Val di Mello… “per tutti”
I prigionieri disabili nel lager di Buchenwald portavano un triangolo nero posto sopra a uno giallo.
Potremmo portarlo anche noi, nella bella e ridente val di Mello, visto che un fantomatico “Comitato per la tutela della Val di Mello”, ha lanciato una raccolta firme dal titolo “Fermiamo un devastante progetto nel cuore della Riserva Naturale della Val di Mello” che ha raccolto in pochi giorni ben 20 mila adesioni. Il progetto prevede l’adeguamento del percorso naturalistico anche per renderlo fruibile alle persone disabili.
Si vuole devastare la val di Mello? Amiamo la val di Mello, qualcuno di noi ci ha passato qualche estate a passeggiare e raccogliere funghi. Allora firmiamo… Poi leggiamo bene, leggiamo senza farci condizionare dagli slogan e cerchiamo di approfondire l’argomento e il progetto e scopriamo che, da parte dei promotori della raccolte firme, non abbiamo avvertito la benché minima volontà di approfondire e trovare risposte di senso a due semplici domande:
- in linea generale, le persone disabili (in particolare quante hanno difficoltà motorie e sensoriali) hanno il diritto di poter accedere ad ambienti di vita aperti alla generalità dei cittadini?
- se sì (non potrebbe essere altrimenti per ragioni umane e costituzionali), trattandosi di ambienti naturali di grande pregio, con quali attenzioni e limiti?
Ci sembra che sia mancato proprio questo: un contradditorio tra i soggetti coinvolti per esaminare il progetto esecutivo metro per metro, elemento naturalistico – o manufatto umano esistente – uno per uno, al fine di studiarne compatibilità, soluzioni, intangibilità.
Da parte di alcuni oppositori al progetto, invece, è scattato come riflesso condizionato un rifiuto ideologico, per non dire volgarmente discriminatorio nei confronti delle persone disabili.
Come definire altrimenti la dichiarazione della guida alpina Jacopo Merizzi rilasciata al quotidiano Il Giorno online del 6 marzo? Riportiamo il virgolettato: “Un percorso per disabili potrebbe essere compatibile con un parco cittadino ma non ha nulla a che vedere con una riserva naturale, nella fattispecie la più importante riserva naturale della Lombardia.”
Ma questa guida dove ha vissuto sino ad oggi? Non sa delle centinaia di percorsi ad utenza ampliata che attraversano le più belle aree naturalistiche del nostro Paese. Non ha mai consultato il sito del CAI di Bergamo dove si trovano le schede di decine e decine di sentieri di montagna senza barriere, con la descrizione dettagliata delle difficoltà rispetto alla tipologia di disabilità, i tempi di percorrenza, ecc. Probabilmente non immagina che, per fare esempi concreti, persone disabili non deambulanti arrampicano pareti in giro per il mondo, fanno immersioni in laghi di alta quota (Massimo Lui), persone non vedenti fanno speleologia (Giusy Parisi).
Se la guida Merizzi – l’invito è rivolto a tutti – vuole toccare con mano un percorso utenza ampliata di media montagna, realizzato in felice sinergia tra istituzioni pubbliche e associazioni di volontariato, lo possiamo accompagnare sul sentiero Paolo VI del Pertüs, posto sul crinale tra la Valle San Martino e la Val Imagna, sempre in Lombardia. In alternativa possiamo inviargli il film “Un sentiero per tutti”, da noi realizzato che ne illustra le caratteristiche orografiche, le esperienze sensoriali, le suggestioni emozionali. Il tutto nel massimo rispetto dell’identità naturalistica e storica del luogo.
I disabili che non camminano non chiedono di spianare le montagne per renderle accessibili, non chiedono di fare autostrade di fondovalle per passare con le carrozzine. Chiedono di poter godere degli splendidi ambienti naturali offerti dai nostri territori, senza che il patrimonio paesaggistico venga sfigurato. Si può fare, l’hanno fatto in mille esperienze e in mille circostanze diverse.
