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Dai ricordi di nonno Renzo la passione per la storia di Omar Colombo

Il secondo appuntamento con Omar Colombo al Circolo Figini di Maggianico, in una piccola sala e in un orario inconsueto, non ha visto il folto pubblico della serata precedente a Calolzio (qui il link all’articolo di Angelo Gandolfi https://www.unpaeseperstarbene.it/2015/amarcord-le-brigate-rosse/). Tuttavia, forse perché la vicinanza ha permesso una confidenza familiare con l’autore, l’incontro è stato altrettanto interessante. Intanto gli abbiamo chiesto perché un ragazzo di 20 anni, all’inizio del suo percorso accademico abbia scelto la storia come argomento di studio e la risposta ci ha sorpreso.

Omar è cresciuto a Monte Marenzo con l’affetto ed i racconti di suo nonno Renzo che gli ha raccontato la crudeltà nazista nei campi di prigionia in Polonia. Non a caso il suo libro lo ha dedicato proprio al nonno “e al suo sorriso che oggi splende da lassù”.

Questi racconti lo hanno spinto a conoscere la storia degli uomini, soprattutto la storia recente, quella che difficilmente si studia a scuola. L’incontro all’Università con il Prof. Angelo Ventrone, storico di grande valore, le sue lezioni e la lettura del suo libro “Vogliamo tutto”, lo hanno guidato alla scoperta degli anni sessanta e settanta che è divenuto l’argomento della tesi universitaria di Omar e la pubblicazione della sua prima monografia “Gioventù di piombo, sottotitolo, Rappresentazione e autorappresentazione nei documenti ufficiali delle Brigate Rosse 1970-1978.” .

Come nella serata precedente Omar ha illustrato la struttura del libro, a partire dal contesto storico di quegli anni e poi la rappresentazione che hanno fatto i brigatisti di sé stessi attraverso l’analisi dei documenti da loro scritti e diffusi durante le loro azioni dimostrative del primo periodo (1970/74) e la fase successiva (1974/78), densa di azioni violente, rapine, gambizzazioni, sequestri e omicidi.

Omar ha anche spiegato perché il suo libro termina con la vicenda dell’omicidio Moro, rapito a sorpresa dai brigatisti nel marzo del 1978, perché il leader della Democrazia Cristiana, fino a quel momento, non era mai stato citato in nessun documento brigatista come “nemico del popolo”. Curiosamente tra il 1976 e il 1978 i politici più citati come “nemici”, furono invece Enrico Berlinguer (24 volte), segretario del Partito Comunista, i democristiani Giulio Andreotti (18 volte), Francesco Cossiga (12) e Amintore Fanfani (4).

Dopo l’omicidio Moro, le Brigate Rosse continuarono ad operare fino al 1982 con altre azioni, i brigatisti continuarono ad uccidere. Ricordo emblematicamente l’omicidio dell’operaio sindacalista Guido Rossa nel gennaio 1979, nel 1980 di Vittorio Bachelet e del giornalista Walter Tobagi e poi l’uccisione di Roberto Peci, nell’estate 1981, fratello del brigatista pentito Patrizio, un delitto trasversale simile a quelli della criminalità mafiosa.

Tuttavia, secondo l’Autore, sarebbe difficile analizzare il successivo periodo come un’unica storia, ma diverrebbe la storia di tante formazioni diverse, ognuna con le proprie caratteristiche, diverse per concezione, analisi politica e strategica rispetto alle prime Brigate Rosse.

Omar ha risposto alle domande e alle richieste che gli hanno fatto i presenti all’incontro ed è stato felice di lasciare la sua firma e una dedica a chi ha voluto prendere il suo libro.

Ad Omar auguriamo un buon ritorno nelle Marche e un futuro ricco di soddisfazioni come quelle vissute in questi giorni. Pensiamo abbia tutte le qualità per farcela ed è partito col piede giusto.

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2 pensieri su “Dai ricordi di nonno Renzo la passione per la storia di Omar Colombo”

  1. Carissimi mi è spiaciuto tantissimo a non poter essere presente all’interessantissimo incontro con Omar! Comunque sapete come la penso per me Le BR erano un braccio armato dello Stato (con la s minuscola) che si è liberato così non di oppressori di popolo bensì di vera gente onesta! All’improvviso poi tutti pentiti (ed a oggi tutta sta gente ha un lavoro)! Quanto alle crudeltà nazistye ne so qualcosa in famiglia! Peccato che nessuno si chieda mai chi ha dato 32 Milioni di dollari nel ’32 al caro fetente Adolf “per controllare il comunismo”! Un caro saluto a tutti!

  2. Gentilissimo Sergio, l’articolo mi ha davvero emozionato. Dialogare con te, riaccendendo i riflettori su un periodo così complicato, e purtroppo frettolosamente archiviato, è stato davvero un piacere. Alla prossima

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