Chiusura RSA Monte Marenzo: colloquio con Madre Lidia Tavola
La notizia è piombata a Ferragosto su Monte Marenzo con la rapidità di un temporale estivo. La Casa di Riposo delle suore di S. Girolamo Emiliani chiude il 31 dicembre prossimo. Gli attuali 23 ospiti dovranno trovare una nuova sistemazione, i 25 dipendenti un nuovo posto di lavoro.
Abbiamo deciso di approfondire la questione che rappresenta una seria criticità per l’intera nostra comunità.
Iniziamo con un colloquio con Madre Lidia Tavola, raggiunta al telefono presso la Casa generalizia dell’Ordine a Bogliasco.
Buongiorno Madre, come penso abbia capito la chiamo per la RSA di Monte Marenzo. Ammetta che la notizia ha colto tutti di sorpresa e a pochi mesi dalla sua chiusura.
Per voi è stata una sorpresa, per noi un anno di grande sofferenza per evitare la chiusura e trovare delle soluzioni. Abbiamo provato con una associazione che ha tra le sue finalità salvare le strutture religiose in crisi. Tenga presente che per disposizioni generali della CEI le strutture religiose che non hanno la possibilità di reggersi con le proprie risorse devono cessare ogni attività. Poi abbiamo cercato altre strade, soprattutto con una fondazione. In ambedue i casi la risposta è stata secca e negativa.
Le difficoltà devono essere ben gravi se quanti interpellati non hanno neanche avviato un confronto.
Guardi, la questione, nella sua drammaticità, è semplice da spiegare. La RSA di Monte Marenzo, accreditata per 25 ospiti non riesce a reggere i costi di gestione. Abbiamo avviato tutte le pratiche presso l’Azienda Socio Sanitaria Territoriale per incrementare la capienza ad almeno 35/40 posti. Le condizioni poste da quest’ultima prevedono investimenti dai costi incredibilmente alti. Per fare un esempio, costruire altre 10 stanze e ampliare tutti i servizi a questo incremento, adeguare tutti gli impianti alle normative per gli incendi e in generale per la sicurezza, ecc.), in sostanza mettere mano all’intero edificio. Oggettivamente non potremmo mai onorare un finanziamento per un intervento dai costi così alti.
Quindi la difficoltà sta solo nella struttura?
Oh no. L’altro punto molto critico sono i costi di gestione. Questi hanno potuto reggere sino a quando le suore erano in grado di svolgere la loro opera in favore delle ospiti. Le sorelle vivevano nella casa e accudivano amorevolmente per 24 ore al giorno le nostre anziane. Il loro numero è andato scemando e quelle rimaste hanno un’età media di 75 anni. Progressivamente abbiamo inserito operatrici dipendenti, anche per rispettare le norme di gestione delle RSA, sino ad arrivare mediamente a 25 unità. E’ stata una evoluzione indispensabile, ma i costi sono incrementati notevolmente e non più sostenibili. Pensi che da oltre un anno abbiamo venduto del patrimonio per sostenere le spese correnti.
La vostra decisione è quindi irrevocabile?
Sì, anche se la nostra fede nella volontà del Signore ci deve sempre far sperare.
Mi scusi Madre, ma la volontà del Signore ha bisogno di essere aiutata dalla volontà degli uomini.
Certo. Mi creda questa decisione ci costa molto. Pensi che negli anni ’70 questa struttura era la casa vacanza delle suore, proprio per la bellezza del luogo. Da lì si gode un panorama su tutta la Valle dell’Adda e, soprattutto per noi suore Somasche, riusciamo a contemplare la rocca di Somasca dove nasce la nostra storia. Proprio per questo la RSA di Monte Marenzo è l’ultima che chiudiamo, prima di lei siamo state costrette ad abbandonarne altre due.
Queste difficoltà hanno forse a che fare col vostro impegno in Africa?
Assolutamente no, sono due realtà completamente diverse. La nostra scuola di Mont-‘ngafula con 500 bambini, a Kinshasa, come l’ospedale e un convitto per ragazze è gestito da giovani suore locali. Inoltre, le risorse in prevalenza provengono dalla Fondazione Madre Agnese Manzoni, e questi fondi non possono essere usati per scopi diversi dalla nostra missione in Africa.
Madre Lidia, come ci salutiamo per non lasciar cadere la speranza di cui si parlava prima?
Le dico una cosa. A Casciago in provincia di Varese gestivamo una scuola dell’infanzia. Anche in quel servizio si sono presentati gli stessi problemi. Sa cosa è successo? Si è costituita una associazione di volontariato che è subentrata nella gestione e funziona benissimo.
Quindi approfitto per lanciare un appello a istituzioni, fondazioni, imprese, cooperative, associazioni, insomma a chiunque manifesti l’interesse ad avviare un confronto per continuare l’esperienza della RSA di Monte Marenzo. La nostra disponibilità è piena e totale.
Grazie Madre Lidia.
(colloquio a cura della redazione di UPper)
Letta con estremo interesse l’intervista a Madre Tavola, ci chiediamo se l’Amministrazione Comunale sia stata coinvolta preventivamente sulla decisione di chiudere la RSA.
In ogni caso è indispensabile aprire un tavolo urgente sulla questione chiusura con il coinvolgimento di tutte le risorse sociali presenti nella Comunità di Monte Marenzo per tutelare nel breve periodo le ospiti presenti nella struttura e tutti gli operatori in attività.