C’è anche, per fortuna, chi è favorevole al percorso, come Legambiente (qui un articolo di Barbara Gerosa sul Corriere della Sera).
Ogni intervento dell’uomo, anche il più soft, modifica sempre il profilo naturale dei luoghi con i quali si viene a contatto.
Anche in Val di Mello è andata così nel corso del tempo.
Cosa altro sono:
- le migliaia di chiodi per consentire agli alpinisti di arrampicare sulle sue belle rocce;
- il sentiero che permette ai turisti “normali” di raggiungere le loro mete preferite;
- le case, i punti di ristoro, il camping;
- la strada di accesso da San Martino.
Coerenza vorrebbe (ma non il buon senso) che il Comitato si mobilitasse per togliere di mezzo queste opere dell’uomo che, oggettivamente, hanno alterato lo stato naturale dei luoghi. Vedete dove porta avere una visione ristretta e integralista?
Quindi, riteniamo giusto tornare a considerare la fattibilità del progetto valutandolo in ogni suo aspetto, per consentire la fruizione di questa splendida valle anche alle persone disabili.
Declinando con precisione:
- quello che è possibile fare sui suoli e sui manufatti esistenti e con quale qualità progettuale farlo;
- quello che non è possibile fare senza alterare il valore ambientale del contesto naturalistico e, quindi, come attrezzare le persone disabili affinché possano percorrere i sentieri nella maggior ampiezza possibile e in sicurezza (non dimentichiamo che esistono veicoli elettrici di piccole dimensioni capaci di affrontare percorsi assai accidentati come il segway wheelchair, oppure usando le joëlette).
Quello che è inaccettabile è considerare la persona disabile un povero sfortunato che quando esce di casa, al massimo, può aspirare a frequentare i giardinetti del quartiere, soffocati dall’inquinamento cittadino, che tanto…
Caro Luca, il fatto che tu ci dia del “Voi” (con la maiuscola), quando ci conosciamo da una vita e ci siamo sempre relazionati con un amichevole “ciao”, mi fa temere che le nostre vie siano destinate a separarsi in Val di Mello.
Non sia mai! Pertanto, cerco di argomentare meglio quanto scritto dalla nostra redazione sulla questione.
Nel nostro intervento non c’è una sola riga a sostegno del progetto ERSAF, per il semplice fatto che con lo conosciamo. Così come ritengo più che probabile non abbiano potuto prenderne visione nel dettaglio (intendo il progetto esecutivo) la stragrande maggioranza delle migliaia di persone che hanno sottoscritto la petizione.
Le stesse migliaia di firmatari non hanno ritenuto di obiettare alcunché all’argomentazione della guida alpina, da te ritenuta una fedele esegeta del genius loci della Val di Mello, che al quotidiano Il Giorno online del 6 marzo ha dichiarato: “Un percorso per disabili potrebbe essere compatibile con un parco cittadino ma non ha nulla a che vedere con una riserva naturale, nella fattispecie la più importante riserva naturale della Lombardia.”
Questo assioma senza ulteriori declinazioni è per noi inaccettabile. Pertanto, considerato che riteniamo le parole più pesanti delle pietre della Val di Mello, non potevamo, noi persone disabili, finire lapidate senza difendere il diritto di vivere pienamente i nostri territori.
Non siamo voluti entrare nel merito di ponticelli, passaggi stretti, guadi, movimenti terra, esboschi e di quant’altro prevedono le opere, per il semplice fatto che non conoscendoli sarebbe stato intellettualmente poco onesto.
