L’Italia si cura con il lavoro
1° MAGGIO FESTA DEI LAVORATORI
Da che mondo è mondo sono i lavoratori a mandare avanti il Mondo.
Ci forniscono il cibo, fabbricano ogni cosa di cui abbiamo bisogno, ci istruiscono, ci curano, organizzano tutti i servizi per una vita sicura, ci aiutano a spostarci in ogni angolo della Terra, anche gran parte del nutrimento dello spirito ha dietro qualcuno che ci lavora.
Se leggete la storia li vedrete all’opera quando c’è stato bisogno di salvare la libertà e la giustizia.
La pandemia Covid 19 picchia duro su loro, se perdono il lavoro o ne hanno poco, tutti si impoveriscono e diventiamo una comunità triste.
E’ allora il caso di festeggiare? Sì, certamente. E’ nella festa che si rinnova lo spirito condiviso della rinascita, della voglia di resistere e guardare con fiducia i giorni a venire.
AUGURI CARI LAVORATORI
A voi dedichiamo questa bellissima poesia in dialetto di Comenduno di Albino (c’è la traduzione).
L’autore è Maurizio Noris, un caro amico e un poeta importante, che ha ricevuto molti e importanti premi per le sue poesie dialettali, che i lavori del contadino, dell’operaio e di chi usa la penna sa cosa sono.
Turno di notte alle Officine Schwartz di Bergamo
Sento le voci della notte, / voci della città / che si disperde nel buio; / schioppettate secche / a volte, / un sapore tedesco meccanico / grida, / come fosse un maglio che pesta e che frantuma, / come fosse un maglio che tutto trita.
Ci sono notti che abbaia alta e lunga, / notti che piccona sorda, la città, / notti che martella / fonda.
Sono dentro e fuori del chiarore dei forni, / operaio di poca ombra, vicino, / il nero dolce degli occhi, / il rosso del cuore che brucia, / e il giallo sapore metallo / che cola / e ingrigisce.
Tutto il resto / è fonderia e fortuna.
Tutto il resto / è un blu / più forte / che suona.