Due o tre cose per non morire di terrore
Se il termine terrorista indica colui che semina terrore, allora io e quelli della mia generazione abbiamo convissuto per vent’anni col terrore quotidiano, in Italia.
Quante volte la TV interruppe le normali programmazioni per dare le notizie dell’ennesimo attentato, dell’ennesima strage, dell’ennesimo assassinio?
Innumerevoli.
Qual è stato il costo umano di quel periodo?
Spaventoso. La conta precisa non è mai stata chiusa e i dati più attendibili ci dicono di oltre 410 morti, migliaia di feriti, circa 7.000 attentati.
Chi erano e quanti furono i terroristi e gli stragisti?
Troppi. Parlavano la nostra lingua da secoli ed erano cresciuti con noi. Tra il 1969 e il 1989 ben 4087 persone sono state condannate in via definitiva, i fiancheggiatori individuati in circa 7.000. Nonostante questi numeri i mandanti e gli esecutori di alcune stragi tremende sono rimasti impuniti.
Come è stato possibile non soccombere di fronte a tutto questo?
Un lungo e paziente lavoro politico per riaffermare, ad ogni strage e assassinio, la volontà di tenere saldi i principi di libertà, giustizia e democrazia.
Un lungo e paziente lavoro politico e culturale, per far crescere nella stragrande maggioranza della popolazione la consapevolezza che la dottrina, le azioni del terrore, sarebbero state la morte della libertà, della giustizia, della democrazia.
Un lungo e paziente lavoro politico per accreditare una verità oggettiva: non tutte le persone di destra erano eversori e stragisti, non tutte le persone di sinistra erano terroristi e assassini. Anzi, i cattivi maestri erano una sparuta minoranza.
Un lungo e intelligente lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine a tutelare la libertà, la giustizia, la democrazia, come voleva la nostra Costituzione.
Sappiamo bene che non tutte le situazioni sono uguali, che il contesto e lo spirito del tempo non rendono sovrapponibili le medesime soluzioni. Però, le vicende dolorose che stiamo vivendo in questi giorni, devono pur saper trarre qualche indicazione dalla storia recente.
Bravissimo 7+
7 ore e 30 minuti perchè uno non è sempre attaccato al computer. In ogni caso, perchè non ci sia adito a fraintendimenti, lo ripeto, io sono sempre stato contro tutti i terrorismi e tutti quelli che mi conoscono da anni lo possono testimoniare.
Il commento non era a senso unico perchè si parlava di stragi (compiute in Italia prevalentemente dal terrorismo nero), esattamente come ora avviene a Parigi, mentre i terroristi rossi, come scrive Scalfari, “conoscevano il nome e perfino l’indirizzo della vittima che avevano scelto. Anzi, i cattivi maestri erano una sparuta minoranza”.
Comunque il senso del commento era un altro a supporto di quanto scritto da Angelo: “non tutte le persone di destra erano eversori e stragisti, non tutte le persone di sinistra erano terroristi e assassini. Ovvero non tutte le persone di fede islamica sono terroristi come qualcuno in malafede vuole far credere (vedi il titolo di Libero di Belpietro).
Commento scritto dopo più di 7 ore dall’ultimo commento perchè la notte dormo….
Beh certo,ci sono volute circa 7 ore e 30 minuti x aggiustare il tiro e questo solo perchè un pirla qualunque (io),fa notare che il commento era leggermente a senso unico,ma questo è un dettaglio….
Nessun problema a nominare pure quelli rossi. Io, a differenza di altri, ero schierato contro il terrorismo rosso che, per esempio, uccideva il sindacalista Guido Rossa, il giornalista Tobagi, il Presidente Moro, o il fratello pentito di Peci, come i peggiori mafiosi.
Nessun problema a contare (lo ha già fatto Angelo nel suo post) il totale dei terrorismi rossi e neri. E non c’è niente da ridere…
Mi raccomando,i terroristi rossi non nominarli,ricordati solo dei terroristi neri con un bel copia incolla e poi parli pure di informazione corretta….esilarante
Sì Angelo. Anche se non abbiamo avuto modo di parlare in questi giorni di quanto accaduto, presi come siamo entrambi da altri problemi, ho pensato anch’io le stesse cose appena ho notato una reazione anti islamica ai fatti di Parigi.
Premesso che il terrorismo, chiamiamolo pure di matrice islamica, è da condannare senza se e senza ma, bisogna pur dire che il terrorismo non c’entra nulla con una fede religiosa. Lo dico da buon non credente ma anche con la convinzione che non si possa tollerare il fatto che si impedisca ad altri di processare liberamente la propria fede.
L’ho pensato anche dopo la lettura di un editoriale di Eugenio Scalfari per La Repubblica del 15/11/2015.
Il giornalista scriveva che non si possono fare paragoni con il terrorismo di oggi e quello che insanguinò l’Italia e la Germania negli anni Settanta. E scrive: “da noi furono chiamati gli anni di piombo… Quei terroristi conoscevano il nome e perfino l’indirizzo della vittima che avevano scelto”.
E no! Negli stessi anni il terrorismo fascista seminò il terrore mettendo bombe ovunque ed uccidendo centinaia di vittime innocenti che si trovavano solo per un caso in una banca (strage di Piazza Fontana, Milano, 12 dicembre 1969, 17 morti e 89 feriti), su un treno (strage dell’Italicus a S. Benedetto Val di Sangro, Bologna, il 04 agosto 1974, 12 morti e 48 feriti), ad una manifestazione sindacale (Strage di Piazza della Loggia a Brescia il 28 maggio 1974, 8 morti e 103 feriti), in una Stazione ferroviaria (strage della Stazione di Bologna, 2 agosto 1980, 85 morti e 200 feriti), o ancora su un treno (strage del Rapido 904, il 23 dicembre 1984 che provocò 16 morti)…. e poi altre, come quella dove magari la NATO ha fatto la sua parte, come per l’aereo DC9 esploso nei cieli di Ustica il 27 giugno 1980 con 81 vittime…
E lì il credo religioso non c’entrava un bel nulla. Lo dico a quelli che in questi giorni, non sapendo neppure di cosa si parli, rispolverano magari lo scritto di Oriana Fallaci che non fu affatto profetico dopo la strage dell11 settembre alle Twin Towers. Non aveva ragione, anzi, la sostenitrice delle guerre di George W. Bush, perché ormai quelle guerre sono riconosciute anche dagli americani per quello che in realtà furono: un cumulo di menzogne e di inefficienze che servì da innesco a molti degli attuali orrori del Medio Oriente.
Facciamo invece la nostra parte. Facciamolo con l’unica parola che è l’antidoto alla follia del terrore, di qualunque matrice: la parola cultura, ovvero la capacità di fare informazione corretta; istruire ed istruirsi; conoscere e relazionarsi. Il tutto tenendo ben fermi i principi che tu ripeti giustamente 3 volte nel tuo post: libertà, giustizia e democrazia.
Il commento di Angelo è sempre molto puntuale ed illuminante; la reazione agli avvenimenti che stanno succedendo in Francia non può essere soltanto di terrore e di scoramento, ma deve, come postula Angelo, rifarsi al periodo buio che la nostra generazione ha attraversato ed ha patito. Il punto di svolta è stato, a mio parere, la reazione di popolo che ha isolato quel terrorismo ed ha ripristinato nel sentire comune, i valori della legalità, della coesistenza civile e della democrazia. Grazie, Angelo per averci fatto riflettere ancora una volta.