Solidarietà & responsabilità
Si muore tanto… si muore troppo. I contagi sono ancora molti… ancora troppi.
E’ il momento della solidarietà e della coesione, di mettere quanto ognuno ha al servizio di una catastrofe umanitaria. Poi – ma avremo bisogno di tempo perché il Covid-19 è un osso duro – ci sarà il tempo di capire le responsabilità, almeno di quella parte di responsabilità che in dieci giorni ha travolto l’eccellenza ospedaliera lombarda e fatto scoprire costernati che non esiste una rete sanitaria di comunità capace di curare a domicilio le migliaia di persone contagiate.
Il grido di dolore dei medici dell’ospedale Papa Giovanni XXIII° di Bergamo e dei medici di famiglia è stato raccolto anche da importanti giornali esteri, come il New England Journal of Medicine e il The Wall Street Journal.
Credo fermamente nel valore della politica, delle istituzioni pubbliche e sociali, così come credo con altrettanta forza che quando questi luoghi della nostra convivenza civile sono usati per puro egoismo di potere e con palese incapacità, i responsabili devono essere messi in condizione di non nuocere. Questo, mentre le nostre truppe al fronte, medici, infermieri, operatori socio/assistenziali e volontari delle emergenze, stanno pagando un contributo altissimo in vittime.
Per rispetto del periodo di lutto la faccio breve.
Dietro piani strategici più economicistici che votati al benessere delle persone; dietro la scelta di affidare la nostra salute ai maghi(?) dei bilanci piuttosto che ai sanitari; dietro la nomina dei responsabili del sistema sanitario per appartenenza partitica piuttosto che attraverso concorsi per capacità e professionalità; dietro l’abbandono della medicina preventiva e delle reti territoriali di cura; dietro tutto questo, ci sono decisioni legislative ed economiche che in calce portano nomi e cognomi, regionali e nazionali.
Quello che sta accadendo è troppo devastante senza che dopo nessuna ne risponda.
Come è tutto vero,quando sarà tutto finito dovremo urlarle queste cose.