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L’ultima festa a don Giuseppe e il saluto dell’Amministrazione

Questa mattina, dopo la celebrazione della Santa Messa, c’è stato il saluto dei bambini a don Giuseppe sul sagrato della chiesa parrocchiale. C’era anche suor Rosa!

E’ intervento anche il vicesindaco Franco Spreafico che ha portato il saluto “ufficiale” a nome dell’Amministrazione.

Il Sindaco Paola Colombo aveva già inviato il suo saluto  attraverso il bollettino della Parrocchia di san Paolo Apostolo Monte Marenzo.

Riportiamo qui il saluto di Franco Spreafico e alcune immagini a cura di Angelo Fontana.

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Carissimo Don Giuseppe,

Sono qui di fronte a questo foglio bianco e mi interrogo sulle parole giuste da dire, sul messaggio migliore da poterti lasciare, sul modo di far divenire un discorso sentito e riconoscente .

Il nostro saluto , “dalla cima del monte” , è quello che resta stampato nelle menti e nei cuori e per questo deve essere curato nei particolari.

Mi accorgo che quest’attenzione verso le parole , ce l’hai insegnata tu, ad ogni omelia, cena insieme o incontro per strada.

Le tue parole, hanno stimolato il nostro modo di vivere, di pensare, di scegliere e di essere cristiani . Non ti nascondo che spesso sono state fonte di ispirazione per tendere ad una amministrazione attenta al cittadino, al territorio e al governo delle risorse.

Le persone che scelgono accuratamente cosa dire e come dirlo, lasciano trapelare una sensibilità fuori dall’ordinario, un desiderio di cura e curiosità verso gli altri esseri umani.

L’arte dell’incontro , dell’educazione all’amore e al coraggio che da esso scaturisce sono le impronte profonde che, come il Vangelo ci insegna, hanno caratterizzato la tua testimonianza e questo nostro cammino insieme a te.

Penso a come sarà vuota e spoglia questa comunità senza di te.

La tua testimonianza come pastore del nostro paese continuerà a germogliare dai numerosi semi che hai coltivato.

Sono certo che sulla nuova strada che percorrerai continuerai ad illuminare altre menti e scaldare altri cuori.

Sento a nome di tutta la cittadinanza di doverti un grande grazie.

3 pensieri su “L’ultima festa a don Giuseppe e il saluto dell’Amministrazione”

  1. Mauro Tagliaferri ha fatto pervenire alla redazione di Upper il saluto che ha rivolto a Don Giuseppe a nome della Comunità Parrocchiale, che volentieri pubblichiamo.