Siamo stati volutamente su un piano di metodo. Lo dimostra la rilettura di quanto abbiamo scritto, dove appare in tutta evidenza qual era il nostro intento; richiamare l’adozione delle buone pratiche normalmente impiegate in questo genere di interventi:
esame approfondito e congiunto del progetto preliminare, definitivo ed esecutivo tra tutti i soggetti coinvolti (istituzioni locali e territoriali, ambientalisti, guide alpine, stakeholder delle fragilità, ecc;
definizione degli interventi possibili e di quelli impossibili, dove spostare un solo sassolino significa sfregiare in modo irreparabile i giacimenti naturali del sito;
programma di come sostenere diversamente la fruibilità della valle da parte delle persone disabili, con un ragionevole impegno economico ed operativo.
Insistiamo su questi concetti confortati dai dati della realtà, dove la bontà e la lungimiranza progettuale hanno consentito a noi disabili di appagare il desiderio di godere luoghi di straordinario valore naturalistico e storico-artistico, per secoli totalmente esclusi. Ci riferiamo alle centinaia di percorsi ad utenza ampliata in aree ambientali di grande pregio presenti in tutte le regioni d’Italia (citavamo ad esempio il sito del CAI di Bergamo che ha mappato quelli della provincia), ma anche a quanto realizzato per visitare il Lago Tovel nel Parco Naturale Adamello Brenta, o i sentieri del Parco del Gran Paradiso, della Maiella, ecc., oppure l’entusiasmante esperienza di salire il Monte Bianco con la funivia.
Noi volevamo e vogliamo solo far riflettere sulle infinite possibilità disponibili per affrontare e risolvere problemi di questo genere. Detto questo, se in Val di Mello nulla è fattibile senza un costo ambientale inaccettabile, non si faccia nulla, è bene non fare nulla. Quello che a noi è sembrato poco rispettoso è stato ispirare (non da tutti), neanche tanto velatamente, come la tutela di un ambiente naturale sia in contraddizione con interventi per l’accessibilità di persone disabili, e da questo presupposto affidare la decisione al numero dei pollici verso, o a favore, espressi mediante un clic. Non fosse altro perché tra un sì e un no ci potrebbe stare un “verifichiamo”, come dimostrano le migliaia di progettualità realizzate in giro per il mondo.
Caro Luca, concordo che il riferimento al marchio nazista posto sui prigionieri disabili sia assolutamente fuori luogo rispetto alla questione che stiamo dibattendo. Tuttavia, e ovviamente al di fuori di questo contesto, viviamo in tempi difficili, dove con orribile disinvoltura si palesano razzismi e discriminazioni, violenze e indulgenze verso la Shoah, il porajmos, insomma verso i grandi stermini del ‘900, e dove i primi a lasciarci la pelle furono proprio i disabili. La stella nera quindi è stata evocata, anche se non era cosa, in funzione apotropaica generale.
Con immutato affetto, Angelo.
P.S. – Se il sig. Jacopo Merizzi non ha detto la frase che ci ha tanto rattristato, o il Giorno ha travisato il suo pensiero, la smentisca e noi saremo i primi a rallegrarcene.
Buongiorno,
avendo seguito fin dal principio l’evolversi della questione relativa all’eventuale realizzazione di un sentiero ad utenza ampliata lungo la Val di Mello – non da diretto interessato ma da spettatore, tuttavia con cognizione di causa nella forma e nella sostanza, oltre che nella conoscenza dei molti dei soggetti coinvolti – sono costretto a rimarcare il mio più totale dissenso con questo Vostro articolo dacché ricco di inesattezze e affermazioni fuorvianti, che so fatte a difesa di ben nobili fini ma che risultano distorcenti la verità della questione.
Al di là della sfortunata similitudine con i prigionieri dei lager nazisti, che appare offensiva proprio per i disabili in primis – la cui situazione di disagio provocata dal frequente disinteresse istituzionale italico è palese ma che non può nemmeno lontanamente, e nemmeno per chissà quale suggestione, essere paragonata alla suddetta, cominciamo:
1. La Val di Mello è “riserva naturale”, SIC e ZPS, riconosciuta come una delle rimanenti valli ambientalmente integre delle Alpi Centrali.
