SERUSO: il rifiuto è una risorsa
Qualche tempo fa Mauro Colombo ha invitato la Redazione di UPper ad una visita alla SERUSO ed ha chiesto anche la presenza di Giorgio Toneatto per fare un servizio fotografico.
Così sabato scorso siamo andati a Verderio Inferiore dove ha sede la SERUSO, società a capitale interamente pubblico che si occupa di separare la plastica, la carta, le lattine di acciaio e di alluminio, ecc. che mettiamo nel sacco viola, per avviarli successivamente al riciclo.
Mauro Colombo, per 10 anni sindaco di Monte Marenzo tra il 1999 e il 2009, e attualmente Amministratore unico della SILEA (dal 2010 nel Consiglio di Amministrazione), la società pubblica che gestisce il ciclo integrato dei rifiuti in provincia di Lecco, è stato nominato nel settembre 2012 anche Presidente della SERUSO.
Mauro Colombo è stato ritenuto dal CdA il soggetto più idoneo a ricoprire tale carica, ha subito messo in atto il suo intento di gestire la società “in maniera collegiale e con la massima trasparenza e partecipazione”, ed ha inoltre rinunciato al compenso per la carica di Presidente, cosa lodevole in tempi in cui tanti politici fanno a gara a mantenere doppi e tripli incarichi con doppi e tripli stipendi.
Mauro al mattino si occupa della sua Azienda privata, una Società di lavorazioni meccaniche, e poi non conta le ore per occuparsi nel pomeriggio, la sera ed il sabato di SILEA e di SERUSO.
Mauro voleva farci vedere gli impianti dopo le migliorie effettuate. In effetti, ci dice, dopo lo spostamento della SERUSO da Monticello (dove lo smistamento era prevalentemente manuale) a Verderio nel 2007, non si è mai provveduto al rinnovamento degli impianti, cosa fondamentale invece se si vuole aumentare l’efficienza di un sistema complesso come quello del riciclo dei rifiuti.
La società ha recentemente predisposto un programma pluriennale di rinnovamento per dotare l’impianto di nuove tecnologie. L’impianto è costituito da linee di selezione di imballaggi riciclabili e/o recuperabili (carta e cartone, tetrapack, plastica e metalli).
Il Sistema di Gestione della Sicurezza e Salute sul Lavoro è elevato: SERUSO ha ottenuto la certificazione ISO 18001.
Mauro ci porta prima negli uffici e ci presenta Paolo Monti, il nuovo Direttore Tecnico dal settembre del 2013 che integra le informazioni che ci aveva anticipato Mauro: i dipendenti sono 67, quasi tutti operai, essendo un settore prevalentemente operativo, e alcuni impiegati che si occupano di amministrazione e gestione del personale. In questo periodo l’organico è implementato da 14 interinali e altri 14 dipendenti di una Cooperativa esterna: soluzione obbligata per ché c’è stato un periodo di fermo per la manutenzione programmata e per una miglioria degli impianti e ora si devono trattare quantitativi maggiori di rifiuti temporaneamente accumulati in attesa dello smaltimento.
Il turn over è molto alto. L’80% dei dipendenti sono extracomunitari. C’è un Direttore Tecnico, un Capo impianto e due capi-turno. Si lavora su due turni (6-14/14-22), per trattare 45mila tonnellate di rifiuti all’anno con una autorizzazione al trattamento fino a 90mila tonnellate.
SERUSO opera per un bacino di 1.300.000 abitanti (Lecchese, Brianza e est Milano) ed è il secondo impianto, come dimensioni, della Lombardia.
Le quote societarie sono di proprietà di 3 soci pubblici:
- SILEA SpA di Valmadrera (LC) per l’80,5%
- BEA SpA di Desio (MB) per il 17,5%
- CEM SpA di Cavenago Brianza (MI) per il 2 %
SERUSO è parte integrante di quello che viene definito positivamente come esempio, il “Sistema Lecco”: la scelta lungimirante della Provincia di Lecco nel 1995 (Presidenza Anghileri) che ha voluto un Piano provinciale con un ciclo che potremmo definire “virtuoso” per cui SILEA SpA, di totale proprietà pubblica (appartiene ai 90 Comuni della Provincia di Lecco oltre a 2 della Provincia di Como) in sinergia con l’Ente Provincia e controllando a sua volta gli altri impianti del Piano (SERUSO SpA e Compostaggio Lecchese SpA) raggiunge risultati prestigiosi, con vertici di eccellenza riconosciuti anche dalle Associazioni Ambientaliste.