    Caro don Giuseppe,
    la tua storia con Monte Marenzo cominciò col tuo arrivo a cavallo della bicicletta e ora ti vedremmo partire ancora in sella ad una bicicletta se ci fosse bel tempo.
    Questa è la cifra più originale del tuo modo di essere e di comportarti, che senza timore di smentite riteniamo sia stata molto apprezzata nella nostra comunità. Una cifra originale che è anche una forma di pensiero. Niente sfarzi ed esteriorità, bensì semplicità e interiorità, antidoti efficaci per non cedere ad un mondo dove conta troppo l’apparire piuttosto che l’essere.
    Vedi don Giuseppe, tu riusciresti a citare mille rimandi evangelici e religiosi per ricordarci il valore di una vita frugale e della dimensione spirituale. Noi, molto più semplicemente, vogliamo richiamare quello straordinario passo del “Piccolo principe” di Saint-Exupéry dove dice: …non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.
    Se non sappiamo cogliere questo aspetto non riusciremmo a trovare il registro giusto per salutarti, per farti dono, attraverso la parola, delle testimonianze più autentiche della tua lunga presenza tra di noi.
    Sulle pagine del notiziario parrocchiale, “In Cammino con San Paolo”, abbiamo letto con attenzione e intensa partecipazione quello che può considerarsi la sintesi della tua eredità spirituale rivolta alla comunità. Hai scritto cose importanti e sincere. Non hai taciuto difficoltà e incomprensioni, che comunque non hanno mai offuscato il tuo dichiarato amore per tutti noi, nessuno escluso.
    Viviamo tempi complicati nei quali è difficile fare i genitori, gli educatori, o semplicemente i cittadini responsabili. Perché dovrebbe essere più facile fare i preti?
    E’ impensabile condividere tutto di tutti, come non è possibile condividere tutto anche di una sola persona; ognuno ha la sua identità, le sue sensibilità, ed è giusto che sia così. Però è innegabile la coerenza, l’insistenza, con la quale cerchi di spenderti per far comprendere quanto sia decisivo che il cristiano incarni il Vangelo e il sacrificio di Cristo nei piccoli atti quotidiani, come nei percorsi e nelle testimonianze di fede.
    L’invito è a non vivere tranquilli, a non essere appagati dalle cose materiali, oppure attenti solo a quello che ci interessa, che ci conviene. Dobbiamo custodire il benessere in noi e nelle nostre famiglie, poi, avere il coraggio di alzare lo sguardo e portare i nostri cuori oltre. Nella nostra città, nel nostro Paese, oltre le montagne e i mari, ovunque ci sia qualcuno da strappare alla povertà fisica e spirituale, là dove ad intere popolazioni viene negata la dignità da garantire ad ognuno in quanto esseri umani.
    L’hai detto mille volte: Non faccio altro che pronunciare le parole del Vangelo. E’ vero, ma certamente non ti sarà sfuggito che praticare la parola di Cristo non sempre porta ad una bonaria stretta di mano.
    Certo ti vengono in soccorso delle straordinarie guide come Papa Francesco e il Cardinale Martini. Ascoltati, letti e riletti, meditati, maestri proprio per il loro saperci interrogare, fare domande, capaci di scuoterci nel momento in cui cediamo al letargo dello spirito e della ragione.
    Ricordando il senso delle tue omelie, forse il segreto per una vita migliore sta proprio nell’amare per il gusto di amare, nel ricercare sempre, senza mai sentirsi sicuri di aver raggiunto la verità ultima.
    Tu sei così ed è per questo che la tua lontananza si farà sentire. Non hai mai preteso che ti chiamassero egregio, perché come dice la radice latina saresti stato ex grege, fuori dal gregge.
    Invece, tu hai vissuto profondamente la nostra comunità, e l’affetto pastorale che dichiari per le persone che vi abitano è stato ampiamente corrisposto e dimostrato in tantissimi gesti, anche da te ricordati. Come camminare per le vie e sentirti rivolgere con un sobrio “ciao don”, come cogliere la gratitudine negli occhi delle persone visitate negli ospedali o nelle case di riposo, oppure come il parlarti senza timore, sapendo di essere ascoltati e compresi, senza per questo sottrarti alle responsabilità di dover prendere decisioni, magari problematiche, ma dovute al tuo ministero.
    Sai don quali sono stati i momenti dove più hai saputo toccare il cuore delle persone? Durante le Sante Messe esequiali, di commiato ai nostri defunti. Ogni volta ricordi con intensità la persona scomparsa e di lei parli perché la conosci, ti è stata prossimo. Le tue parole risuonano così vicine all’esperienza dolorosa della famiglia tanto da diventare conforto, unguento per la lacerazione del distacco.
    Questo ti diciamo e questo racconteremo di te, ricordi che verranno arricchiti da altre azioni di particolare significato.
    L’aiuto concreto alle famiglie in difficoltà, il sostegno ad esperienze di missione, il percorso di formazione religiosa e culturale per i ragazzi, affinché, per esempio, il sacramento della Confermazione sia il più possibile un atto volontario, libero e consapevole.
    Potremo proseguire con questo elenco, ma ci premeva concludere con una tua forte caratteristica, che non è poi così comune e scontata.
    Ci mancheranno le tue descrizioni sulla bellezza del creato e sulla ricchezza delle sue infinite espressioni. Nelle tue omelie è risuonato costante il richiamo ad amare l’ambiente naturale con il medesimo trasporto che si deve provare per l’umanità. Il tuo invito ad alzare gli occhi al cielo e contemplare gli astri e gli spazi immensi, la grandiosità dei quali rilanciano il pensiero al Dio Padre.
    Questo è il senso del dono che ti consegniamo e che pensiamo da te particolarmente apprezzato: un telescopio.
    Alcuni nostri amici, che con te in alcune serate hanno scrutato la volta celeste, ci hanno suggerito di concludere questo nostro saluto con questo notissimo pensiero di Immanuel Kant.
    “Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente…: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me.”
    In questo c’è tutta la coscienza della nostra esistenza umana.
    Ciao don Giuseppe, non ti dimenticheremo e troveremo il modo di non farci dimenticare.
    La Comunità di Monte Marenzo.
    Domenica 30 agosto 2020.

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