Gli insegnamenti di Mario Lodi
Un assessore all’istruzione non può non condividere la tristezza per la morte di Mario Lodi, una tristezza profonda perché rimaniamo orfani di un’altra figura di maestro pedagogista, che ha dato la sua vita per una scuola diversa e per il riconoscimento delle potenzialità creative ed espressive dei bambini.
Tristezza accompagnata da tanta amarezza se pensiamo alla nostra scuola, che non è stata capace di seguire le grandi guide che ha avuto nel nostro paese e che a mio avviso, soprattutto oggi, abdica al suo ruolo educativo dedicando la maggior parte delle energie nel dare risposte e non nel far nascere domande. Che brivido leggere i suoi scritti e vedere la nostra scuola oggi così disabituata ad interrogarsi, a porsi delle domande, a cercare anche solo una strategia educativa, così lontana anni luce, dopo sessant’anni, da quei traguardi.
Un grazie di cuore a Mario Lodi per averci mostrato la strada: mettersi sempre in discussione, metterci tanta passione, mettere i valori della Costituzione prima di tutto, fare con i bambini e coinvolgere un paese.
Raccogliamo i suoi insegnamenti.
Cinzia Mauri
Il 2 marzo 2014 è morto a Drizzona, in provincia di Cremona, Mario Lodi, maestro elementare, pedagogista e scrittore. Aveva 92 anni. Fin dal dopoguerra ha unito cultura e impegno civile, insegnamento e osservazione cercando di eliminare dalla scuola ogni atteggiamento autoritario e di mettere invece al centro il bambino. Nel 1989, con i soldi del Premio internazionale Lego, fonda l’associazione Casa delle arti e del gioco, un laboratorio di studi e ricerche sulla cultura del bambino che promuove “la formazione degli insegnanti e dei cittadini fondata sui valori della costituzione italiana”.
Ecco la scuola di Mario Lodi:
Gli alunni sono sovente distratti, non si interessano alle lezioni che preparo scrupolosamente, “dimenticano” di fare firmare ai genitori le osservazioni sul comportamento, “dimenticano” persino di acquistare i quaderni. In compenso tengono in classe una disciplina passiva che mi sgomenta: fermi come statue, coi cervelli inerti, spesso non restituiscono nemmeno il sorriso. Forse hanno paura di me, perché quando voglio conversare con loro nei momenti di ricreazione, esaurite le notiziole superficiali, si chiudono in un gelido silenzio che non riesco a rompere.
Indubbiamente per questi ragazzi la scuola è sacrificio; il loro comportamento passivo lo dimostra. Ma qual è la causa? È facile attribuirla alla scarsa volontà e al carattere dei ragazzi; e se fosse altrove, ad esempio nell’organizzazione della scuola stessa?
Tanto nella società come nella scuola credo non ci possano essere che due modi di vivere: o la sottomissione a un capo non eletto, oppure un sistema in cui la libertà di ognuno sia rispettata, condizionata solo dalle necessità di tutti. Il paternalismo, nella società degli adulti come nella scuola, non è che una forma insidiosa dell’autoritarismo che concede una finta libertà.
Se la scuola non deve soltanto istruire, ma anche e soprattutto educare, formando cioè il cittadino capace di inserirsi nella società col diritto di esporre le proprie idee e col dovere di ascoltare le opinioni degli altri, questa scuola fondata sull’autorità del maestro e la sottomissione dello scolaro non assolve al suo compito perché è staccata dalla vita”.
11 ottobre 1951, da “C’è speranza se questo accade al Vho”
…..”la libertà di ognuno sia rispettata, condizionata solo dalle necessità di tutti”.
Martin Luther King disse “la mia libertà finisce dove comincia la vostra”
La parola portante di questi due concetti è il “rispetto” reciproco, valore che dovremmo insegnare ai nostri figli ma che la società non considera a sufficienza.
da maestra di scuola materna ho sempre utilizzato gli insegnamenti di Mario Lodi e ho letto in classe Cipì. Poi i miei figli a scuola hanno continuato con le loro insegnanti.
La cosa bella che mi sta capitando in questi ultimi tempi è la seguente: le mie nipotine di 7 e 5 anni che abitano vicino a Padova hanno preso la dolce abitudine di collegarsi in skipe con me ed il nonno Gustavo, si mettono a letto ed io racconto loro una storia prima di dormire. E’ un dono meraviglioso che una nonna lontana riceve dalle sue nipotine. La combinazione vuole che in questi giorni io abbiao riscoperto con loro proprio il libro di Mario Lodi ” Cipì”