Il film “I tesori della DOL” suggestiona Caprino Bergamasco
Non è la prima volta che assistiamo ad una proiezione pubblica di un film all’aperto ma, ieri sera, lo stare davanti ad uno schermo seduto tra la gente è stato molto particolare. Per più di un motivo.
Intanto è stato il primo evento organizzato a Caprino Bergamasco dopo il blocco dovuto all’emergenza Covid19. L’organizzazione è stata gestita al meglio dalla Pro Loco, dai ragazzi di Prinoca, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale (dopo la visione del film è intervenuto brevemente il Sindaco Davide Poletti) e la Biblioteca.
Sedie distanziate all’interno del campo sportivo e misurazione della temperatura all’ingresso. Raccomandazione dell’uso della mascherina e del rispetto delle distanze. Schermo gigante e audio perfetto. Insomma tutto ha funzionato per il meglio a questa serata alla quale ha partecipato anche la nostra Associazione UPper di Monte Marenzo e l’Associazione Lo Specchio di Calolziocorte che ringrazia il Bacino Imbrifero Montano per avere sostenuto la programmazione di questo evento.
Il secondo motivo è anche che, proprio in questa occasione di “riapertura”, si sia scelto di proiettare il film “I tesori della DOL”, che riscopre i tesori naturalistici, ambientali, artistici e storici della Dorsale Orobica Lecchese (DOL). Qui il link al trailer del video.
Il film è diretto dall’amico Carlo Limonta, regista e videomaker che ha ottenuto numerosi riconoscimenti e che ha una particolare sensibilità per lo spirito e le esistenze dei popoli della montagna. Spirito e passione che lo ha portato a realizzare docufilm di notevole valore culturale e artistico.
Ieri sera ho ribadito agli spettatori presenti che Carlo ha una particolare sapienza: quella di saper raccontare attraverso le immagini. Nessuna immagine è superflua o fuori luogo. Ogni inquadratura, in un sapiente montaggio, è quella più appropriata a descrivere le parole che stiamo ascoltando.
Il film si avvale dei testi dell’amico Ruggero Meles scrittore e animatore de “In viaggio sulle Orobie”. Ricordo che fu proprio qui a Caprino, nel 2016, in occasione della presentazione del quaderno ecomuseale dedicato alla montagna a cura della Comunità montana Valle San Martino, che Ruggero aveva lanciato la sfida di un rilancio della Dorsale orobica lecchese dei suoi tesori e che questo cammino sia un percorso vivo e capace di dare opportunità di lavoro nell’ambito di un turismo sostenibile. Dorsale “che collega, con un tessuto di rocce e boschi, tutte le storie che abbiamo incontrato. La vogliamo presentare come un fiume che scorre alto sopra le nostre teste. I sentieri raggiungono la dorsale salendo, come fossero affluenti anomali, dai paesi che fanno parte del territorio dell’Ecomuseo della Val San Martino per permettere agli escursionisti di raggiungere decine di località ricchissime di storia e di natura e godere di un impareggiabile panorama sulla pianura e sull’arco alpino.”
Il film di Carlo Limonta racconta del viaggio di quattro giorni, dal 13 al 16 luglio 2017, organizzato dalla Rivista Orobie. I viaggiatori sono partiti dalla Val Gerola, hanno sfiorato il Pizzo dei Tre Signori, sono passati dai Piani di Bobbio e i Piani di Artavaggio, hanno raggiunto il Resegone e, dopo la Passata, hanno percorso le Camozzere, il Monte Ocone, il Pertüs, il Monte Tesoro, Valcava e la Roncola per poi concludere il viaggio alle Piane di Almenno. Il Viaggio vuole far conoscere, oltre alle bellezze naturali che questo percorso offre, anche la ricchezza di tradizioni, di saperi e sapori che si sono conservati in queste vallate. Il gruppo di viaggiatori era composto da alpinisti, giornalisti, fotografi, artisti, esperti di cibo e vino che si rapportano con escursionisti, appassionati di montagna, ma anche alpeggiatori e rifugisti.
