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Con Cinzia Vodret e il Metodo Montessori, al via il ciclo di incontri su “Nuove pratiche scolastiche”

Volantino  Nuove pratiche  scolastiche DEFINITIVO.pubSabato mattina, 3 febbraio, in Sala civica a Monte Marenzo, si è tenuto il primo incontro del ciclo “Nuove pratiche scolastiche”, organizzato dalla nostra Associazione UPper con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Monte Marenzo.

Un pubblico attento ed interessato: Insegnanti, ex Insegnanti, qualche studente e qualche genitore che hanno accolto l’invito a partecipare a questo ciclo che ha l’obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza del comprensorio, genitori e insegnanti, sul tema del rinnovamento delle pratiche scolastiche della scuola primaria, per un nuovo modo di vivere a scuola e la scuola.

Sono stati invitati esperti di rilievo di Opera Nazionale Montessori, dell’Università Bicocca di Milano per il Metodo Pizzigoni, e della rete regionale del Progetto Senza Zaino.

Dopo una breve presentazione della nostra Associazione UPper da parte del Presidente Sergio Vaccaro e una introduzione di Valentina Chioda dell’ospite del primo incontro la parola è passata a Cinzia Vodret.

Di seguito potete leggere una relazione di Valentina Chioda con le immagine scattate da Michelangelo Morganti che ringraziamo.

 

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Cinzia Vodret è la prima ospite di UPper al ciclo di incontri “Nuove pratiche scolastiche”.

Storica insegnante Montessori lavora prima in scuole private di Milano e pochi anni dopo, negli anni ‘70 passa alla scuola statale di via Quarenghi, unico caso in Milano e in Lombardia di scuola statale Montessori.

Ci vorranno altri 40 anni perché finalmente il Ministero Istruzione Università e Ricerca stipuli nel 2012 una Convenzione con Opera Nazionale Montessori con l’intento di diffondere la Didattica Differenziata Montessori nella scuola statale italiana, metodo fino ad allora sopravvissuto solo grazie alle forze delle  insegnanti Montessori. Assenza enorme e in ritardo di almeno 100 anni se si pensa al riconoscimento scientifico e culturale ottenuto all’estero da subito, in ogni continente e in ogni ordine di scuola, dal nido all’infanzia, alla primaria e persino alla secondaria.

Dal 2012 Presidi coraggiosi si impegnano con Opera Montessori nella formazione, bussano ripetutamente alle porte degli uffici che possano incrementare risorse, sostengono le loro insegnanti, accolgono la voce dei genitori, fanno rete nel territorio con altri presidi e con gli amministratori locali ottenendo così nuove sezioni Montessori.

Occorre anche riconoscere il merito di quelle amministrazioni lungimiranti e visionarie che non temono di investire nella scuola, consapevoli che il cambiamento sociale vada anche affidato a una scuola diversa che forma un alunno diverso che sarà un cittadino diverso.

Ce lo ha spiegato molto bene la prof.ssa Cinzia Vodret, ora formatrice nei corsi di Didattica differenziata Montessori riconosciuti dal Miur e assistente tecnica nelle sezioni Montessori neoformate, mentre espone il Metodo in un intreccio di domande e risposte con un pubblico molto interessato.

L’alunno delle scuole Montessori è un bambino felice, che va volentieri a scuola perché è una persona libera, autonoma, non giudicata e valutata, dunque non frustrata e con una propria autostima; non è un bambino competitivo ed egoista, ma solidale, curioso e motivato al lavoro e alla conoscenza che si costruisce da solo e con gli altri autoeducandosi. La disciplina non è imposta dall’esterno, ma costruita dalla propria interiorità come bisogno vitale.

Un miracolo?

No, semplicemente scientifico e pedagogico.

