Una brutta storia
Il nostro collaboratore di questioni economiche, oltre che amico, Remo Valsecchi, si è visto recapitare questa comunicazione: Salve Remo, abbiamo stabilito che non hai l’idoneità necessaria a usare Facebook…non possiamo fornire maggiori informazioni sul motivo per cui il tuo account è stato disabilitato. Questa decisione è definitiva e apprezziamo la sua comprensione. Grazie
Chiediamo a Remo cosa ha fatto di così tremendo da essere espulso dalla più grande community del mondo, nata proprio per dar voce dal basso a chi voce non ha. “Non ho mai fatto uso, dice Remo, di frasi ingiuriose, non ho mai offeso qualcuno, non uso parole volgari, scurrili o sessiste, non è nel mio costume, sono contrario a ogni espressione razzista, non faccio apologie di passati o attuali regimi”.
Allora? Allora ha fatto di ben peggio. Ha scritto a più riprese sul suo blog sulle enormi speculazioni a carico delle fonti energetiche che stanno provocando gli inauditi rincari delle bollette. Con dati e tabelle alla mano, non sottratte a nessuno ma di dominio pubblico per chi le sa leggere, dimostra come l’invasione dell’Ucraina centra relativamente con i giganteschi e ingiustificati extraprofitti che stanno accumulando i gestori di servizi pubblici essenziali.
Remo ha scritto, si è sempre firmato e per informare i cittadini ha pubblicato ogni cosa su Facebook. Nessuno l’ha denunciato per falso e calunnie.
Solo Facebook l’ha tolto di mezzo chiudendo il suo blog, tappando una voce scomoda, fuori dal coro. E l’ha fatto nel completo anonimato – dall’Italia, dall’Irlanda, dagli USA? – senza nome e cognome del censore, senza alcuna motivazione.
La morale.
Cari amici che usate Facebook continuate sereni a pubblicare i post dei vostri pomodori e dei vostri amati Fido e Miao, dei vostri compleanni con cappellini di carta e lingue di menelicche, delle vostre nudità esibite sulla spiaggia di Rimini: non vi capiterà nulla.
Ma non azzardatevi a chiamare in causa gli straricchi che diventano più ricchi vendendoci il gas e l’energia elettrica, perché, non verrete citati in tribunale, ma vi taglieranno sotto i piedi “il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, con lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione (Art. 21 della Costituzione)”.