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Come ripartire?

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Ripartire.

Come farlo? Come partire di nuovo a scrivere sul nostro blog dopo quello che è accaduto in questi giorni nella nostra Comunità?

Ogni articolo che pubblicheremo sarà poca cosa, avrà poco senso. Piccoli e grandi fatti che segnaleremo e su cui rifletteremo appariranno nulla, paragonati al dolore che l’intera Comunità di Monte Marenzo ha vissuto in questi giorni.

Scorrono ancora davanti agli occhi le immagini che ognuno di noi ha visto.

Immagini…

I fiori portati dove due vite si sono spezzate. Le foto di Luca e Davide sulle due bare bianche affiancate. Le luci delle lanterne in alto nel cielo, il volo dei palloncini bianchi e delle colombe…

Le tante persone alle veglie in Oratorio che non riesce a contenerle tutte. Tante sono fuori, addossate al muro, anche sotto la pioggia.

Le mille persone ai funerali. Un paese intero…

 

Si sentono ancora i pianti e le parole, le musiche e i silenzi.

Il pianto dei genitori e dei fratelli. Il pianto di tutti: ragazzi, donne, uomini, bambini, che si stringono intorno ai familiari. Il pianto degli amici…

Le parole pronunciate con commozione dagli amici, le preghiere, le discussioni, il senso di impotenza… E quelle dei genitori straziate durante i funerali.

Le note di chitarre che suonano appena sfiorate, i canti durante le veglie di preghiera e quello di un musicista nel bosco.

Le note di una canzone rap all’inizio della cerimonia e quella della cornamusa al cimitero.

Il silenzio che sembra aleggiare sul paese, con la gente che sussurra quando parla…

I silenzi assordanti come quello dei ragazzi, muti, alla piazzetta coop o sul luogo dell’incidente, a riflettere su quanto accaduto. Il lungo silenzio al termine della veglia. E il silenzio incredibile durante i funerali. L’attenzione ad ogni singola parola dell’omelia di Don Giuseppe. Il silenzio irreale sul sagrato della chiesa.

 

Ripartire.

Ripartire da un luogo dove si è arrivati e ci si è trattenuti per un certo tempo. Un tempo che per molti è apparso infinito.

Rimettersi in moto perché la vita, la vita di chi rimane, va avanti.

Allora dobbiamo ripartire.

Ma come?

 

Nella nostra preziosa e bella lingua “ripartire” ha anche un altro significato. Quello di “dividere in parti”, distribuire fra tutti qualcosa. O distribuire un incarico a ciascuno di noi.

La cosa che dobbiamo dividere è il peso di quanto accaduto. La responsabilità delle famiglie, delle Associazioni, delle Istituzioni. Ma anche la responsabilità degli stessi ragazzi.

Ognuno di noi ha delle responsabilità. E forse su quelle moto c’è un pezzettino della nostra responsabilità.

 

Allora “ripartire” potrebbe essere inteso con “condividere”.

Condividere il peso del dramma. Ma anche condividere i successi piccoli e grandi che questi ragazzi a volte ci sanno portare.

I limiti e i racconti spezzati, così come le gioie e le storie positive, devono essere condivisi da tutta la Comunità.

Sentirsi Comunità è anche questo e anche i ragazzi devono sapere che sono parte di questa Comunità, con le stesse responsabilità e lo stesso diritto di esprimersi.

E questo non vale solo per i ragazzi. Vale per ognuno di noi.

 

Riprendiamo allora a pubblicare su questo sito piccole e grandi cose. Viviamole come opportunità di crescita, come momenti di riflessione. Assaporiamo ciò che ci sta intorno. Condividiamo le cose brutte e drammatiche come questa terribile tragedia e condividiamo ogni piccola o grande cosa bella che ci è donata dagli altri.

 

Ecco, forse un senso alla fine di Luca e Davide è quello di averci visti uniti. E di continuare ad esserlo.

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