Maria Montessori non ha studiato i bambini in un laboratorio di ricerca, ma sul campo, nell’aula, con un occhio da osservatore naturalista e contemporaneamente da scienziato e riconosce, diversamente dalla scuola dell’epoca, che il bambino ha bisogno di muoversi, ha una tendenza naturale a conoscere e, se non ostacolato, porta in sé tutta le potenzialità per crescere cioè le condizioni per svilupparsi. E le condizioni vengono create da un ambiente e da materiali di sviluppo molto studiati e strutturati scientificamente affinché il bambino li possa scegliere e usare da solo, manipolandoli sensorialmente e costruendo una memoria corporea che lo condurrà in autonomia all’astrazione. Il bambino si autocorregge vivendo l’errore come naturale passaggio per conoscere. Possibilità quest’ultima che lo porterà a sentirsi più forte e non dipendente dal giudizio dell’adulto.

Dunque il maestro è l’ambiente. Questo tipo di didattica comporta un’aula ricca di materiali unici e variegati perché tutti i bambini della classe possano contemporaneamente lavorare con materiali diversi in attività differenti.

Il grande lavoro dell’insegnante consiste nell’osservare i bambini e comprendere con molta competenza il grado di conoscenza raggiunto da ciascun di loro per predisporre sugli scaffali nuovi materiali  per nuove possibilità esplorative nel momento giusto per ognuno. Ciascun bambino è sostenuto e incoraggiato, sempre. La classe non è livellata, ogni bambino segue i suoi ritmi e i suoi tempi, il proprio percorso sarà unico, osservato e registrato dall’insegnante. E questa registrazione consentirà al docente di restituire ai genitori un report qualitativo descrittivo sul personale percorso di loro figlio. La relazione con le famiglie è aperta, dinamica e accogliente.

La ricchezza del materiale è notevole: per la quantità di proposte, per la sequenzialità di passaggi sensoriali, concettuali e disciplinari implicati, per il multiuso nelle diverse età.

Un esempio con le aste numeriche: usate fin dall’infanzia possono sviluppare nel bambino semplicemente la capacità di seriare lunghezze diverse, poi  di seriare  quantità da 1 a 10, poi di creare somme entro il 10 utilizzando le aste come “regoli”, poi di riconoscere i numeri pari e dispari, poi di conoscere il metro e il decimetro, … Tutto questo è possibile con un unico materiale perché studiato nel colore, nelle dimensioni, nei rapporti e nell’isolamento di una variabile alla volta secondo la presentazione che l’insegnante fa allo stesso bambino in età diverse.

Così anche per i materiali di lettura e scrittura. Ricchi, concreti, manipolabili spingono il bambino a passare naturalmente dalle lettere smerigliate e dall’alfabetario al foglio, motivato dall’impellente necessità di lasciare segni leggibili, di comunicare per scritto con gli altri. Nessuna imposizione frustrante e livellante.

Gli insegnanti Montessori conoscono il dibattito sulle nuove ricerche in campo scientifico, pedagogico e didattico, integrano le nuove scoperte ai materiali.  Altre volte le nuove scoperte scientifiche confermano le intuizioni di Maria Montessori come quelle recenti sull’uso del corsivo che sembrano dimostrare lo sviluppo di certe aree del cervello.

Quindi materiali ricchi e poliedrici per l’aritmetica e la geometria, per l’educazione cosmica (storia, geografia e scienze in un’ottica interdisciplinare e olistica), per atelier di pittura e di musica, …

Ovviamente tutto questo comporta la necessità imprescindibile che la scuola sia dotata di materiali di sviluppo acquistati nel corso dei primi tre-quattro anni per le cinque classi della primaria e che ci siano insegnanti capaci di usarli formandosi nei corsi di Opera Nazionale Montessori.

Sito ufficiale di Opera www.operanazionalemontessori.it

Sito dell’Associazione di genitori, insegnanti, dirigenti

https://montessoriscuolapubblica.com

Mail  montessoriscuolapubblica@gmail.com

Sito per eventi insegnanti e scuole  www.retemontessori.eu

Facebook “Per una scuola Montessori a Lecco”

Mail  comitatoscuolamontessorilecco@gmail.com

 

Ricordiamo le altre date in programma:

sabato 24 febbraio, ore 10 – A Scuola Senza Zaino: con Donata Miniati, Insegnante e formatrice Rete Regionale Scuole Senza Zaino;

sabato 10 marzo, ore 10 – Metodo Pizzigoni: con Franca Zuccoli, ex Insegnante nella Scuola Rinnovata di Milano, Formatrice all’Università Bicocca.

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