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“Vagabundàndan par Canz” di Carlo Limonta e Pierantonio Paredi

Ancora un regalo dell’amico di UPper Carlo Limonta e Pierantonio Paredi. Ancora atmosfere poetiche e immagini suggestive.

Come spiega Carlo sulla sua pagina youtube “Vagabundàndan par Canz” è un sogno.

Al Bagaj da Miròn ci racconta, partendo dall’alpeggio dove vivevano i sui avi al Secund’Alp, un viaggio nei luoghi a lui cari, un itinerario sognante e nostalgico. Scende dalla montagna, entra nel paese di Canzo, passa dalla sua vecchia casa e visita i posti dei suoi ricordi. Le parole, scritte dal Bagaj da Miròn, ci portano dentro un tempo ormai perduto, ma ancora vivo nei suoi occhi. La struggente melodia, basata su un canto popolare veneziano del 1600 “E mi me ne son dao”, riscoperto da Luisa Ronchini e rielaborato dal Coro Marmolada, ci accompagna in queste “Peregrinazioni canzesi”. La Corale San Pietro al Monte di Civate diretta da Cornelia Dell’Oro sostiene la voce del Bagaj.

Camera e post di Carlo Limonta, filmmaker vincitore di numerosi premi e riconoscimenti a filmfestival nazionali e internazionali. Testo di Pierantonio Paredi, poeta dialettale e grande conoscitore delle storie locali.

 

2 pensieri su ““Vagabundàndan par Canz” di Carlo Limonta e Pierantonio Paredi”

  1. Sembra che il mio secolo sia ormai superato in fretta, con l’ oblìo che ricopre tutto e tutti. Eppure colui che recupera, conserva, rivaluta, tramanda attraverso la scrittura, è testimone di una memoria che non si perderà mai nel tempo. Mi piace pensarla così, e rivalutare poeti, cantori che ci legano ancora alle tradizioni e al dialetto, come “il menestrello” Al Bagaj da Miròn che ci trasporta nei luoghi della sua vita attraverso un canto malinconico, e racconta di un mondo antico difficile, fatto di stenti e di fatica ma autentico e vero. Grazie di cuore a tutti voi.

  2. Di ritorno da qualche giorno passato a Cesenatico, in luglio regno di gesti accelerati e suoni survoltati, “Vagabundàndan par Canz” di Carlo Limonta e Pierantonio Paredi è un balsamo che lenisce le contusioni di ritmi a cui non sono più avvezzo. Il video l’ho guardato una, due, tre volte. Immagini e canto che prima di esprimere una bellezza estetica ti fa vibrare di desiderio per una grazia interiore. I gesti misurati, lenti, sono in perfetto sincrono con i miei gesti misurati e lenti per necessità. Il canto polifonico della Corale San Pietro al Monte di Civate e la voce solista del Bagaj da Miròn scivolano dolcemente a valle verso il Lago del Segrino. Tutti i confini e barriere vengono piallati e le melodie fanno da controcanto alle lodi dei monaci del Monte Athos che si adagiano nel Mar Egeo. Nulla di stupefacente, nel XXVII secolo Venezia guardava più a Oriente che in altra direzione.
    Carlo Limonta è bravo, non solo perché padroneggia con sicurezza il mezzo tecnico, ma soprattutto per la capacità di evocare, smuovere, creare ponti.

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