Guardare negli occhi il gufo reale
Col titolo Tutto l’outdoor del mondo, nel numero di agosto della nota e apprezzata rivista Orobie, compare un ampio e bel servizio sulle straordinarie potenzialità culturali e turistiche del territorio lecchese.
Arricchito da un eccellente corredo fotografico il reportage non si limita al solo alpinismo ed escursionismo, dei quali va giustamente fiero il nostro territorio, ma descrive una ricca serie di luoghi e funzioni capaci in futuro di trasformare il capoluogo lariano “in una capitale delle discipline sportive all’aria aperta”.
Nell’elenco di falesie, kitesurf, parapendio, mountain bike e quant’altro, viene segnalato il sentiero nel comune di Carenno adatto alle persone disabili.
Ci soffermiamo su questo percorso, purtroppo poco noto, perché da sempre prestiamo una particolare attenzione ai temi della disabilità. Inoltre, uno degli autori della sua ideazione e realizzazione è il nostro redattore Angelo Gandolfi, all’epoca presidente della locale comunità montana.
Non si potrebbe descrivere meglio questo sentiero di quanto argomentato nel citato numero di Orobie da Ruggero Meles, insegnante e scrittore lecchese, nonché tenace promotore del patrimonio culturale e ambientale del nostro territorio. Dice Ruggero: “La bellezza dei luoghi naturali potrebbe poi rivelarsi particolarmente importante anche per le fasce fragili della popolazione, un importante intervento è stato, ad esempio, il sentiero accessibile anche alle persone con disabilità motoria realizzato tra il 2006 e il 2007 dalla Comunità Montana della Valle San Martino, a Carenno, tra il Pertüs, località Forcella Alta, sino al cosiddetto «ex convento del Pertüs».
Aggiungiamo noi. Il sentiero, lungo circa 1,2 km e con una pendenza non superiore all’8%, si snoda lungo un crinale parzialmente boscato posto ad una altitudine di circa 1.100 metri. La visuale che si gode è eccezionale: lo sguardo si spinge a perdita d’occhio sulla pianura padana, sulla valle dell’Adda, sui laghi di Annone e Pusiano, mentre a destra si staglia netta la catena del Monte Rosa.
A distanza di anni il sentiero richiederebbe un intervento di manutenzione straordinaria, soprattutto per ripristinare il corrimano per i non vedenti e sistemare il fondo, messo a dura prova dagli eventi atmosferici. Se il manufatto non è in peggiori condizioni lo dobbiamo esclusivamente a Costantino Manzella, un volontario che in questi anni, da solo e senza che qualcuno glielo abbia chiesto, si è preso il compito di pulirlo dalle foglie, falciare l’erba che lo invade, spalare la terra che le piogge trascinano sul percorso.
Da più parti sta maturando la consapevolezza di intervenire per la riqualificazione di questo percorso, con azioni mirate che possiamo così sintetizzare:
- manutenzione straordinaria sul manufatto (lavori limitati), ma soprattutto sistemazione della strada carrabile che si arresta all’inizio del sentiero, necessaria a consentire il trasporto delle persone in carrozzella;
- inserimento del sentiero nel circuito dei percorsi per escursionismo dolce della provincia e della regione;
- promuovere la fruizione del sentiero presso le realtà istituzionali, associative e di solidarietà sociale, affinché la persona con disabilità motoria, a pochi minuti di auto dalle aree urbane della Lombardia, possa godere di un paesaggio straordinario, di grande respiro, e guardare negli occhi il gufo reale.
foto di Giorgio Toneatto e Angelo Gandolfi.