Ieri come allora, io c’ero
Ieri mi sono emozionato per le competizioni d’oro di Tamberi e Jacobs allo stadio olimpico di Tokyo. Come ora, 61 anni fa ero davanti al televisore a seguire le Olimpiadi di Roma.
Con analoga emozione ho nitide le immagini in bianco e nero di Livio Berruti in testa alla curva prima del rettilineo d’arrivo dei 200 metri, mentre uno stormo di colombe lo sorvolano lanciato verso la vittoria.
E come dimenticare l’etiope Abebe Bikila? Come un eroe mitologico conquistò pacificamente Roma vincendo la maratona correndo a piedi nudi sui sanpietrini, passando anche sotto il balcone di Palazzo Venezia, dove il 9 maggio del ‘36 Mussolini annunciò di aver conquistato l’Etiopia con una guerra sanguinosissima.
E Wilma Rudolph? Statunitense, che come me da piccola aveva avuto la poliomielite, mise al collo le medaglie d’oro nella corsa dei 100 e 200 metri e nella staffetta 4×100.
La poliomielite con me era stata un po’ più tosta e alle olimpiadi di Roma partecipai in carrozzina davanti al video, da mattina a sera, per tutti i santi giorni dal 25 agosto all’11 settembre, non perdendo di quella mitica edizione nessuna gara, trasmesse in diretta per la prima volta
Mia madre due mesi prima aveva messo insieme tutti i risparmi della famiglia, 90 mila lire, per acquistare il televisore, per me, quando a Monte Marenzo si potevano contare sulle dita delle mani chi lo possedeva. Una follia fatta per me, costretto in casa, senza mezzi per frequentare le scuole medie di Calolzio, tantomeno capace di andare a lavorare come la maggior parte dei miei compagni. Come disse mia madre, per niente pentita, “anche se non cammina riesce a vedere le cose del mondo, e impara”.
E’ andata proprio così.
Angelo Gandolfi
era diventata la televisione di tutti i ragazzini della frazione