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Victoria ed il Dono

Anche quest’anno Don Giuseppe ha chiesto ad alcune persone di leggere un libro… Sì, come l’anno scorso, non si tratta solo di leggerlo ma di condividerlo, di scambiare le proprie opinioni sul tema trattato.

Anche qui si ripete ciò che in altre 130 realtà bergamasche sta avvenendo e che abbiamo imparato a conoscere: i “Circoli di r-esistenza”, ovvero gruppi di lettura formati da una decina di persone, che tra ottobre e dicembre si troveranno per leggere e approfondire un libro. 

Quest’anno le ACLI di Bergamo, nell’ambito del progetto “Molte fedi sotto lo stesso cielo. Per una convivialità delle differenze” http://www.moltefedi.it/ sottopongono ai Circoli la lettura di un libro “Dono e perdono” di Enzo Bianchi, priore di Bose.  

Qualche giorno fa alcuni amici si sono trovati in Oratorio e proprio la lettura e la discussione della prima parte del libro, il dono, ha stimolato Marilena a scrivere una sua esperienza sul dono. E ce la dona: 

 

Victoria e il Dono

Riflettevo oggi sul confine tra  dono e non dono e mi è apparso in aiuto  un mio episodio di vita molto semplice e silenzioso, come i doni che proprio perché non appaiono sono preziosi.

Vado talvolta a fare la spesa in un negozio biologico e da poco più di un anno davanti ai carrelli, appoggiata nell’ombra c’è una ragazza.

Ne vedo sempre tanti di ragazzi di colore vendere oggetti appollaiati vicino ai carrelli o ai posteggi dei supermercati e io passo loro accanto e cerco di ignorarli. A volte acquisto qualcosa, ma sono molto schiva  nei loro riguardi, quasi fossero esseri misteriosi.

Ma qui c’era una ragazza. Era scura di pelle ed io non riuscivo a capire se fosse africana o brasiliana, ma aveva uno sguardo molto bello e penetrante.

Ho fatto la spesa con il mio carrello e quando l’ho riposto ho fatto una cosa che non faccio mai: le ho dato l’euro del carrello. Dono, non le ho porto il carrello, come elemosina, ma il soldo. Mi ha ringraziato con un dono: un sorriso bellissimo, non servile.

Ho provato paura per lei e per il suo futuro e mi sono chiesta come sarebbe stata tra un anno.

Ogni volta la rivedevo e c’era sempre lo stesso rituale, io non le davo il carrello, ma me lo riponevo da sola e poi andavo da lei e le davo l’euro. A volte lei veniva con lentezza consapevole, come per non invadere la mia vita, ad aiutarmi quando vedeva che ne avevo bisogno, altrimenti stava al suo posto. Dono: dignità non offesa, né la sua, né la mia.

Ero felice di quei gesti silenziosi che non chiedevano  nulla in cambio.

Una volta nel negozio biologico  ho comperato una focaccia per me ed una per lei. Dono, scambio di cibo, io avevo fame e senz’altro anche lei. Nulla altro in cambio. Le avrei comperato qualcosa ogni volta, ma sentivo che non era giusto, ledevo la sua dignità.

Avevo un po’ paura per lei. Era in compagnia di un giovane senegalese che vendeva la solita merce, ma non sembrava stessero insieme.

Una volta mentre mi aiutava a caricare le ho chiesto: da dove vieni? Mi ha risposto dall’Africa, e non mi ricordo da quale paese. Ecco non era brasiliana.

A Natale le ho portato una confettura in dono e le ho detto “buon Natale ma forse a te non interessa”. “Sì mi interessa sono cristiana”. Ecco allora per me spiegata la sua luce negli occhi ed il suo modo dignitoso di essere povera. Allora le ho chiesto il nome: Victoria. Bellissimo, io Marilena.Ciao.

Dono, non curiosità, non sopraffazione. Ero io che ricevevo un dono nel farlo a lei. Mi sentivo impotente per il fatto di non poterla aiutare di più, ma non provavo sensi di colpa perché alla mia età sono consapevole di non potere cambiare il mio mondo di più di quanto lei possa cambiare il suo. Noi siamo entrambi colpevoli e innocenti.

Una volta le ho mostrato le foto dei miei nipotini dicendo che stavo lontana per un po’ per andare da mia figlia . Mi ha salutato con un grande sorriso.

L’altro giorno l’ho rivista : è più stanca, ma gli occhi hanno sempre la luce. Allora dopo averle dato il solito euro le ho chiesto dove abitasse. “In un paese poco distante , e ci vado  con il pullman tutte le sere”.

Per me è un sacrificio privarmi di un euro, perché ne ho bisogno, quindi è un dono sentito, non una carità. Per me è un piacere ricevere da lei non un grazie, ma un sorriso, da donna a donna. Faccio domande, ma non sono curiosa, cerco solo un rapporto.

Ecco, spero di essere riuscita a trovare il confine tra Dono e non dono.

Marilena

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