Da Lecco e Calolzio gli aiuti di MIR SADA e Circolo ARCI Spazio Condiviso ai migranti in Serbia
Tino Magni, Corrado Conti, Monica Panza e Alberto Anghileri hanno appena concluso una esperienza a Sid in Serbia per portare aiuti ai migranti e ai profughi della rotta balcanica. Li ringraziamo per il loro racconto.
Il 30 novembre scorso due volontari di MIR SADA Lecco (Tino e Alberto) e 2 volontari del Circolo Arci Spazio Condiviso fi Calolziocorte (Monica e Corrado) hanno visitato la situazione dei migranti e profughi della rotta balcanica a Sid (Serbia) a 5 km dal confine con la Croazia.
L’attività è stata fatta in stretta collaborazione con NO NAME KITCHEN (NNK) l’associazione di volontari che sta seguendo da anni il dramma del viaggio della speranza di decine di migliaia di profughi (soprattutto afgani, siriani, nordafricani….) cercando di aiutarli in ogni modo. NNK opera soprattutto con i migranti che sono meno “fortunati” (si fa per dire) rispetto a quelli ospitati nei campi profughi lungo la rotta balcanica (dalla Turchia, alla Grecia, attraverso Montenegro, Serbia e Bosnia) per cercare di entrare nella fortezza Europa passando prima di tutto dalla Croazia (https://www.nonamekitchen.org/en/). Sono i migranti respinti più volte soprattutto in territorio croato con una procedura illegale; sono i migranti a cui vengono tolte o tagliate le scarpe, spaccati i cellulari in modo che non riescano più ad orientarsi e non possano più ricevere i soldi che le famiglie gli mandano e a cui vengono inflitte bastonature e altre violenze fisiche.
Di tutta questa brutalità NNK denuncia da anni i particolari con una nutrita documentazione e con report mensili (https://www.nonamekitchen.org/en/violence-reports/ ) totalmente ignorati dai mezzi di informazione e dai giornali, specie italiani; salvo pochi rari servizi, articoli o reportage.
Le nostre due associazioni erano già state sul posto, a Velika Kladusa , ultimo avamposto in Bosnia prima di cercare di entrare in Croazia (ve ne avevamo parlato proprio qua su AE https://altreconomia.it/migranti-respinti-croazia-reportage/ ).
La visita a Sid era stata preparata da due incontri pubblici fatti al Circolo ARCI di Calolziocorte il 31.07 e il 24.10.2019 con collegamenti via skype con due volontarie di NNK, Chandra da Velika e Valentina dal confine con la Turchia. Quest’ultima ci aveva illustrato i progetti di assistenza sanitaria di NNK.
Lo scopo della visita a Sid era quello non solo di verificare sul posto quanto succedeva ma soprattutto di portare nei magazzini di NNK, per la distribuzione ai migranti, più di quasi 180 paia di scarpe solide ed in ottimo stato che abbiamo raccolto nel magazzino del Circolo ARCI SPAZIO CONDIVISO grazie soprattutto all’associazione “”Mani di pace”” con Bruna e Tiziana in prima linea che hanno avuto una importante donazione di questi beni da una Ditta del Lecchese. Le scarpe, insieme agli indumenti pesanti, sacchi a pelo e tende sono vitali per i migranti della rotta balcanica. Chi va lì vede giovani con le “infradito” a temperature sotto lo zero!!!
Siamo riusciti a portarli a destinazione dopo una notte di viaggio e una grande trepidazione al momento di passare le frontiere Slovenia/Croazia e Croazia/Serbia.
Non avremmo potuto perdonarci di vederci respinti dopo quasi mille KM fatti su una auto, guidata con esperienza da Tino e Alberto, piena all’inverosimile di scarpe.
Purtroppo l’aumento della politica repressiva sui migranti, che il governo serbo ha iniziato, imitando quello croato, comporta controlli sempre più forti alla frontiera.
