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La lettera smarrita

Recentemente il quotidiano locale La Provincia ha ospitato lo sfogo di un lettore che, affetto da una patologia tumorale, lamentava l’inadeguato trattamento avuto presso l’ospedale Manzoni di Lecco. Il sottoscritto è da oltre 15 anni impegnato quotidianamente ad arginare il cancro. Considerato che dal nosocomio lecchese ho sempre ricevuto prestazioni sanitarie appropriate e relazioni umane confortevoli, mi è parso utile raccontare la mia esperienza, per rafforzare la fiducia di tanti pazienti impegnati contro questo male, per gratificare il personale sanitario e non che danno tutto il sostegno possibile.
La Provincia la mia lettera non l’ha pubblicata e quindi ho chiesto ospitalità a UPer.

Gentile Direttore, ho letto il paginone dedicato dal suo giornale al reparto di oncologia dell’ospedale Manzoni di Lecco, a seguito delle rimostranze di un paziente oncologico.
Ho sentito il desiderio di dire la mia sulla questione, in quanto dal 2006 ho un cancro che richiede costantemente diagnostiche e terapie, il tutto su un corpo, il mio, già affetto da una patologia pesantemente invalidante. Conosco e capisco l’ansia, direi esistenziale, di un malato di cancro. Si avverte forte l’urgenza di non concedere un solo giorno di vantaggio nella lotta a questo sgradito ospite, perché la posta in gioco è veramente alta.
Il mio percorso è stato questo. Dopo l’intervento chirurgico radicale presso il San Raffaele (mi creda, dalla diagnosi all’intervento ho aspettato assai), sono stato costantemente seguito dal reparto di radioterapia del Manzoni per 14 anni.
A settembre dello scorso anno si è constatato che la terapia sino ad allora seguita non riusciva più a contrastare il rischio di recidiva e, pertanto, sono stato preso in carico dal reparto di oncologia. Ho avviato un nuovo percorso e ogni 28 giorni faccio esami diagnostici, visita, periodicamente TAC e quant’altro di accessorio necessario a contenere effetti collaterali particolarmente fastidiosi.
Non difettando di esperienza, quindi, rivendico qualche titolo per dichiarare che presso il Manzoni mi sono sempre sentito protetto, assistito con competenza e responsabilità. Non solo. In tutte le persone che hanno perso il benessere psicofisico, se si avverte di non essere “curate” nella loro globalità di essere umano, prende il sopravvento la percezione della propria fragilità, vulnerabilità, con poche aspettative di farcela. Ebbene, le persone sino ad ora incontrate, sanitarie e amministrative che fossero, hanno saputo relazionarsi con autentica empatia.
Non pensi sia troppo assolutorio verso le persone che mi curano e non vedo le criticità. Se permette, a parer mio, ne ricordo alcune. Continua contrazione della spesa e conseguenti organici inadeguati negli ospedali, smantellamento delle strutture territoriali di prevenzione e cura con aumento del carico nei nosocomi, per anni numero chiuso delle facoltà mediche e ora penuria di personale, dubbia efficacia dei manager non sanitari e non sempre incaricati per merito e titoli, ect.
Nonostante tutto siamo riusciti a mantenere un sistema sanitario universalistico, a tutti accessibile e di grande valore scientifico e sociale. Soprattutto grazie, insisto, alle persone che vi lavorano giorno e notte.
La ringrazio e cordialmente saluto.

Angelo Gandolfi.

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