Leonardo Viola torna a Lecce con le sue visioni. Ci sono quelle sul mare o sul paesaggio in cui il carattere onirico si fonde con la realtà. Le opere di Viola sono marine, pianure, altopiani che dal sogno si riversano sulla tela e nel presente, ma non si può individuare con sicurezza l’inizio del processo creativo. Si vede bene che l’acqua è reale, i vortici di nubi esistono – oltre che sulla terra nel cosmo come nebulose di sguardi – ma sono stati contemplati e resi o sognati e poi disegnati? Non sappiamo.
Il maestro stesso presenta come “Visione onirica” un suggestivo dipinto acrilico su legno (in foto).
L’ opera sarà presente alla personale di pittura che si terrà nel centro storico di Lecce via Paladini 42 Associazione culturale Art Studio 42, Responsabile Mimmo Marullo dal 16 al 30 aprile. Così scrive di Viola il critico d’arte, scrittore e giornalista Raffaele Polo: […] lasciate che la dolcezza, l’originalità delle forme e la serenità del contesto vi prendano completamente. Lasciate parlare Viola con i suoi mezzi e con la sua maniera personalissima di intercalare. Lasciate, insomma, che la pittura diventi Arte” (brano tratto da “La Pittura dell’Umiltà”).
I dipinti di Leonardo Viola sono misteriosi come sorrisi leonardeschi che occorre indagare, ma senza fatica intellettuale, perché la tecnica e la sapienza si ritirano con dignità per lasciare al fruitore l’essenza di Viola: lo stupore di un bambino che apre gli occhi ad un primo mattino.
Sigmund Freud si interrogava spesso sul motivo per cui era attratto da un’opera d’arte, ponendo una domanda universale. Perché un quadro ci colpisce, cosa ci richiama in particolare? La risposta è che la sublimazione artistica è la trasposizione della vitalità pulsionale dell’artista che osa dire ciò che gli adulti benpensanti e beneducati non possono o non ricordano. Il desiderio e la ricerca infantili – persi per la memoria, ma non per l’inconscio – nell’artista continuano come impulsi a creare: ad essere ciò che si era e si è.
Quando ci fermiamo di colpo davanti a un’opera, non riusciamo a staccare lo sguardo e non sappiamo spiegare la ragione, è perché la Ragione non c’entra. Davanti a noi sono riprodotti senza finto pudore i nostri desideri che sono universali. I paesaggi di Leonardo Viola sono paesaggi dell’anima che in tutte le mostre i visitatori credono di identificare con un luogo preciso, sussurrando: – “Ma io l’ho già visto”. Sono visioni unanimi e al tempo stesso individuali. Ci colpiscono perché ci riportano a qualcosa di noi di cui abbiamo bisogno. Noi stessi.
Michela Maffei
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