Gli effetti della crisi nel nostro territorio Lecchese
Riceviamo da Rocco Castagno, delegato sindacale, i dati della crisi nel nostro territorio Lecchese.
Anche il 2013 si è chiuso come un anno critico sul fronte occupazionale.
I dati relativi alla provincia di Lecco continuano ad evidenziare elementi di preoccupazione e ancora non si intravvedono segnali di ripresa sostanziali.
Il nostro territorio, quello Lecchese che per anni è cresciuto e si è arricchito con il lavoro, non
sapendo cosa fosse la disoccupazione e che attraverso il lavoro, in particolare nel settore manifatturiero, ha consentito a generazioni di uomini e donne di vivere in condizioni economiche e sociali più che dignitose. Per il lavoro spesso in questo territorio si sono fatti sacrifici importanti come quello di andare di meno a scuola (penso agli alti tassi di dispersione scolastica ed ai bassi livelli di istruzione registrati per anni nella nostra provincia).
Questa storia è stata bruscamente interrotta dalla crisi che ha colpito duramente anche il nostro territorio dal 2008. In questi 5 anni abbiamo perso più di 9.000 posti di lavoro e il tasso di disoccupazione è quasi triplicato (passando dal 2,8% all’8,4%), e ancora alla fine del 2013 avevamo più di 10.000 persone in CIG o in mobilità. Le ore utilizzate di CIG, nel solo 2013, sono state 13.800.000.
Gli effetti della crisi degli ultimi 5 anni hanno coinvolto, in particolare, i settori dell’edilizia (-15,2% di occupazione) e del manifatturiero (- 10,9% di occupazione con particolare riferimento ai settori meccanico e tessile) e sono stati pagati in primo luogo dai lavoratori e dalle lavoratrici.
Cosi come non possiamo dimenticare che, contemporaneamente rimangono fuori dal mercato del lavoro migliaia di giovani (il dato dei giovani che non studiano ne lavorano è passato a Lecco dal 7,4% del 2008 al 25% della fine del 2013 e riguarda 8000 ragazzi tra i 15 e i 24 anni) e le assunzioni, poche, effettuate in questi anni dalle imprese sono prevalentemente con rapporto di lavoro precario (nel 2013 su 100 assunzioni 70 erano con contratti a termine o atipici).
I segnali di ripresa non si vedono ed anche i pur timidi incrementi che si registrano nella produzione e negli ordinativi (segnalati recentemente) non sono accompagnati da effetti positivi per l’occupazione.
Per questo il lavoro, la necessità e l’urgenza di creare lavoro, un lavoro di qualità, con un alto contenuto di competenze e professionalità, è e deve essere il tema al centro delle politiche di questo paese e di questo territorio.