“Le Alborelle” fanno memoria
Non eravamo in duemila, come lo scorso 5 dicembre, ma anche se solo in trecento, abbiamo voluto raccogliere l’invito de “Le Alborelle di Lecco” (ovvero il gruppo lecchese delle “Sardine”), che si sono “rituffati in piazza”, a ridosso del Giorno della Memoria, una data in cui è bene fermarsi a pensare, per ‘fare memoria’.
Una lunga fila di persone ha percorso la sponda dell’Adda, da piazza XX settembre fino a piazza Era a Pescarenico. Tanti con la riproduzione di un pesce in mano, quasi a percorrere idealmente il fiume lì a fianco. C’era anche una mini rappresentanza di UPper: Cristina, Graziano e Sergio.
Muti? Non proprio. Si parla dell’oggi, del clima di odio che percorre il paese, del fascismo che torna e, ogni tanto, dal fondo della fila, si intona il canto che ormai accompagna le tante manifestazioni delle “Sardine”: “Una mattina…”
Ad attenderci in Piazza Era c’è anche un tè caldo, e i microfoni e l’impianto voci sono montati su un minuscolo furgone bianco ricoperto dai disegni di tanti pesci colorati. Uno diverso dall’altro, come noi che ascoltiamo gli interventi che si susseguono.
La prima è la testimonianza di una donna. Sua nonna era un’ebrea ungherese che non si salvò “per caso” ma perché “una persona” intervenne ed impedì che quella bambina di 5 o 6 anni fosse deportata nei campi di concentramento… La seconda è una rappresentante dell’Associazione LGBT Renzo e Lucio di Lecco, che viene lungamente applaudita per il suo intervento sull’omotransfobia. Poi è il momento dedicato alla pace e alla libertà.
Sul pavimento della piazza qualcuno inizia a porre dei lumini. Li dispone a disegnare un grande pesce. Lumini che fanno memoria…
Anche i libri sono strumento della memoria. Gli organizzatori hanno invitato i partecipanti a portare un libro da scambiare. E sulla prima pagina si poteva apporre una dedica. Io ho ricevuto “Herzog” di Saul Bellow, uno libro che parla di memoria. In cambio ho donato “Pinocchio”, “perché alla fine le bugie perdono e la verità vince…”
È andata proprio come racconta Sergio. La piazzetta dei pescatori ha accolto senza reti il bel gruppo di Alborelle che volevano far memoria. In cammino dal lungo lago, per un ritrovo (tanti, ormai ‘navigati’, si riconoscono e si sorridono) con pensieri non certo leggeri, vista la ricorrenza del 27 gennaio, ma comunque fiduciosi: è quello che trasmettono i gesti, gli occhi e le parole dei giovani che sono alla guida del percorso. Dicono cose importanti, coraggiose, senza chiasso, invitano a non perdersi di vista e di coraggio.
Mi viene in mente una frase che richiama quella del famoso libro di Carlo Rovelli (fisico quantistico): ci sono piazze dove, a volte, più che il rumore conta la gentilezza.
Cero anch’io sul tardi