I “tesori” della DOL sono i suoi paesaggi che variano da quelli tipicamente alpini con gli alpeggi, le cime e i laghetti, a quelli dei vigneti di Almenno (antica Lemine). Sono anche i formaggi d’alpeggio (bitto, formai de muti, formaggini di capra orobica, stracchini quadri all’antica della Valsassina e della valle Imagna e i vini, sono le testimonianze storico artistiche come la Camera Picta di Sacco in Valgerola, con l’affresco dell’Homo selvadego (il personaggio mitico che insegnò agli umani delle Alpi l’arte casearia), l’albergo Pertus, esempio di architettura alberghiera della belle epoque, le chiese medievali di Almenno San Salvatore, uniche sopravvissute alla distruzione del paese nel 1448 da parte dei veneziani. La DOL riserva ulteriori testimonianze di accadimenti storici: resti di fortificazioni medievali e ruderi (più visibili) di quelle della “Linea Cadorna del 1916” e i segni del secondo conflitto mondiale (i ruderi della colonia Pio XI alla bocchetta di Trona). Vi sono poi le antiche e grandi miniere in alcuni casi sfruttate sino al Novecento. Un percorso denso e affascinante che il film punta a valorizzare quale itinerario di valore internazionali e volano di rafforzamento dell’immagine turistica delle Orobie.
Il film è questo racconto e abbiamo visto non solo i luoghi, ma anche gli uomini e le donne che tengono vive le nostre montagne con la loro amorevole presenza. Tanti i personaggi che ne descrivono le caratteristiche storiche, ambientali e sociali: dall’alpeggiatrice al produttore di formaggi, dal rifugista agli studiosi più diversi, dal giornalista all’alpinista.
E ci sono anche tanti amici di UPper e di Monte Marenzo in questo film: Angelo Gandolfi (ex presidente della Comunità Montana valle San Martino e primo presidente de “Lo Specchio”, Associazione che si occupa da quasi trent’anni di disabilità), che parla dell’importanza del Percorso ad utenza ampliata del Pertüs. Qui il silenzio può essere apprezzato anche dai non vedenti (e proprio Carlo Limonta è stato il nostro preziosissimo montatore di “Un sentiero per tutti”, anzi, potremmo dire che è stato il terzo autore del film perché ci ha suggerito alcune scene significative – il trailer del nostro video “Un sentiero per tutti” a questo link ); Michelangelo Morganti, ornitologo dell’Università di Pavia che si sofferma al patrimonio naturalistico, in particolare la ricchezza dell’avifauna; Cristina Melazzi che ci parla del forte legame tra montagna e tradizione edilizia, testimoniato anche nel Museo Ca’ Martì di Carenno; e infine Cinzia Mauri, che ha composto un bellissimo acquerello “animato” con il profilo delle montagne della Dorsale Orobica.
Il film è stato particolarmente apprezzato e applaudito ieri sera. Chi lo volesse rivedere avrà la possibilità di farlo prossimamente visto che si stanno organizzando altre due proiezioni nel territorio. Appena avremo le nuove date ve lo faremo sapere.
Sergio annota e documenta con la sua bella scrittura il resoconto di una serata che ha avuto il tratto dell’eccezionalità a Caprino Bergamasco.
Proprio a partire dal fatto che era la prima serata di una rappresentazione pubblica dopo il lungo silenzio imposto dal Covid 19, il ritrovarsi a godere assieme di un evento culturale ha spostato la percezione di ciò che diamo per scontato e ciò che invece si veste di un aria di inconsueto, di sensazionale.
Il rendersi consapevoli che situazioni che abbiamo dato per ovvie e indiscutibili non lo sono state affatto, che una quotidianità consolidata in decenni si è infranta con l’irrompere della pandemia, ha spostato lo sguardo interiore ed esteriore
La consapevolezza quindi è stato il filo conduttore che ha animato la discussione dopo la proiezione del documentario “I tesori della DOL”.
L’attenzione e uno sguardo diverso nei confronti di ciò che ci circonda ha intriso il dibattito così bene condotto da Ruggero Meles il quale ci ha offerto molte opportunità di ragionamento attorno ai “tesori” che ci circondano.
Rendersi consapevoli che il valore della montagna, dei fiumi, degli animali, della storia, delle genti che vivono in montagna e dell’arte e della cultura che hanno profuso incessantemente non sono scontati, non sono sicuri e che da un momento all’altro potremmo perderli come è capitato alla nostra quotidianità sotto scacco del Coronavirus.
Grazie a Sergio e a tutti coloro che si sono impegnati nella realizzazione dell’evento.
Carlo