Ne hanno fatto le spese alcuni volontari tedeschi il cui furgone con vestiti è stato respinto lo stesso giorno alla frontiera, come ci hanno raccontato i volontari di NNK a Sid.
Comunque le “nostre” scarpe sono arrivate a destinazione e alle 8.40 del mattino le abbiamo immagazzinate nella “”warehouse”” di NNK a Sid, un grande edificio con magazzino dove una decina di volontari di NNK hanno base.
Sono giovanissime/i ragazze/i di tante nazionalità: spagnola, francese, argentina, russa, tedesca e italiana. Sono ragazzi eccezionali questi di NNK, che vivono in condizioni difficili e ogni giorno portano aiuto agli ultimi degli ultimi.
Con loro e soprattutto con Adalberto, Berto, Gonzalo, Ayat e altre/i abbiamo passato una giornata intensa, fredda anche se per fortuna con un po’ di sole e senza pioggia.
Loro ci hanno fornito la documentazione dell’ondata di repressione verso i migranti da parte della polizia serba, che ha avuto il suo culmine giusto pochi giorni fa (il 22.11.2019) non solo a Sid ma anche in altre zone della Serbia.
A Sid, ci racconta Adalberto (il volontario italiano di Bologna di NNK che è lì da un mese) un esercito di poliziotti ha sgomberato brutalmente 150/200 migranti che, da mesi, trovavano rifugio nel campo provvisorio creatosi presso una fabbrica abbandonata nell’ex area industriale di Grasforem. Hanno disboscato l’area davanti all’edificio che nascondeva un po’ il campo (in modo da poter controllare se qualcuno vuole ritornare), hanno tolto tende, impianto elettrico provvisorio, hanno requisito tutti i beni dei migranti; li hanno portati in diversi campi allestiti verso l’Ungheria o comunque lontano dal confine croato. Hanno fermato anche i volontari di NNK che, continua Adalberto, in quel campo provvisorio ogni giorno portavano acqua potabile, fornivano un pasto caldo, aiutavano a preparare pasti sul posto, fornivano tende, sacchi a pelo e indumenti pesanti. Avevano anche portato fornelli e installato un impianto elettrico provvisorio.
I poliziotti hanno bruciato e distrutto tutto in poco tempo
Ci si domanda se sia un caso che tutto questo sia successo proprio pochi giorni dopo l’accordo tra Serbia e UE che prevede anche attività di Frontex mirate a combattere l’immigrazione definita “”clandestina”” e la “”criminalità transfrontaliera”.
Siamo stati con i volontari di NNK nella ex fabbricata sgomberata. Scarpe abbandonate, vestiti bruciati, rifiuti e oggetti sparsi da tutte le parti.
Nonostante questo nella struttura tanti migranti stanno tornando, soprattutto ragazzi afgani.
Ci abbiamo parlato: da anni stanno cercando di entrare nella fortezza Europa a qualsiasi costo, compreso quello di vivere in condizioni bestiali: con pochi vestiti, scarpe rotte (speriamo che almeno quelle che abbiamo portato possano dare un piccolo sollievo), una coperta sulle spalle e mangiando solo quello che trovano e il pasto che ancora i volontari di NNK con caparbietà eccezionale continuano a fornire.
Sono giovanissimi, 15,16, 18 anni. Imran ha solo 15 anni, da un anno ha lasciato l’Afghanistan a piedi e non ha neppure una coperta. Gonzalo di NNK lo avvicina per mettersi d’accordo su come gli può fare avere vestiti più pesanti.
Alcuni di loro (Mohamed, Nader, Alì Khan) ci hanno raccontato in italiano (Mohamed il più anziano -41 anni- è stato in Italia) arabo e pashtun la loro storia e anche come sono stati sgomberati brutalmente il 22 novembre scorso.
I volontari di NNK parlano con loro, si mettono d’accordo su quando portargli vestiti, scarpe o cibo. Si vede che di loro si fidano. Il metodo di NNk di socializzare con loro è un bellissimo dono di umanità.
