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Indicatori di direzione: “La bambina che salvava i libri”

E’ possibile trovare un segno di speranza, anche piccolissimo, nella terra martoriata della Palestina, con negli occhi una continua strage di innocenti?

Noi l’abbiamo voluta cercare e ve la proponiamo.

Circola in rete un’immagine, anzi quattro. Le riproponiamo qui sotto, riprese da Fanpage.it (foto di Nada Jaffal). La didascalia dice: “Bombardamenti e macerie a Gaza. Una ragazza lotta per salvare i suoi libri e rubarli alla guerra.”

Non sappiamo quando siano state scattate queste foto e se la notizia è vera. Sulla rete molte immagini e notizie sono false. Ma vogliamo credere che ciò sia veramente accaduto; che una ragazza corra a mettere in salvo i suoi libri che per lei (e per noi) contengono beni preziosi: la cultura, la conoscenza, ingredienti straordinari, se ben usati, per risolvere contese.

Ci è venuto in mente lo scrittore israleliano Amos Oz, uno dei primi a sostenere la soluzione dei due stati per il conflitto arabo-israeliano.

Sul potere dei libri Oz scrisse: “C’era come la sensazione che mentre gli uomini vanno e vengono, nascono e muoiono, i libri invece godono di eternità. Quand’ero piccolo, da grande volevo diventare un libro. Non uno scrittore, un libro: perché le persone le si può uccidere come formiche. Anche uno scrittore, non è difficile ucciderlo. Mentre un libro, quand’anche lo si distrugga con metodo, è probabile che un esemplare comunque si salvi e preservi la sua vita di scaffale, una vita eterna, muta, su un ripiano dimenticato in qualche sperduta biblioteca a Reykjavik, Valladolid, Vancouver.”.

E tra le macerie di Gaza, aggiungiamo noi. Finché ci sarà qualcuno, come questa ragazza palestinese e quello scrittore Israeliano, uniti senza saperlo da un ideale comune, ci potrà essere uno spazio per la pace e per il futuro dell’uomo buono.

2 pensieri su “Indicatori di direzione: “La bambina che salvava i libri””

  1. bello e delicato questo accostamento. Anch’io avevo scelto di postare su facebook questa foto, non importa quando sia stata scattata, ma è fortemente simbolica, come quella del bambino nato sotto i bombardamenti di questi giorni. Come quando si scopre in mezzo a pietre ed asfalto un piccolo fiore che nasce e resiste e ci dà il coraggio di credere che la vita è bella comunque

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