Mentre parliamo arriva il Capo impianto al di là dei vetri della sala riunioni, che mostra soddisfatto un foglio a Monti con i dati del materiale trattato il giorno prima, venerdì 27, un record: 229 tonnellate in un giorno contro le 180 tonnellate che si riciclano in media.
Monti però è cauto: bisogna vedere quanto materiale è effettivamente rispondente alle specifiche che impongono solo l’1% di frazione estranea dal materiale che si ricicla.
Il sabato gli addetti al controllo qualità (Corepla) non lavorano, quindi non possiamo assistere alle operazioni di verifica che sono giustamente molto restrittive.
Mauro Colombo e Paolo Monti insistono molto su un altro concetto importantissimo:
E’ nelle nostre case che inizia il ciclo virtuoso dei rifiuti. Dipende da noi se una raccolta può essere efficace o meno.
Facciamo l’esempio di Monte Marenzo che ha una buona percentuale di raccolta differenziata. Nell’anno 2012 ha avuto il 70.1% di raccolta differenziata contro una media provinciale del 60.3%, ma non è importante solo la percentuale di differenzazione, è anche fondamentale come la differenzazione viene effettuata in quanto nel 2013 nei sacchi della raccolta del comune di Monte Marenzo è stato trovato parecchio materiale non riciclabile come giocattoli, scarpe, stracci e pannolini. Una differenzazione effettuata in modo scorretto vanifica lo scopo del servizio.
E’ essenziale che i cittadini consultino i volantini che periodicamente vengono distribuiti dove è spiegato in modo particolareggiato come deve essere fatta una corretta raccolta. In ogni caso, per qualsiasi dubbio su come differenziare i materiali ci si può collegare al sito di SILEA, www.sileaspa.it nella sezione “Servizi ai cittadini” si trova l’“A B C dei rifiuti” dove digitando il nome dell’oggetto in questione viene indicato in quale sacco deve essere inserito: http://www.sileaspa.it/it/servizi-ai-cittadini/abc-rifiuti/index
Cliccando su questo link SACCO VIOLA
invece potete vedere graficamente le buone regole per conferire correttamente i materiali riciclabili nel sacco viola.
Perché non tutto quello che noi consideriamo materiale da riciclare non viene effettivamente riutilizzato?
Dipende dal mercato del riciclo. Innanzitutto si recuperano SOLO plastiche da imballo cioè plastiche per cui tutti coloro che producono imballi in plastica, abbiano pagato il Contributo ambientale Conai (CAC) e quindi non possono essere riciclati ad esempio le plastiche dure. Per altri materiali plastici da imballo, quali ad esempio il polistirene, non c’è economicità gestionale (un costo troppo elevato per riciclare) e economicità ambientale (le emissioni di CO2 sono troppo gravose rispetto al beneficio che si avrebbe per riciclare certi materiali). Bisogna trovare un equilibrio tra economicità gestionale ed ambientale.
Come avviene lo smistamento e il recupero dei materiali da riciclare?
Mauro ci accompagna per farci vedere l’intero ciclo, dal momento che i camion di raccolta entrano (circa 100 camion in ingresso al giorno).
La prima operazione è il controllo del peso in ingresso effettuato presso l’ufficio pesa. Poi i camion scaricano in due grandi mucchi a seconda se i sacchi sono “multipesanti “, cioè contengono carta e cartone, o “multileggeri” (solo plastiche, alluminio, acciaio, tetrapak).
I nostri sacchi viola, a Monte Marenzo, sono “multipesanti”. Lì dentro mettiamo ogni settimana i materiali che possiamo riciclare.
