“Nel segno della montagna”. Alcune immagini di Giandomenico Spreafico in mostra (con altri) al Palazzo delle Paure a Lecco
Nella cassetta della posta, Angelo ha trovato un catalogo di una mostra.
Al Palazzo delle Paure, si è inaugurata la mostra Nel segno della montagna. Nuove donazioni alla Fototeca del Si.M.U.L.
La mostra, curata da Luigi Erba, Barbara Cattaneo e Daniele Re, sarà visitabile al Palazzo delle Paure (piazza XX Settembre, 22) dal 24 febbraio al 14 aprile 2019; da martedì a venerdì dalle 9.30 alle 19, sabato e domenica dalle 10 alle 19, al costo d’ingresso di 2 euro.
Sulla copertina del catalogo 5 particolari tratti da 5 immagini degli autori in mostra.
Il quarto particolare lo riconosco subito: queste sono “Le formiche sulla testa del gigante” di Giandomenico Spreafico!
In effetti è così. Giandomenico, che abita da vent’anni a Monte Marenzo, ha voluto segnalarci l’evento e noi siamo ben lieti di invitare i lettori di UPper alla Mostra al Palazzo delle Paure di Lecco.
Quella foto mi colpì molto, come apprezzai tutte le foto che mise in mostra qui a Monte Marenzo nel 2002 nella locale Biblioteca in occasione dell’Anno Internazionale della Montagna.
Giandomenico ha ottenuto diversi premi e riconoscimenti in concorsi nazionali ed internazionali, tra cui spiccano quelli sul tema “La montagna”.
Sul valore del lavoro di Giandomenico, più che le nostre parole è meglio riportare quelle di Luigi Erba (curatore della mostra insieme a Barbara Cattaneo e Daniele Re) che, in occasione della Mostra del 2002 scrisse: Giandomenico Spreafico è senz’altro uno degli esponenti del ventennio dopo il 1970 che ha lavorato sia sull’ambiente, sia sull’alpinismo, soprattutto stampando e vivendo l’esperienza di camera oscura, fondamentale per la maturazione di un fotografo. La mostra di oggi, dedicata all’aspetto “alpinistico”, ci riporta nel tempo, ma ci dice ancora qualcosa di nuovo.
Esprime proprio quelle tendenze di esasperazione tonale, di senso magico (es. “Formiche sulla testa del Gigante”, “Piccoli uomini”), di immersione totale, di capacità di perdersi negli spazi sempre segnati da una forte elaborazione in camera oscura, come momento finale di una catena che partiva dalla stessa ripresa in bianco e nero, sempre prevalentemente con l’uso di filtri.
E’ un’immagine, quella di Spreafico, che “tiene” ancora oggi, proprio perché non nata per il solo consumo e non sempre uguale a se stessa pur conservandone la riconoscibilità. Lo dimostrano l’ultimo periodo con la stampa a colori, ma soprattutto le immagini conclusive in bianco e nero dal 1988 al 1990 (“Sul tetto d’Europa”, “Immensità”, “Tra le nuvole”, “Tra neve e nuvole”). Sono paesaggi questi fortemente magici, surreali, che rompono il concetto di armonia tradizionale, assemblati e voluti in camera oscura, con bianchi gessosi, e che provocano una certa ribellione dello sguardo. Rappresentano senz’altro l’apice della costruzione della sua poesia.
L’esposizione al Palazzo delle Paure a Lecco, propone gli scatti, oltre che di Giandomenico Spreafico, di Raffaele Buonuomo, Giuliano Cantaluppi, Pietro Sala, Giovanni Ziliani, e si propone di illustrare lo sviluppo dell’iconografia montana lecchese grazie ai preziosi scatti dei fotografi locali più illustri, attraversando più di un secolo di storia della fotografia e di evoluzione tecnologica.
Riteniamo importantissimo e meritevole il fatto che Giandomenico Spreafico e gli altri Autori in mostra abbiano donato alla Fototeca del Sistema Museale Urbano Lecchese i loro materiali.
Bravissimo Giandomenico, il racconto che Luigi Erba fa di lui ne mette in evidenza il percorso artistico con la montagna come amore quasi esclusivo; in quegli anni occorreva mettersi in gioco ed apprendere i fondamentali sia della ripresa che della stampa ( chi lo ha fatto ricorda le notti davanti all’ingranditore per ottenere dalla chimica e dalla esposizione gestita sapientemente quello che adesso viene ottenuto con una post-produzione sempre più sofisticata )…in altre parole i risultati te li dovevi sudare. Io a quel tempo non avevo fatto la stessa scelta e per me la montagna era una sconosciuta: il tempo galantuomo ha restituito a Giandomenico i meriti del suo impegno, della sua passione e del suo sacrificio. Giorgio Toneatto.