Referendum Trivelle 17 aprile 2016
Per ricordare cosa è accaduto vicino a noi… (un ricordo personale)
Ho lavorato a Trecate, in provincia di Novara, per due anni, dal 1974 al 1976. Ho sempre avuto a che fare con gli impianti petroliferi. L’ultimo mio lavoro (per ENI) riguardò la conversione di una petroliera in base estrattiva. Quando accadde l’incidente a Trecate, seguii la vicenda con particolare interesse.
Il 28 febbraio del 1994, alle ore 15.30, per la rottura di un tubo di trivellazione a una profondità di circa 5400 metri del pozzo Trecate 24 dell’Agip e a causa della non tenuta di alcuni sistemi di sicurezza (che non funzionarono), un getto di petrolio, sparato all’esterno a una potenza di circa 200 atmosfere, raggiunse il cielo arrivando a circa 200 metri di altezza. Unito alla pioggia che cadeva dalla mattina, il petrolio ricadde, sotto forma di nube tossica mischiata a metano, sui campi e sulla città di Trecate, sulle case, sulle strade, sugli animali e sui cittadini…
Perché questo ricordo? Perché credo che questo ricordo possa aiutarci a capire cosa accadrà domenica 17 aprile…
La notizia di oggi (anzi di 10 giorni fa, ma nessuno ne parla)
No, anzi prima parliamo di oggi. Non di un ricordo lontano, ma di un altro incidente avvenuto il 13 marzo 2016, solo 10 giorni fa. L’ennesimo disastro ambientale si sta consumando a due passi dalle nostre coste e sta passando ancora una volta sotto silenzio sui media (come mai?). C’è una nuova marea nera a 120 km da Lampedusa. Una fuoriuscita di petrolio è stata confermata al largo delle isole Kerkennah, uno degli habitat della Tunisia più ricchi di fauna selvatica. Le Kerkenna sono un gruppo di isole situato al largo di Sfax, sulla costa orientale della Tunisia, nel Golfo di Gabès. La perdita ha avuto origine nelle condotte sottomarine appartenenti alle Thyna Petroleum Services (TPS).
Basterebbe questo per avere pochi dubbi su cosa votare il 17 aprile. E’ opportuno però spiegare per cosa si vota.
Domenica 17 aprile 2016, dalle ore 7:00 alle ore 23:00, i cittadini italiani sono chiamati a votare per il “referendum sulle trivellazioni”, ovvero la consultazione popolare che chiede l’abrogazione del comma 17 dell’articolo 6 del decreto legislativo 152 del 3 aprile 2006 sulle norme in materia ambientale.
Il referendum nazionale è stato promosso da nove regioni italiane (sia di centrosinistra che di centrodestra: Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise) invece che attraverso la raccolta di firme da parte dei cittadini. Il referendum è sostenuto da molte associazioni ambientaliste (come Legambiente, Greenpeace e Wwf) contro i progetti petroliferi del governo nelle acque territoriali.
PER COSA SI VOTA
Un referendum di cui si sa poco o nulla, di cui la stragrande maggioranza dei nostri concittadini ignora l’esistenza a meno di un mese esatto dal giorno in cui saremo chiamati a votare.
Il quesito
“Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, ‘Norme in materia ambientale’, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 ‘Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)’, limitatamente alle seguenti parole: ‘per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale’?”
I giacimenti interessati sono Guendalina (Eni) e Gospo (Edison) nel mare Adriatico e il giacimento Vega (Edison) nelle acque di fronte alla città di Ragusa, in Sicilia.
Se non si vuole che le trivellazioni già in atto entro le 12 miglia dalla costa vengano rinnovate, bisogna votare SÌ.
Votando NO si manifesta la volontà di mantenere la normativa esistente.
Il referendum popolare è valido solo se raggiunge il quorum, cioè se va a votare il 50 per cento più uno degli aventi diritto.
COME SI VOTA AL REFERENDUM SULLE TRIVELLAZIONI
Per votare è necessario presentarsi al seggio elettorale del comune di residenza a cui si è iscritti muniti di tessera elettorale e di documento d’identità. È utile verificare fin da ora che la propria tessera contenga ancora spazi disponibili per la timbratura, altrimenti è possibile richiedere il rilascio di una nuova tessera presso l’Ufficio elettorale del proprio comune.
LE RAGIONI DEL SI’ E DEL NO
Chi vota sì
E’ insensato puntare sull’estrazione di gas e petrolio per garantire la nostra indipendenza energetica.
Per pochi barili di petrolio non vale certo la pena mettere a rischio il nostro ambiente marino e terrestre ed economie importanti come la pesca e il turismo, vere ricchezze del nostro paese.
Per “pochi barili” si intende circa 10 milioni di tonnellate di petrolio che, stando ai consumi attuali, coprirebbero l’intero fabbisogno energetico nazionale per otto settimane, secondo i dati del ministero per lo Sviluppo economico.
Ci guadagnano solo i petrolieri. Per estrarre petrolio le compagnie devono versare dei “diritti”, le cosiddette royalties. Ma per trivellare i mari italiani si pagano le royalties più basse al mondo: il 7% del valore di quanto si estrae.
Chi vota no
Continuare con l’estrazione di gas e petrolio in alto mare sarebbe un modo sicuro per differenziare l’approvvigionamento energetico in un periodo di insicurezza come quello in corso. E sarebbe anche più rispettoso dell’ambiente di altre soluzioni perché evita il passaggio di centinaia di petroliere nel Mediterraneo che, dalle coste nordafricane, sarebbero altrimenti costrette a raggiungere i porti italiani. Inoltre, il comparto delle fossili sarebbe importante dal punto di vista dell’occupazione. Il tutto a fronte di diversi milioni di euro di entrate per lo stato italiano tra royalties e tasse e alla possibilità di evitare, così, rialzi in bolletta. Se vincesse il sì, l’Eni dovrebbe chiudere il giacimento non più tardi del 2020 anche se le risorse al suo interno non fossero finite.
Anche chi vota no ammette il rischio incidenti (per loro basso), visto che dal 1950 a oggi ci sono stati pochi incidenti che hanno riguardato impianti di estrazione in Italia: a Cortemaggiore (Piacenza) appunto nel 1950, un altro incidente in mare è avvenuto a Porto Corsini (Ravenna) nel 1965, e a Trecate (Novara) nel 1994.
A Trecate, appunto… Già, basterebbe questo per andare a votare, e per votare SI.
Questa è la mia posizione personale. Il nostro sito apre da oggi il dibattito sul Referendum. Potete farlo con un vostro messaggio, un vostro commento a questo post o anche con un vostro intervento articolato.