“Il ponte”, un romanzo di Giovanni Torri
Ciao Sergio, tutto bene? Ho ripreso a scrivere e siccome sei il mio correttore senior, ti mando l’incipit del nuovo romanzo, che ho iniziato, ma che non so né come proseguirà né tantomeno che trama potrà avere. Se m’incarto mi fermerò.
E’ il 9 gennaio di quest’anno, Giovanni Torri è un amico di vecchia data di Calolziocorte. Assieme alla “compagnia” di altri amici abbiamo condiviso esperienze personali, culturali e politiche.
Leggo l’incipit che mi manda insieme alle prime pagine: “Sono morto…”. Incipit davvero bizzarro. Come continuerà?
Giovanni, con un passato di lavoro in fabbrica come chimico alla “Sali di bario” e con una laurea in sociologia all’Università di Trento, da quando è in pensione ha cominciato a scrivere romanzi.
Da “L’uomo a benzina”, romanzo d’esordio del 2017, Giovanni ha pubblicato altre otto opere narrative: “Le lacrime di San Lorenzo”, “Le forme elementari della bellezza”, “Legami covalenti”, “Meccaniche della solitudine”, “La parrucchiera”, “L’affilata falce della luna”, “Fino a qui tutto bene” e, proprio in questi giorni esce la sua ultima fatica “Il ponte”.
Da quel messaggio del 9 gennaio il romanzo ha preso corpo e struttura. Ho seguito passo passo Giovanni che benevolmente mi chiede di controllare le bozze del suo lavoro perché anche ai grandi autori può capitare un piccolo refuso, una svista. Ne trovo spesso nei libri che leggo, piccoli e grandi errori sfuggiti all’autore, all’editor, al correttore di bozze.
Così ho potuto seguire Giovanni nella sua ultima avventura narrativa e ora, nella sinossi in quarta di copertina, possiamo rivelare di cosa si tratta:
“Era la Morte. Camminava senza fretta, io la seguivo confuso, ma non intimorito. Tutto si mescolava ai ricordi. Il ponte, forse uno di quelli attraversati a Praga o a Budapest e la Morte, la cui immagine aveva qualcosa di conosciuto, di famigliare”.
Il ponte, la metafora di un passaggio, l’ultimo, quello da cui nessuno più ritorna. Il protagonista, in un surreale dialogo con la Morte, evoca ricordi, nostalgie della sua giovinezza. Incalzato da Lei il dialogo si trasforma subito in riflessione, domande e speculazioni sui temi etici dell’esistenza. Ma il ponte è un passaggio ineludibile per tutti e, lasciato ogni ricordo, accompagnato dall’ultimo sorriso, l’estremo saluto della Morte, il protagonista si ritrova al di là, senza più domande, senza nessuna risposta.
Nelle ultime mail delle settimane scorse uno scambio di proposte per la copertina. Un’immagine di un ponte? No, mi risponde Giovanni, nessun ponte reale potrebbe rappresentare quel ponte. Un’istantanea dal film “Il settimo sigillo” di Ingmar Bergman richiamato nel primo capitolo? Forse… ma… Ecco! Ci viene in mente il triangolo di Penrose, quella strana forma, impossibile nella realtà, e un uomo disegnato che lo attraversa. Sembra proprio il protagonista del romanzo sospeso in un punto che ripercorre la sua vita in quel dialogo con la morte.
Appena Giovanni mi manda l’ultimo capitolo, insieme alle ultime piccole correzioni, scrivo due righe di sincero apprezzamento per il suo lavoro: “BELLO! Hai evocato la morte per parlare di vita. Hai trovato una soluzione ingegnosa per fare filosofia su molte cose. … Dieci capitoli: un decalogo di storie ben congegnate.”
Ecco! Da lettore accanito mi permetto di consigliare questo breve romanzo agli amici di UPper e anche gli altri lavori di Giovanni che potete trovare a questo link: https://www.amazon.it/dp/B09TMSBKYW/ref=cm_sw_r_apan_glt_i_7F7R29PCJYM213JVJVCY
Oppure si può ordinare in libreria.
Per gli altri libri di Giovanni Torri ecco qui un elenco: https://www.amazon.it/s?k=%22giovanni+Torri%22&rh=n%3A508770031&__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=3JPJ6YH69NSEG&sprefix=giovanni+torri+%2Caps%2C128&ref=nb_sb_noss