Tutti dicono che continueranno a tentare, due-tre-cento volte e che niente e nessuno li fermerà. Ti viene da pensare alla fame e violenza da cui provengono, tanto forte e rifiutata da far sembrare migliori le condizioni infernali con cui sopravvivono a Sid.
Monica che sta fotografando si sente impotente a non fare niente subito per loro. I suoi figli/e hanno l’età di questi ragazzi che da mesi, anni sono venuti a piedi e con ogni mezzo dall’Afghanistan, dalla Siria, dal Nord Africa. Ma si corre il rischio di aiutarne solo alcuni a caso, senza sapere chi di loro ha più necessità dell’altro. Solo i volontari di NNK che li conoscono possono stabilire delle priorità.
Nonostante il sole fa freddo (si va abbondantemente sotto zero la sera fino alla mattina). Con Tino ed Alberto ci domandiamo come questi ragazzi non si ribellino in modo anche violento a questo stato di cose che ti mette rabbia, sconforto e tristezza.
Abbiamo sentito storie terribili come quelle che raccolte poco prima, alla fine della mattinata, nel ristorante/ostello al centro di Sid, davanti alla stazione ferroviaria, di fianco ad un piccolo campo profughi ufficiale per famiglie con davanti le auto della polizia serba che ti impedisce di entrare.
In questo locale, in cui qualcuno dice arrivino anche i “passeur”, quelli che si fanno pagare per portare i migranti in Croazia, arrivano alla spicciolata giovani migranti. Qualcuno si siede al nostro tavolo. Dopo un po’, vedendoci in compagnia con Gonzalo, il volontario di NNK, cominciano a parlare e sono disponibili a raccontarci chi sono e quello che hanno passato. Alcuni sono in condizioni migliori di quelli che incontreremo alla fabbrica sgomberata.
Del resto è da molto più tempo che sono qua per cercare di passare in Croazia e hanno imparato ad “arrangiarsi”. Come Shalif, 23 anni, algerino, da 3 anni in cammino che ha tentato il “game” (come viene definito il tentativo di entrare in Europa) per oltre 5 volte. E’ arrivato da Atene fino a Belgrado, via Bosnia, legato sotto a un camion in un viaggio interminabile di 12 ore. Ci mostra il filmato che ha fatto con il cellulare, sotto al camion, del suo amico che ha fatto il viaggio della disperazione con lui. Ha girato tutti i Balcani (4 settimane a Sarajevo, 3 a Bihac e 2 a Velika Kladusa). Ha anche fatto 6 mesi di prigione in Croazia per aver rubato un’auto con cui voleva arrivare in Italia.
Prima di ripartire una lunga chiaccherata con i volontari di NNK che consumano un veloce pasto con un piatto di riso cotto in grandi pentoloni all’aperto, gli stessi che usano per preparare i pasti per i migranti. Alle pareti della loro sede i turni settimanali, un piccolo vocabolario di alcune parole in inglese/arabo, le foto del campo sgomberato.
Ci chiedono di non smettere di sostenerli con fondi e anche beni (le scarpe sempre, i sacchi a pelo, i giacconi, le tende…..).
Ci impegniamo a far conoscere la situazione, a fare iniziative pubbliche magari collegandoci con loro via skype. Monica ha registrato alcune interviste che serviranno anche per un progetto che gli studenti di un Istituto superiore di Lecco sta attuando.
Ci sentiamo comunque impotenti quando riprendiamo a sera, col buio pesto e il freddo sempre più pungente, la strada per tornare.
Al confine con la Croazia il poliziotto di frontiera ci guarda dentro la macchina. Se l’avesse fatto all’andata avremmo perso le scarpe.
In quel momento nella testa di tutte/i ricompare quel cartello grande che è esposto a Sid nella sede di NNK
“”FUCK THE BORDERS””