L’ idea di questa produzione teatrale è quella di mischiare nella concretezza della rappresentazione la vita e il teatro in un continuo dentro e fuori che porti lo spettatore a vivere un’esperienza emotiva teatrale piuttosto che alla visione di uno spettacolo.

Di fatto si parte dall’annuncio di una maschera (attrice) che informa il pubblico, ancora nel foyer, che il teatro sta andando a fuoco e che ci sono dei problemi tecnici seri. In quell’istante, uno spettatore (anch’egli attore) si fa prendere dal panico, e vuole uscire, ma la

maschera cerca di trattenerlo e i due partendo da questa relazione, si ritrovano a comunicare attraverso i loro corpi e non più tramite le parole e si immergono in una sorta di danza che gli permette di parlare tra di loro senza emettere un suono. I due sono entrati nell’universo a volte incomprensibile del teatro e trovano parole (quelle di Romeo e Giulietta) soltanto quando si ritrovano quasi inconsapevolmente a ballare uno accanto all’altro. Da questo momento le carte si mischiano, le realtà si fondono. Lo spettatore si ritrova collegato alla sua parte più emotiva, meno razionale ed inizia ad entrare dentro di sé lasciando uscire tutto. Questa è la vera partenza dello spettacolo. I due attori attraversano vari stati emotivi, sempre utilizzando le parole di Shakespeare, facendo un percorso introspettivo e allo stesso tempo lasciando uscire all’esterno tutti i lati che compongono l’essere umano in un continuo dentro e fuori dalla realtà. Si passerà da Romeo e Giulietta ad Amleto e Ofelia, da Puck a MacBeth senza mai salire sul palcoscenico, perché il vero spettacolo non è sul palco, ma nella vita.

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