A Olginate “Europei allo specchio per una cultura di pace”
GIUDITTA E GIUSEPPE PODESTÀ NEL PRIMO CENTENARIO DALLA NASCITA
Vogliamo ricordarli così Giuditta e Giuseppe Podestà, come “Europei allo specchio”, con le stesse parole con cui Giuditta aveva intitolato il convegno del 1988 nella sede del CE.I.S.LO (Centro Internazionale di Studi Lombardi) nell’ex convento di Santa Maria la Vite in Olginate.
E non a caso, se giovanissimi, in un’Europa ancora sotto la dittatura e nel pieno del secondo conflitto mondiale, avevano abbracciato la cultura del comparatismo, espressione di impegno, capacità di discussione, condivisione di ideali e confronto d’identità, pur nella scoperta di differenze incapaci di annullare il richiamo alla casa comune europei: Giuditta, con la sua attività di ricercatrice e docente di Letteratura comparata in varie università e centri di cultura europei e americani; Giuseppe, a partire dalla terribile esperienza nei campi di concentramento tedeschi, dove era stato internato all’indomani dell’8 settembre ’43 per essersi rifiutato di arruolarsi nella recente formazione della Repubblica Sociale di Salò, e dai quali se ne uscirà nel ‘45 con un ramoscello di olivo, come si evince già dal suo diario: Sorella prigionia, un titolo di francescana ascendenza.
Europei allo specchio è una definizione che illustra l’operato dei gemelli Podestà, meritevoli di aver presentato Il tema della pace europea nella inusuale prospettiva di obiettivo culturale, indicando alla nostra e alle future generazioni, nuove e più moderne rotte verso una convivenza di pace e di sviluppo. Un programma, che realizzeranno nella veste di volontari della cultura – (come ebbe a definirli l’amica letterata e filosofa Paola Ruminelli) – mettendo a disposizione della causa, non solo risorse intellettuali e capacità organizzative e di gestione, ma anche affrontando a spese proprie il restauro degli affreschi nel convento di Santa Maria la Vite.
Europei allo specchio, allora, per rendere un omaggio italo-tedesco a due personalità di spicco che hanno capito come nella geografia delle culture sia necessario l’approccio del confronto critico a vari livelli, dove la piena conoscenza dell’altro insegna come amare il lembo d’Europa cui s’appartiene. Una lezione che fa ancora oggi sperare, ancorché in tempi che annunciano bufera, che l’Europa unificata nel segno del comparatismo, possa anticipare l’unità del mondo.
Giuseppe Leone