Amarcord le Brigate Rosse
Metti una sera nel parco di Villa Guagnellini a Calolziocorte, una leggera brezza dal lago a temperare una giornata torrida, per ragionare intorno al libro di Omar Colombo, Gioventù di piombo, sottotitolo, Rappresentazione e autorappresentazione nei documenti ufficiali delle Brigate Rosse 1970-1978.
Un argomento indubbiamente ostico, sul quale è difficile fare storia perché ancora non c’è il distacco temporale necessario, e le vicende che lo raccontano mordono tuttora la carne viva degli ex militanti armati e dei familiari delle loro vittime.
Il successo della serata è stato decretato dalla presenza di un folto pubblico. Probabilmente il desiderio di capire, di cogliere da un confronto aperto il senso di uno dei periodi più tragici della Repubblica, ma un po’ per la curiosità di incontrare il giovane autore, partito ragazzino con la famiglia da Monte Marenzo alla volta delle Marche, ed ora ritornato a presentare la sua opera come dottore magistrale in ricerca storica e risorse della memoria.
A confrontarsi con Omar Colombo è Manolo Morlacchi, autore del libro La fuga in avanti e figlio di Pierino uno dei fondatori delle BR. A presentare la serata Dario Consonni della associazione Altra Via e a moderarne il dibattito Corrado Conti.
Omar con piglio autorevole e brillante ha risposto a tutte le sollecitazioni e domande, facendo emergere il carattere peculiare della una ricerca condotta con rigore scientifico: raccontare la storia dei brigatisti, delle loro azioni e delle loro analisi teoriche, esclusivamente attraverso i loro documenti e le loro testimonianze. Una rappresentazione del sé priva delle sovrastrutture culturali e ideologiche dell’autore, che al lettore dei nostri giorni consente – almeno io ci ho visto questo – di comprendere come la suggestione di rovesciare il capitalismo attraverso la lotta armata, in Italia e in quella fase, poggiava su presupposti fuori da ogni dato della realtà, quindi destinata a naufragare in una scia di sangue durata dieci anni. Giustamente l’autore ha chiuso la serata ricordando come l’omicidio politico (Aldo Moro, il magistrato Coco, l’operaio comunista Guido Rossa, il giornalista Casalegno, per citare solo alcune delle decine di vittime), il ricorso all’azione terroristica sempre più violenta, segnò l’insanabile frattura tra le BR e il proletariato, che pur si continuava ad affermare di voler rappresentare. Non solo, ma a mio parere aprì una voragine morale con la coscienza civile del Paese che portò la formazione armata ad un totale isolamento, preludio di una totale sconfitta.
Non poteva non avere accenti diversi la riflessione di Manolo Morlacchi, se non altro per il vissuto familiare (sebbene all’epoca fosse un bambino), per il quale la stagione delle BR ebbe una legittimazione da un potere violento, stragista, tentato da soluzioni totalitarie.
Dal pubblico il nostro redattore Sergio Vaccaro ha voluto riportare al significato autentico alcune definizioni usate all’epoca dalle Brigate Rosse. Rapina a mano armata al posto delle cosiddette “azioni di autofinanziamento”, omicidio mafioso l’esecuzione di Roberto Peci, che aveva avuto la sola colpa di essere fratello di Patrizio Peci, il primo pentito delle BR.
Le idee composite hanno consentito di mantenere alto il livello culturale della serata e moltissimi presenti, al termine della presentazione, hanno affollato il banco dove era in vendita il libro il cui ricavato è destinato al sostegno dell’Associazione di Storia Contemporanea.
Alla fine, tra i doverosi ringraziamenti, anche quello per UPer che ha promosso l’iniziativa insieme all’Associazione l’Altravia.
Carissimo Angelo, nel ringraziarti per l’organizzazione della presentazione, in una location davvero bellissima, volevo esprimere tutta la mia gratitudine nei confronti di chi mi ha dato la possibilità di comunicare le mie idee e di confrontarmi con altre persone. Ho apprezzato molto il dibattito di giovedì, che mi ha sicuramente arricchito sia sul piano intellettuale che morale. Spero vivamente che ci sia la possibilità di organizzare qualcosa ancora insieme. Un caro saluto, anche da Martina.