Per non dimenticare Don Achille Bolis e la Resistenza nel Calolziese. Presentato a Monte Marenzo il libro “A Milano è morto l’Arciprete”
Ieri pomeriggio, presso l’Oratorio di Monte Marenzo, l’Associazione UPper e la Parrocchia San Paolo Apostolo hanno ospitato le Autrici del libro “A Milano è morto l’Arciprete” edito dalla Parrocchia S. Martino Vescovo di Calolziocorte in ricordo del 70° anniversario della morte di Don Achille Bolis, morto per mano nazifascista a seguito delle percosse nel carcere di San Vittore a Milano.
Un appuntamento concordato con le Autrici perché la figura di Don Bolis ha rappresentato un riferimento importante non solo per Calolziocorte ma per tutta la Resistenza della Valle san Martino. E, come ha detto Sergio Vaccaro, presidente dell’Associazione UPper di Monte Marenzo, per ricordare anche tanti altri protagonisti della Resistenza Calolziese che, come l’Arciprete di Calolzio, scelsero di non voltarsi dall’altra parte e pagarono di persona con la prigionia e la vita.
Le Autrici Enrica Bolis e Clara Tacchi si sono divise il compito di presentare il libro: Enrica Bolis a ripercorrere la vicenda di Don Bolis e di altri Sacerdoti del territorio che aiutarono i Resistenti, Clara Tacchi a ricordare il quadro storico della Resistenza di quegli anni nella Valle san Martino, nella Bergamasca e nel Lecchese.
E ancora Enrica Bolis, Insegnate di Calolziocorte figlia di un partigiano, a citare le fonti di documentazione e gli archivi consultati, mentre Clara Tacchi, Professoressa di Lecco, si è soffermata sulle conclusioni tratte dai documenti.
Sì, perché questo libro, ricco di fotografie e di riproduzione di documenti, come ha sottolineato il Prof. Angelo Bendotti dell’Istituto Bergamasco per la Storia della Resistenza e l’età contemporanea, ha il pregio di mettere un punto fermo su una vicenda complessa e svela finalmente, dopo 70 anni, quali furono le responsabilità di chi portò alla morte di Don Bolis.
Don Achille Bolis era nato a Calolziocorte il 14 ottobre 1873 e, dal gennaio del 1931, era stato assegnato alla parrocchia nativa. In seguito a una delazione il sacerdote fu arrestato la notte tra il 21 e il 22 febbraio 1944. Furono presi con lui don Tommaso Rota, parroco del Pascolo, il medico Oscar Zannini e l’impiegato comunale Luigi Ferrario. Dopo un primo brutale interrogatorio il 23 febbraio gli arrestati furono tradotti a Milano e rinchiusi nel carcere di San Vittore dove Don Bolis morì.
Gli aguzzini si accanirono con grande disprezzo sul sacerdote anziano in un eccesso spregevole di violenza.
Quando si afferma che Don Bolis fu “organico” alla Resistenza si dice una cosa precisa: non fu solo genericamente solidale ma sostenne di fatto e collaborò con i Resistenti e fu un preciso punto di riferimento per quei giovani sbandati e ribelli.
Tra il pubblico di ieri pomeriggio Luciana Pagnin ha portato la testimonianza di Francesca Milesi vedova Fumagalli, che abita da anni a Monte Marenzo e che, durante la guerra, visse a Calolziocorte come cameriera all’albergo del Mel rischiando di essere arrestata dai tedeschi perché scambiata per una spia francese. Luciana ha riportato che è ancora viva la memoria di Francesca per Don Achille Bolis, rimasta profondamente toccata dalla lettura del libro che le ha ricordato quei tragici giorni.
A sorpresa è intervenuta anche Maria Cattaneo, figlia di Ernesto Cattaneo il mugnaio di Olgiate Molgora citato nel libro di Enrica Bolis e Clara Tacchi tra le altre figure arrestate nello stesso periodo con Don Bolis. Ernesto Cattaneo venne informato dal Maresciallo di Brivio che doveva essere interrogato, ma rassicurandolo che non correva alcun pericolo. Ernesto si fece trovare alla stazione ferroviaria inconsapevole del destino che lo attendeva. Imputato di aver fornito ripetutamente quantitativi di farina ai partigiani, si rese conto delle accuse che gli furono mosse quando vide gli arrestati di Calolzio a San Vittore. Un destino tragico il suo: dopo il carcere milanese fu condotto a Fossoli, poi a Bolzano, a Mauthausen e infine a Gusen dove morì il 26 gennaio 1945.
Anche il Parroco di Monte Marenzo Don Giuseppe Turani ha voluto ringraziare le Autrici per il lavoro svolto.
Un pomeriggio dedicato alla memoria, doveroso farlo come scrivono le autrici nell’introduzione del libro, perchè “imprescindibile dovere di non dimenticare le atrocità che i nazifascisti commisero e che noi contemporanei fatichiamo a capire”.
Mi spiace non essere stato presente ieri,causa un altro impegno, alla presentazione del libro su Don Achille Bolis, perchè è rimasto nella mia memoria da quando alle elementari con le maestre tutte le classi partecipavano in Piazza del Comuane di Calolziocorte alla commemorazione del 25 Aprile, e le Autorità ricordavano tutti i caduti in guerra, i deportati e appunto Don Achille Bolis,fatti
che non si dmenticano,