Poi una ruspa carica i sacchi in una apposita macchina rompisacco. In origine il materiale era fatto transitare su nastri trasportatori e gli addetti riconoscevano visivamente le diverse tipologie di imballaggio, effettuando quindi la selezione a mano. Oggi questa modalità di lavorazione riguarda una piccola percentuale dei quantitativi processati, la maggior parte è selezionata automaticamente grazie a sistema automatici di detezione ottica, apparecchi dotati di un emettitore di onde elettromagnetiche che, colpendo il materiale che transita sul nastro trasportatore, determinano per ogni polimero (plastica) una diversa lunghezza ed ampiezza delle onde riflesse. Con uno spettrometro è così possibile riconoscere quale polimero stia transitando e, tramite ugelli soffiatori ad aria compressa, convogliarlo per essere raggruppato. In questo modo l’apporto manuale viene ridotto alla sola correzione degli errori commessi dalla macchina.
Dal processo di selezione si ottengono diverse “plastiche” pronte per essere commercializzate dal Consorzio COREPLA (Consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclaggio e il recupero degli imballaggi in plastica): bottiglie in PET (acque minerali, bibite, ecc.) incolori, che hanno più valore, bottiglie azzurrate, bottiglie colorate, flaconi in polietilene (detersivi, saponi, ecc.), film in polietilene (sacchetti, confezioni di bottiglie, imballi di elettrodomestici, ecc.), cassette per ortofrutta, vaschette e materiale in polipropilene e imballaggi misti.
Altre linee provvedono a separare la carta e il cartone, il ferro, i materiali in alluminio, il tetrapack.
I materiali suddivisi vengono convogliati in silos differenziati e poi pressati in blocchi da 600/1000 kg e altri camion li portano negli impianti di riciclo (cartiere, fonderie, impianti di riciclo della plastica).
Lo scarto è tutto quel materiale di piccola dimensione che non riesce a essere raccolto dalle macchine o manualmente, oppure dalle plastiche non lavorabili. Un apposito nastro li ammassa. Mauro raccoglie uno spazzolino da denti e ce lo mostra come esempio.
Girando per l’impianto Mauro ci mostra i vari passaggi, gli operatori sono svelti ed attenti, incontriamo una donna tra un reparto e l’altro, è la capoturno. Mauro la saluta e scambia due chiacchiere, chiede se tutto va bene. Ci fermiamo davanti a una macchina che mostra il diagramma delle operazioni in corso. Sotto di noi scorrono velocemente sui nastri carta, lattine, plastiche…
Visitando SERUSO si sfata la leggenda che molti detrattori del riciclo sostengono: che il cittadino separa ma poi i rifiuti vengono rimessi tutti insieme e avviati nelle discariche o negli inceneritori. Non è vero! Qui il riciclo viene fatto eccome! E quegli enormi e pesanti ammassi colorati di diversi materiali che escono da qui, vengono ben pagati per essere riciclati (es. l’alluminio imballato ha un valore di mercato vicino ai 1000 euro a tonnellata). Quindi, come dice lo slogan di SERUSO: il rifiuto è una risorsa.
Foto di Giorgio Toneatto
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Il rifiuto è una risorsa ma ovviamente dobbiamo produrne sempre meno (anzichè di più). Bisogna intervenire sull’industria che produce imballi voluminosi (avete presente quel mezzo metro quadro di plastica e cartone per una chiavetta USB?) o addirittura inutili (spingere sul riutilizzo di flaconi per liquidi e detersivi es.).
Detto questo cerchiamo di riciclare il più possibile (ed intervenire sulla filiera del riciclo aumentando i prodotti e materiali che si possono riciclare trovando un equilibrio tra economicità gestionale ed ambientale.
Quindi felici a metà. Detto questo per l’inciviltà di chi abbandona rifiuti o li brucia c’è solo la ricetta della cultura. Leggete ad esempio l’articolo di “cibo per la mente”, i bambini cresceranno e ci penseranno bene a non inquinare.
L’altra ricetta è che chi inquina deve pagare sanzioni pesanti, mentre purtroppo in Italia accade spesso che chi inquina non paga, anzi poi i danni ambientali sono a carico della collettività.
domanda: se i rifiuti sono una risorsa ed io ne sono felice, come contrastare all’origine quelli che non leggono upper e continuano a accumulare materiali nei boschi e a bruciarli?