolazione ha maturato un grande senso civico di crescita nella raccolta differenziata dei rifiuti, dove si è raggiunta la consapevolezza di come sia importante separare le varie frazioni del rifiuto (carta, vetro, alluminio, residuo umido, pile, elettrodomestici, verde, ecc.) per riciclare i materiali in altri prodotti, o per smaltire con cura i rifiuti pericolosi per l’ambiente, ora i cittadini si vedono penalizzati perché differenziare costa e la tariffa aumenta.
Raccogliere in tanti contenitori i rifiuti, togliere cassonetti e campane dalle strade, fare la raccolta porta a porta, sono atti meritori dei cittadini e delle amministrazioni comunali che devono essere premiati, non solo godendo di un ambiente più pulito e meno inquinato (che intendiamoci, è irrinunciabile) , ma anche attraverso un contenimento delle tasse per comportamenti virtuosi.
Abbiamo il forte timore, speriamo di sbagliarci, che da questa situazione possa scaturire in una disaffezione verso i questi comportamenti virtuosi e mettere a rischio anni di lavoro e di pratiche che consideriamo una conquista di civiltà nei confronti della comunità. Sarebbe veramente paradossale constatare che nei comuni dove la raccolta differenziata è al minimo, e di conseguenza i costi di gestione inferiori, quei contribuenti godano di una ingiusta premialità.
Un’altra criticità, tutta nostra di Monte Marenzo, è il fatto che il conferimenti nei cassoni del Centro raccolta di via S. Alessandro è sempre stato gratuito. L’incremento generalizzato delle tariffe che andiamo ad applicare farà inevitabilmente scattare l’osservazione che, solo per citare un esempio, la quota parte dello smaltimento del verde è nella tariffa e lo paga anche quanti non hanno il giardino e non conferiscono nei cassoni.
Inoltre, non è assolutamente condivisibile che ancora una volta, ad un tributo destinato esclusivamente a sostenere un servizio locale, lo Stato applichi un costo supplementare, un vero e proprio aggio, destinato ad alimentare la fiscalità generale in grave difficoltà. Lo 0,30 centesimi per metro quadrato non è altro che questo, l’utilizzo dei comuni come esattori.
A fronte di queste considerazioni, e altre che meriterebbero di essere espresse, riteniamo che i passi da intraprendere per modificare quanto rilevato di negativo devono essere necessariamente essere i seguenti.
Avviare di concerto con gli altri comuni e soprattutto con la SILEA, un percorso che in tempi ragionevoli porti ad organizzare il servizio in modo che la tariffa sia effettivamente commisurata alla produzione dei rifiuti di ogni utente, attuando compiutamente il principio fondamentale che chi produce più rifiuti più paga, chi è più virtuoso viene premiato. Per fare questo in modo serio sono necessari investimenti per dispositivi che rilevino automaticamente il peso del rifiuto al momento del conferimento, o altri accorgimenti in grado di garantire una corretta lettura del dato. La TARES è stata concepita esclusivamente per questo fine e in questa direzione dobbiamo andare velocemente.
In questo senso è necessario chiedere uno scatto alle società pubbliche che gestiscono il ciclo dei rifiuti perché programmino processi innovativi del settore, assumendo il ruolo di partner economico e tecnico privilegiato dei comuni per introdurre sistemi avanzati di raccolta e trasporto, capaci di misurare il rifiuto prodotto dai singoli utenti, oltre a prevedere una ricaduta di benefici per quelle realtà virtuose che tendono a contenere la produzione di rifiuti.
Definire una volta per tutte che quello che è di Cesare vada a Cesare (Cesare come sinonimo del fisco centralizzato), mentre quello che è proprio del territorio rimanga nel territorio. Alla TARES non devono essere applicati orpelli come lo 0,30 €.
Inoltre, a livello legislativo, sarebbe opportuno equilibrare questi aumenti di tributo con l’attenuazione di pari importo su altre tasse (possibilmente quelle legate al lavoro e alle attività), nonché introdurre nuove norme per diminuire la produzione dei rifiuti, soprattutto quelli legati agli imballaggi.
A livello locale, invece, valutare l’opportunità di prevedere una quota economica per il conferimento nei contenitori del Centro di raccolta: questo farebbe diminuire il costo del servizio a carico della generalità dei contribuenti.
Questo è ciò che intendiamo sostenere e portare avanti dopo aver approvato questo nuovo tributo, nella consapevolezza che le regole vanno rispettate, ma che è nostro dovere cercare di cambiarle al meglio.