2. Il Comitato per la Tutela della Val di Mello non è affatto “fantomatico”, ma è composto praticamente da tutte le guide alpine locali – in molti casi indigene, per giunta – e valtellinesi, molte delle quali hanno esperienze di lungo corso con l’accompagnamento di disabili in montagna. Ben più fantomatico è lo schieramento politico che sostiene il progetto in questione, dacché pure assai fumoso nelle motivazioni addotte a sostegno della sua realizzazione.
3. Nessuno mai di tale Comitato ha mai detto che i disabili non possano e non debbano frequentare la Val di Mello.
4. Il contraddittorio è mancato in primis proprio da parte di chi vuole realizzare il progetto, che lo ha fatto trovare bell’e pronto, calato dall’alto dell’empireo politico locale, sulla valle e sui suoi abitanti.
5. “Empireo politico” che già in passato ha dato prove di assai scarsa attenzione verso il suo territorio e verso una sua corretta valorizzazione (conoscete la “questione Meloblocco”? Cercate sul web e constatate. Poi forse capirete già di più il perché dell’opposizione a progetti simili in valle).
6. La guida alpina Jacopo Merizzi conosce la Val di Mello meglio di chiunque altro; e se la Val di Mello è conosciuta nel mondo come luogo meraviglioso, non solo per l’arrampicata, ed è stata salvata da precedenti tentativi di minarne l’integrità naturale, lo si deve in gran parte a lui. Peraltro, si veda il punto 1 circa la sua attività con i disabili in montagna.
7. Il lato della Val di Mello nel quale si vorrebbe realizzare il sentiero ad utenza ampliata è quello ambientalmente e naturalisticamente intatto della valle.
8. L’altro lato ha già una pista carrabile ad uso dei proprietari di baite e terreni della valle che potrebbe tranquillamente essere adeguata al transito di ausili per le persone disabili, come appunto richiede il Comitato di tutela.
9. Paragonare la nuova realizzazione a quanto già esistente da decenni – senza più ulteriori edificazioni proprio per lo stato di riserva naturale della valle. Gli elementi a quali viene correlata dal Vostro elenco peraltro, rende tale osservazione del tutto pretestuosa.
10. Per quanto sopra, la nuova pista in Val di Mello non può affatto essere paragonata al sentiero del Pertüs, che non insiste in un territorio protetto e non ha nemmeno comportato violazioni di zone naturali non già precedentemente antropizzate.
11. Avete poi visionato nel concreto il progetto della Val di Mello? Quella non è una pista per disabili, è una vera e propria nuova strada – proprio a tale elemento si riferiva Jacopo Merizzi con l’affermazione da Voi citata.
12. Avete presente quante volte faccendieri sovente loschi, sostenuti da politici similari, ha tentato di mettere le mani sulla Val di Mello per costruire, cementare, rubare acqua, realizzare infrastrutture turistiche del tutto incompatibili con il luogo e il suo ambiente? Cercate pure questo sul web e vedrete.
13. Se tutto quanto non bastasse ancora a palesare il Vostro articolo come “fuori strada”, eccoVi una bella testimonianza al riguardo di Luca Verri, responsabile dei Servizi sociali del mandamento di Sondrio e persona di grande esperienza nella gestione della varie fragilità della persona, il quale rimarca quanto sbagliato sia il progetto, nella forma e nella sostanza, e quanto ci sia da fare per rendere la Val di Mello realmente accessibile a tutti, come anche Voi invocate: http://www.valdimello.it/v2/User/asp/Vdm.asp?ac=207
Posto tutto ciò, ribadisco, non posso che dissentire con il Vostro articolo il quale, anzi, giustifica ancora di più il disaccordo totale col progetto ERSAF e la necessità di nuove soluzioni al riguardo. Ma, stavolta, non calate dall’alto con la scusa che mettendo di mezzo i disabili si può ottenete tutto. Questa sì, una cosa indegna nei loro confronti.
Grazie e buona serata.
Luca Rota
(Carenno)